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Mattina del 12 aprile 1961, ore 7:05.
Adesso che è arrivato sulla cima riesce a vedere la pianura che si stende tutt’intorno. Sotto, l’enorme spiazzo di cemento sgombro e sopra il cielo terso e azzurro, reso abbagliante dal Sole del mattino.
Alza la testa, per vedere se c’è un “lassù”, un punto, un luogo di cui possa dire è proprio lì che sto andando. Ma lassù c’è solo un oceano indistinto. Una porta di luce, gli viene da pensare. Riuscirò ad attraversarla? E dopo?
C’è poco tempo, un tecnico controlla ancora il suo equipaggiamento, e decide per lui che è venuto il momento di entrare, di adagiarsi sul sedile. Altri uomini, che pure conosce e che ora gli sembrano stranamente distanti, come se appartenessero ormai ad una vita non sua, controllano cinture, strumentazione, contatti e frequenze radio, prese d’ossigeno, comandi. Infine si ritirano con un gesto di saluto, e il portellone si chiude lasciandolo solo.
Indice Articolo:
- Mattina del 12 aprile 1961, ore 7:05
- La partenza
- L’intervista
- È stato davvero il primo?
- Yuri Alekseyevich Gagarin