Vi sono molte vaste costellazioni nel cielo di cui solo due lunghissime: ma mentre Eridanus appare nel cielo autunnale, ecco che la costellazione la cui testa e cuore si rendono ora evidenti è solo una.

La più grande di tutte le 88 costellazioni della volta celeste: Hydra.

Vuoi leggere la prima parte? Puoi trovare l’articolo nel
n. 255 di Coelum
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LUNGO IL COLLO DI HYDRA

Da ζ Hydrae, volgiamo l’attenzione all’area immediatamente ad oriente di questa stella, dove alcune stelle di terza e quarta grandezza qui presenti delineano il collo di Hydra. Il primo interessante oggetto che andiamo a visitare è una galassia facilmente reperibile a meno di 1° a nord-est di  ζ Hydrae: NGC2718, ottimo target per telescopi di grosso diametro. Scoperta da W.Herschel il 24 marzo 1786 con un telescopio da 48 cm di diametro, NGC2718 è una piccola ma bella spirale di dodicesima magnitudine vista esattamente di fronte, la cui caratteristica più rilevante è la pronunciata barra centrale dalla quale si staccano due braccia – ben rilevabili nelle riprese fotografiche – che conferiscono a questo universo-isola una forma molto simile a quella di una S, pur ribaltata orizzontalmente. Larga poco più di 2’, all’osservazione condotta con un telescopio da almeno 300 mm la galassia si rende rende visibile come una sorta di fuso del quale si percepiscono, prestando molta attenzione, entrambe le estremità ricurve. Il rigonfiamento centrale galattico contrasta poco sulla barra ma nelle riprese mette ben in evidenza la puntiformità del nucleo, di apparenza prettamente stellare.

Galassia a spirale barrata NGC 2718.
Credit: By Donald Pelletier – Own work, CC BY-SA 4.0

 Nello stesso campo di ripresa sarà possibile rilevare, 5’ a nord-ovest, della componente più luminosa di UGC04703, una interessante coppia di galassie tra loro interconnesse. Mentre la distanza dalla Via Lattea di NGC2718 sembra aggirarsi attorno a 190 milioni di anni-luce – valore che ne porta il reale diametro ad essere stimato in 130 mila anni-luce – la distanza di UGC04703 sembra di poco minore, valutata in circa 180 milioni di anni-luce; stando alla distanza, le due galassie sarebbero separate da circa 110 mila anni-luce. Le loro minute dimensioni rispetto alla vicina grande galassia indicano trattarsi di galassie di ben più piccole dimensioni, valutate in circa 16 mila e 11 mila anni-luce, non dissimili dalle note M31 ed M110, satelliti della “grande galassia di Andromeda”. Nelle riprese a lunga posa, il membro più a sud della coppia esibisce un debole pennacchio pronunciato verso est, lungo oltre 50 mila anni-luce. Cifre davvero da capogiro! Una curiosità: confrontando le proprietà fisiche e morfologiche di UGC04703 con quelle delle due Nubi di Magellano, si può affermare che il sistema NGC2718-UGC4703 è un analogo del nostrano sistema LMC-SMC-MW. UGC4703A sta chiaramente interagendo con la sua più piccola compagna, UGC4703B, formando così un ponte di flusso stellare che le collega. Ripresa nell’idrogeno neutro, la coppia ha rivelato prove di interazione tra la coppia di galassie nane ed NGC2781 ed la presenza di regioni di formazione stellare lungo il ponte che unisce UGC 4703A ad 4703B: ma nessuna emissione estesa alla pari del noto Magellanic Stream.

Puntando anche un semplice binocolo a sud-est di  ζ Hydrae, a metà del percorso tra questa e ω Hydrae è presente una bella e larga doppia prospettica. Le due stelle in questione, HD77250 ad occidente ed HD77293 ad oriente, splendono rispettivamente di magnitudine 6,07 e 7,18, presentando un bel contrasto di colori: arancione cupo la prima, bianca la seconda. Distano dal Sistema Solare rispettivamente 268 e 330 anni-luce.

