La partenza

Mancano ancora molti minuti alla partenza. Forse gli ultimi della sua vita, chi potrebbe dirlo? Comunque pochi per pensare a qualcosa di diverso dall’ossessiva ripetizione di quanto deve fare, e soprattutto sentire. Perchè il razzo sotto di lui è una cosa talmente viva che non c’è soffio o tremito che non possa essere interpretato come un segno “buono” o “cattivo”. Resta in ascolto, e torna ancora… quella sgradevole impressione di non essere altro, in fondo, che un sensore, un testimone; non più efficiente o consapevole di quanto furono Zhuchka o gli sfortunati Bars e Lisichka.
Tra poco, la tremenda potenza dei motori lo schiaccerà al sedile, in un modo intollerabile anche per il suo fisico allenato. Sarà scagliato a centinaia di chilometri di quota e viaggerà più veloce di qualsiasi proiettile attraverso il sottile strato di atmosfera che avvolge il pianeta, per emergere in un ambiente totalmente alieno ad ogni esperienza umana. Ma è pronto a tutto questo? Davvero i lunghi anni di preparazione si riveleranno utili? Quanto tempo, quanti sacrifici…

Zhuchka è il nome russo di Laika; Bars e Lisichka sono due cani che perirono il 28 luglio 1960 nell’esplosione di uno stadio della loro Vostok subito dopo il lift-off.

Gli torna alla mente il “barattolo di conserva”: un locale da dove l’aria veniva aspirata gradatamente per simulare l’ambiente delle grandi altezze. E il giorno in cui ad uno di loro, quando le condizioni simulate erano quelle dei 21 mila metri di quota, era stato ordinato di togliere un guanto: la mano prese a gonfiarsi per il gas che premeva sotto la pelle.
Gagarin COELUM 40_img_7E la “camera del silenzio”, una cella completamente isolata dall’esterno, costruita in modo che anche qualsiasi rumore generato al suo interno venisse “assorbito” dalle pareti; dentro era impossibile persino sentire il proprio respiro, che veniva inghiottito dal nulla. Lì era stato rinchiuso per 24 ore, senza luce, senza radio, senza conoscere il tempo trascorso da quando la porta si era chiusa e senza sapere quanto ne sarebbe mancato prima di vederla riaprire. L’oppressione di quel silenzio avrebbe spezzato i nervi a chiunque.
E poi l’esperienza opposta, la “camera dei rumori”, dove si era bombardati da ogni sorta di suono, fino a quello continuo e insopportabile prodotto da un motore a reazione, capace di portare chiunque alle soglie della follia.
Infine la centrifuga, dove in pochi secondi ti trovi a 13 g, e mentre pesi quanto un’automobile il tuo sedile viene ruotato, capovolto, fatto sussultare; e tu devi continuare a manovrare leve, premere pulsanti, leggere strumenti e a comunicare con gli assistenti…
La voce di Korolev via radio cancella i ricordi, ormai manca poco. Gli ordinano di sistemare la frequenza, di controllare la pressione all’interno della tuta e dell’abitacolo, di verificare vari parametri relativi ai motori ed ai serbatoi di propellente. Tutto è secondo la norma.
Parte il conteggio alla rovescia, e a lui non resta che fissare le poche spie luminose del pannello comando, sperando che la più grande, di un intenso colore rosso non si illumini – segno che qualcosa non sta andando come dovrebbe. Se si mettesse a brillare non gli resterebbe che tirare la “leva dei paurosi”, per essere scaraventato lontano prima di scendere appeso ad un paracadute.

La tensione di Korolev al centro di controllo durante il volo
La tensione di Korolev al centro di controllo durante il volo

La spia rossa rimane muta ed il rumore dei motori si fa sempre più forte. Stringe i denti, e nel delirio del momento “vede” distintamente la rampa di lancio invasa dal fumo, e Valya nella tribuna che stringe i pugni e non vuole guardare.

Zaria 2: accensione!
Kedr: ricevuto, accensione. Arrivederci a presto amici miei.

Zaria 2 è l’identificativo radio della base di Baikonur mentre Kedr è il nome in codice del cosmonauta.

Il rombo diviene assordante, il missile è scosso da un lungo tremito e un’accecante lingua di fuoco si accende alla base. Con una lentezza assurda, si solleva dal cemento, mentre l’incastellatura metallica che lo aveva imprigionato fino ad un istante prima si apre come un fiore. L’orologio a bordo indica le 9:07, comincia la lunga litania delle comunicazioni.

Lo spartano pannello comandi della Vostok 1.
Lo spartano pannello comandi della Vostok 1.

Zaria: Kedr, mi ricevi? 70 secondi dopo il lancio.
Kedr: Ricevuto, mi sento bene.
Zaria: la velocità va bene, come vi sentite?
Kedr: bene, le vibrazioni e il rumore sono accettabili. Proseguo il volo.
Zaria: sembra tutto in ordine.
Kedr: il primo stadio si è spento,le vibrazioni diminuiscono, il secondo è in azione. Ho avvertito bene il distacco.

09:10
Zaria: il cono di testa si è staccato, tutto bene? Kedr: il cono si è aperto, riesco a vedere la Terra, sì la distinguo bene. Il rumore è aumentato un po’. Mi sento alla perfezione, il morale è alto.

