Yuri Alekseyevich Gagarin nacque il 9 marzo 1934 nei pressi di Gzhatsk, nella campagna a ovest di Mosca, e crebbe nella tenuta dove il padre lavorava come carpentiere. Yuri frequentò una scuola tecnica alla periferia di Mosca dove, nel 1951, si diplomò in metallurgia prima di iscriversi all’Università per continuare gli studi tecnici. Nel contempo iniziò ad interessarsi di aeronautica e si iscrisse alla locale scuola di volo. Molto presto fu chiaro che il giovane Yuri aveva un naturale talento per il volo e, dopo la laurea nel 1955, si unì alla Scuola di Aviazione Sovietica di Orenburg, dove si diplomò nel 1957.
L’abilità di Gagarin come pilota era di gran lunga superiore al normale, tanto che presto iniziò a lavorare come pilota collaudatore, volando su diversi nuovi aerei sperimentali. Dopo aver manifestato ai suoi superiori la volontà di diventare un cosmonauta, fu scelto per entrare nello speciale gruppo dei migliori piloti collaudatori dell’Unione Sovietica. Iniziò così un severissimo periodo di addestramento durante il quale ottenne i massimi risultati. I suoi istruttori lo descrivevano come un uomo sempre sicuro delle sue risorse, imperturbabile. Spiccava fra i suoi colleghi grazie alla sua operatività, la mente brillante e la sua prontezza. Il 12 aprile 1961, all’età di 27 anni, Gagarin lasciò la Terra partendo dal Cosmodromo di Baikonur. Erano le 9.07 ora di Mosca (le 7.07 del meridiano di Roma); dopo 108 minuti faceva ritorno sulla Terra. Il periodo orbitale del suo volo era di 89 minuti e 34 secondi, la massima altezza raggiunta 327 km e la massima velocità 28 260 chilometri orari. Il veicolo utilizzato da Yuri Gagarin era il Vostok 1, costituito da un piccolo modulo di discesa sferico avente un diametro di 2,3 metri. Il modulo era montato sulla cima di un modulo contenente il sistema propulsivo. Entrambi i moduli pesavano meno di 5 tonnellate al lancio. Il cosmonauta era assicurato ad un seggiolino eiettabile, per mezzo del quale uscì dal modulo di discesa poco dopo il rientro in atmosfera.
La Vostok 1 era montata sulla variante SL-3 del razzo SS-6 Sapwood, lungo 38,36 metri e pesante al momento del lancio 287 tonnellate. Si trattava di un veicolo a tre stadi, il primo dei quali utilizzava quattro motori RD-107 che fornivano ciascuno 102 000 kg di spinta. Durante il volo della Vostok 1, Gagarin non aveva il controllo del veicolo. Questo perché si temeva per le reazioni del fisico e della mente in condizioni di assenza di peso. I russi volevano evitare di
correre il rischio che il cosmonauta perdesse il controllo di sé mentre si trovava nello spazio, mettendo in pericolo sé stesso e la missione. Esisteva comunque una chiave che avrebbe consentito al cosmonauta di prendere il controllo del mezzo in caso di emergenza o malfunzionamenti.
La Vostok portava a bordo cibo, acqua ed ossigeno sufficienti per circa dieci giorni; nel caso il retrorazzo non avesse funzionato, in virtù dell’orbita scelta, la nave sarebbe rientrata in maniera naturale in atmosfera durante questo periodo di tempo, e il pilota avrebbe fatto comunque rientro nel suo mondo natale. Gagarin però non incontrò alcun problema. La Vostok non era in grado di posarsi dolcemente al suolo e qualsiasi essere umano che avesse protratto la sua permanenza a bordo fino al momento del touch down sarebbe perito nell’impatto. Gagarin quindi dovette eiettarsi ad un altitudine di circa 7000 metri, dove la
temperatura dell’aria è di circa –30°C. Sebbene il cosmonauta indossasse una tuta spaziale in grado di garantirgli comfort termico anche a quella temperatura, Yuri decise di godersi un po’ di caduta libera prima di aprire il suo paracadute e posarsi al suolo, sano e salvo. La notizia del volo nello spazio di Yuri Gagarin fece immediatamente il giro del mondo, e il nome di Gagarin divenne universalmente noto. Il giorno stesso della sua impresa, ricevette le congratulazione del leader sovietico Nikita Chrushev, che successivamente lo onorò del titolo ufficiale di Eroe dell’Unione Sovietica. Morì sette anni più tardi, il 7 marzo 1968, a 34 anni, in un incidente capitatogli durante un volo di routine, mentre collaudava un MIG-15.