La stella di magnitudine apparente 6,707 HD 77250. Credits: Strasbourg astronomical Data Center

Proseguendo sempre in direzione sud-est, ecco ω Hydrae, che splende esattamente di quinta grandezza. Non dobbiamo farci, però trarre in inganno: la sua debole luminosità apparente è resa tale solamente dall’enorme distanza dal Sistema Solare di tale stella, valutata in ben 900 anni-luce. Con una massa superiore a 4 volte quella del Sole, pur avendo un’età di “solo” 180 milioni di anni, ω Hydrae è già una stella evoluta di tipo K2 II-III (4.800 K), che produce energia attraverso la fusione dell’elio nel suo nucleo; il diametro di questa gigante, quasi 50 volte quello della nostra stella, porta ω Hydrae ad irradiare ben 945 volte più del Sole.

Posizione di ω Hydrae nel diagramma H-R. Credit: Richard Powell / CC BY-SA

Come sempre, uno degli scopi della presente rubrica è quello di elencare e portare alla conoscenza di coloro che sono appassionati del cielo profondo l’esistenza di oggetti poco noti o del tutto sconosciuti. E’ il caso di un ammasso stellare di cui vi è ben poco, se non quasi nulla, in letteratura. L’oggetto in questione può essere rintracciato senza alcuna difficoltà puntando il telescopio all’ipotetico vertice di un triangolo isoscele avente negli altri due la già citata  ω Hydrae e la successiva θ Hydrae. Pardanaud 1: questo il nome dell’ammasso stellare, occupa rispettivamente 2,5° ad est della prima e a nord-est della seconda di questa coppia di stelle. Il gruppo è composto da una decina di stelle in tutto, con luminosità simile e compresa tra la decima e la dodicesima grandezza. Le componenti dell’ammasso, lontano circa 1.550 anni-luce dal Sistema Solare, sono disposte in due sottogruppi, ben distinti e disposti l’uno a settentrione dell’altro (o viceversa), ognuno formato da 5-6 stelle; il secondo, in particolare, è di minor estensione. Tutto l’ammasso si estende per circa 10’ in altezza e circa la metà in larghezza. Con ogni probabilità, Pardanaud 1 è un ammasso stellare molto vecchio e, soprattutto, poco coeso, che ha perso molte delle sue originarie componenti nel tempo durante le sue orbite attorno al centro galattico a partire dalla sua nascita.

Eccoci, quindi, giungere alla bianco-azzurra θ Hydrae, stella che splende di magnitudine 3,89. Lontana quasi 130 anni-luce dal Sistema Solare, è sede di un sistema binario spettroscopico. Di tipo spettrale B9,5V (10.300 K), è una stella di sequenza principale dalla massa 2,5 volte quella del Sole e dal raggio esattamente il doppio; il potere radiante risultante è 40 volte quello della nostra stella. All’analisi spettroscopica, questo astro rivela un’abbondanza insolitamente bassa di metalli (si stima, il 38% di quella solare) nella sua atmosfera più esterna; prototipo di una classe, che raccoglie stelle solitamente comprese dagli ultimi tipi classe B ai primi di classe F, è λ Bootis che da anche il nome a tale gruppo che conta, ad oggi pochi membri noti, tanto da ritenere che in una data classe spettrale siano solo il 2% le stelle di questo tipo. Una delle possibili spiegazioni a quanto esibito è che θ Hydrae e le altre stelle di questo tipo siano nate da una nube molecolare povera in metalli. Nelle vicinanze di θ Hydrae, telescopi di modesto diametro permettono di scorgere tre compagne prospettiche, rispettivamente di 20”, 82” e 100”d’arco e con luminosità comprese la decima e la dodicesima grandezza. La vera compagna della stella è una nana bianca, avente ben l’83% della massa del Sole; un astro densissimo, dal diametro valutato in poco meno di 6.000 km: ovvero, meno della metà del diametro del nostro pianeta!