09:11
Zaria: bravo, perfetto, va tutto bene!
Kedr: vedo dei fiumi. Distinguo bene le pieghe del terreno,la visibilità è buona. Le vibrazioni aumentano, ma è sopportabile. Distinguo delle zone innevate, una foresta, vedo anche delle nuvole. Piccoli cumuli e le loro ombre sul terreno. E’ bello, è davvero bello.

09:12
Kedr: il secondo stadio si è spento.
Zaria: tutto come previsto. Ultimo stadio.
Gagarin COELUM 40_img_11Kedr: il volo prosegue senza problemi, il terzo stadio è in funzione. Riesco a vedere l’orizzonte della
Terra.

La Vostok perde come previsto il contatto radio con Baikonur e viene rilevata da una stazione della Kamtchatka, da dove parla Alexej Leonov (Zaria 2).

Ore 09:18:07, sulla verticale della città siberiana di Outchoumi la nave si separa dal terzo stadio. Gagarin si trova ora in stato d’imponderabilità: il primo volo orbitale umano della storia inizia in questo momento.

Il trionfo di Gagarin e la sfilata lungo le strade di Mosca a fianco di Nikita Kruscev.
Il trionfo di Gagarin e la sfilata lungo le strade di Mosca a fianco di Nikita Kruscev.

Zaria 2: Kedr, mi ricevi
Kedr: vi sento bene, e voi? Vedo l’orizzonte della Terra, il cielo è nero ma le stelle non sono visibili.

09:33
Kedr: entro ora nell’ombra della terra, non vedo più niente.

09:42
Kedr: mi sento bene qui nell’ombra. Sto ascoltando “Le barche del fiume Amur” (la nota canzone popolare russa viene trasmessa dalla stazione di Khabarovsk).

Le trasmissioni con Zaria 2 s’interrompono, e proseguono con Vesna, sistema di trasmissione a lunga distanza.

Gagarin COELUM 40_img_1309:53
Vesna: il volo è regolare, siete sull’orbita prevista.

09:57
Kedr: il morale è alto, adesso mi trovo sopra l’America
Vesna: ricevuto.

10:04
Kedr: mi trovo ancora nell’ombra. L’umidità nella capsula è del 65%, la temperatura di 20°C.

10:06
Kedr: l’orizzonte è magnifico. Adesso vedo anche una stella! Attraversa l’oblò da sinistra a destra, e… come corre la piccola stella… Se ne va… se ne va…

10:09
Kedr: attenzione, attenzione! Sono uscito dall’ombra! Vedo apparire il Sole e sto sorvolando l’oceano. E’ entrato di nuovo in funzione il dispositivo per l’orientamento solare della nave.

10:24
Kedr: Vesna, qui Kedr. Il volo prosegue con successo, tutti i sistemi funzionano.
Vesna: ricevuto!

Alle 10:25 si accendono i razzi di frenata, e 10 minuti più tardi la Vostok s’immerge negli strati alti dell’atmosfera.
Nel Quartiere Generale del gruppo di recupero, a Kouibychev, il generale Andrei Trofimovitch verifica un’ultima volta i dati di rientro per determinare il punto esatto del rientro a terra. La regione è stata divisa in settori, ciascuno sorvegliato da squadre di specialisti muniti di radiogoniometro. Vengono allertati reparti di elicotteri, aerei e mezzi terrestri di ogni tipo, pronti a muovere su ogni tipo di terreno.

Un gruppo, condotto dal generale Agaltsov con i cosmonauti Kamanine e Titov lascia l’aerodromo di Baikonur diretto a Kouibychev, quando viene raggiunto dalla notizia: La nave spaziale si è posata alle ore 10:55 presso il villaggio di Smelovka, a 23 km da Saratov. A bordo dell’Antonov esplode l’entusiasmo.
Gagarin ha infatti da poco preso terra davanti gli occhi spaventati di una contadina accompagnata dalla figlioletta:
– Giovanotto, non verrete mica dallo spazio?
– Certo che sì! é la risposta di Gagarin.

Ma già arrivano camion di soldati, che lo aiutano a liberarsi dalla tuta e prendono in consegna la capsula. Qualche minuto dopo atterra anche un elicottero. Ne discende il commissario sportivo Ivan Borissenko, che conformemente alle regole della Federazione Aeronautica Internazionale registra i seguenti record:

– Primo volo umano nello spazio;

– Altitudine (327 km);

– Tempo di volo orbitale (108 minuti);

– Peso della capsula spaziale (4725 kg).

Solo dopo parecchi anni l’Unione Sovietica ammetterà che una delle regole, quella che subordina l’omologazione al rientro del pilota all’interno della navicella era stata violata. Per maggior sicurezza, Gagarin aveva infatti abbandonato la capsula a un’altezza di 7000 metri, scendendo separatamente con il suo paracadute.
Verso le 16:00 un aereo con a bordo Gagarin atterra a Kouibychev, dove il primo cosmonauta rilascia la prima intervista ad un giornalista della Pravda:

– Com’era il cielo lassù?

– Nero, compagno, molto nero.

– E la Terra, come l’avete vista?

– La Terra è di colore azzurro. Quando ho sorvolato l’America del Sud e l’Africa ho visto dei grandi laghi… Un paesaggio meraviglioso…
Il giorno seguente parte per Mosca, dove da là a poco riceverà le più straordinarie accoglienze mai riservate fino ad allora ad un essere umano.