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Un team del Goddard Institute for Space Studies (GISS) della NASA ha monitorato tre edifici a Chicago per verificare come (e se) i “tetti verdi” abbiano influenzato le temperature della superficie intorno a quelle strutture e per rilevare eventuali differenze con altri siti vicini sprovvisti di giardini sui tetti.
I giardini sui tetti e le aree verdi possono aiutare ad alleviare (in parte) il forte calore che si propaga nelle città.
Per diversi decenni, i ricercatori del Goddard Institute for Space Studies (Giss) della NASA hanno promosso la sostituzione del catrame nero, così come altri materiali di copertura di colore scuro tipicamente utilizzati per i tetti degli edifici, con superfici luminose che riflettano il Sole o, meglio ancora, “tetti verdi” ricoperti di vegetazione.
Oggi, grazie ai dati satellitari, si può effettivamente misurare l’efficacia di questi cambiamenti. I risultati sono pubblicati sulla rivista SustainableCities and Society.
Quanto è importante la vegetazione
Nelle città, impossibile non notarlo in estate, si instaura un microclima più caldo noto come “isola di calore”.
L’asfalto, il cemento e materiali simili che costituiscono strade ed edifici urbani assorbono e trattengono molto più calore rispetto la vegetazione, con il risultato che le temperature nelle aree urbane possono aumentare, rispetto alle regioni rurali, anche di 10 gradi.
Nei quartieri con meno alberi e spazi verdi, quelli più poveri per intenderci, questo calore spesso va a discapito di anziani, comunità a basso reddito o minoranze etniche. Nel caso dei tetti verdi, invece, il potere di raffreddamento delle piante può essere sfruttato per abbassare la temperatura, anche nel caso di terreni poco profondi, con l’utilizzo di colture anche poco differenziate e a bassa manutenzione.
Gli scienziati del GISS hanno collaborato con i Dipartimenti di Salute pubblica e Pianificazione e Sviluppo di Chicago per studiare tre edifici che avevano installato tetti verdi nei primi anni 2000: Millennium Park, il Municipio City Hall e un centro commerciale Walmart.
Utilizzando le immagini catturate dal satellite Landsat 5 tra il 1990 e il 2011, i ricercatori hanno confrontato i cambiamenti nelle temperature della superficie terrestre in relazione all’abbondanza della vegetazione presente nei siti di studio, rispetto vicine zone di controllo sprovviste di tetti verdi.
«Mentre le città crescono e si sviluppano, bisogna fare attenzione a prendere buone decisioni sulle loro infrastrutture, perché queste spesso riguardano un periodo di tempo di 30 o 50 anni o più» dice Christian Braneon, scienziato del clima e ingegnere civile della Columbia University e del GISS, coautore dello studio. «Nel contesto di ondate di calore più frequenti e temperature estreme, è importante capire come questi interventi di progettazione urbana possono essere efficaci».
I risultati dei tre siti sono stati contrastanti.
Millennium Park, che ha colture di tipo intensivo (ospita cioè un terreno più profondo, piante e alberi diversi), e si colloca vicino al lago Michigan, ha mostrato temperature medie significativamente più basse dopo l’installazione del tetto verde nel 2004. È stato l’unico sito in cui il tetto ha completamente mitigato il riscaldamento del clima durante il periodo di studio.
Il Municipio, che ospita dal 2002 anch’esso un sito intensivo, ha mostrato temperature inferiori rispetto al sito di controllo, ma in aumento verso la fine del periodo di studio.
Il Walmart, infine, mostra uno scenario diverso. Mentre i tetti verdi di Millennium Park e City Hall sono stati aggiunti a edifici esistenti, il supermercato è stato costruito durante il periodo di studio e ha ospitato, da subito, un ampio tetto verde. Tuttavia, la conversione del terreno da lotto libero ed erboso a negozio (seppur con tetto verde) ha comportato la diminuzione dell’indice di vegetazione della zona.
«Si potrebbe pensare che mettere un tetto verde su un nuovo edificio abbia un impatto significativo» commenta Braneon. «Ma quello che vediamo è che c’è un sacco di materiale impermeabile che può anche essere aggiunto nello stesso luogo – come un parcheggio intorno all’edificio ad esempio. Si potrebbe anche pensare come ridurre l’impatto del parcheggio, ma certamente non può riprodurre l’effetto di raffreddamento che aveva la vegetazione naturale precedentemente».
Secondo gli autori, inoltre, i benefici dei tetti verdi dipendono da diversi fattori – dalla regione geografica, dalla diversità delle piante installate, dalla struttura del tetto e dall’efficienza di raffreddamento dell’edificio stesso.
Per comprendere a fondo il ruolo di ciascuno di questi occorre procedere con studi mirati e campioni più grandi, ma il metodo impiegato in questo studio – rassicurano i ricercatori – è facilmente replicabile in altre città e regioni. I dati sono infatti liberamente accessibili alla comunità scientifica e l’analisi dei dati non richiede particolari risorse informatiche o economiche.
«Tradizionalmente, ingegneri civili e urbanisti progettano costruzioni assumendo che il clima sia stazionario», conclude il ricercatore. «Tutto viene costruito sulla premessa che possiamo guardare al passato per valutare il rischio nel futuro. La verità, però, è che tutto questo si sta capovolgendo a causa del cambiamento climatico e occorre cambiare di conseguenza. Spero di poter continuare a fare un lavoro che sia di aiuto a ingegneri civili e urbanisti a cambiare approccio alla loro pratica».