Mappa semplificata della posizione di θ Hydrae. Credit: theskylive.com

Altra bella doppia, facile da osservare con telescopi di modesta apertura, è Struve 1347, situata circa 2° a nord-est di θ Hydrae. La componente primaria, di magnitudine 7,3, appare giallognola mentre la secondaria, di una grandezza più debole, decisamente azzurrina: le due formano, così, un bel contrasto cromatico che migliora notevolmente utilizzando oculari a corte focali. La separazione tra le due stelle, 21,1” d’arco, permette di risolvere la coppia anche a bassi ingrandimenti. Restano oggi pochi dubbi sul fatto che tale coppia costituisca un vero sistema binario, dal momento in cui entrambe le stelle condividono lo stesso moto nello spazio; tenendo presente la loro (e comune) distanza dal Sistema Solare, stimata in 360 anni-luce, una reale separazione di ben 3 mesi-luce (circa ¼ di anno-luce) intercorre tra le due componenti. Circa mezzo grado a sud della coppia è presente la piccola galassia di dodicesima magnitudine NCG2858, una piccola spirale lontana 166 milioni di anni-luce dalla Via Lattea, larga 1,7’ . Nelle foto a piena risoluzione, tale galassia ricorda molto la ben più nota M109 in Ursa Major.

NGC 2858
Credit: Donald Pelletier

Esattamente 6,5° a nord-est di θ Hydrae è presente 2 Hydrae, una sub-gigante di magnitudine 5,6 lontana 173 anni-luce dal Sistema Solare. Situata nell’estremo angolo nord-orientale della parte più settentrionale di questa immensa costellazione, 2 Hydrae ci farà ora da punto di riferimento per trovare altre due interessanti galassie, la seconda delle quali riserverà una sorpresa. Circa 47’ a nord -est, in prossimità del confine con Sextans, ecco NGC2962, una galassia lenticolare di tipo SB0 di dodicesima grandezza, larga 2,6′. E’ il membro di maggior massa e luminosità del gruppo che ne porta il nome, comprendente anche le più piccole PGC27248 e NGC2966, quest’ultima entro i confini di Sextans. Lontana circa 110 milioni di anni-luce dalla Via Lattea, all’osservazione telescopica NGC2962 si presenta come un luminoso ovale lungo 1’ e con un nucleo molto luminoso. Essa però fornisce il meglio di sé nelle riprese fotografiche, dove attorno all’ovale luminoso appare la parte più esterna del disco della galassia, dalla luminosità molto minore: in realtà, questo disco appare nettamente staccata dalla parte interna e più luminosa, formando un anello. NGC2962 non è la prima galassia a presentare tale singolare struttura ma allorché l’astronomo francese Gérard de Vaucouleurs – il quale sviluppò una classificazione tridimensionale di questi oggetti ancora più precisa di quella precedentemente edita da Edwin Hubble – si imbatté in NGC2962, egli la classificò con la strana sigla (R’)SAB(rs)0/a. Cosa significa? Nella descrizione fornita da de Vaucouleurs, “la zona interna presenta aree più luminose vicino all’asse maggiore, correlate sia ad una barra che ad un anello interno. Vi sono anse relative a una barra che fa anche parte di un anello interno; poiché tali anse sono a forma di arco, tale varietà viene classificata come (rs). La classificazione SAB è basata anche su queste anse e sul fatto che l’area interna appare più allungata del disco esterno; si sospetta che tale zona sia ovale. L’anello esterno sembra essere costituito da una struttura a spirale, ma questa si rende chiara solo su un lato. Anche la struttura a spirale molto debole sembra separarsi dall’anello.” Una galassia, quindi, dalla struttura molto complessa.