Naturalmente, altri sono gli aspetti delle attività di Leonardo che ci interessano.
In particolare, quali sono stati, all’interno dei suoi, spesso frammentari, studi “filosofici”, come li chiamava Baldassarre Castiglione, i contributi più significativi nei campi dell’astronomia e dell’ottica?
Ciò che ci è pervenuto del suo immenso patrimonio di conoscenze tecniche e scientifiche, sopravvissuto miracolosamente ad una quasi fatale dispersione, si trova racchiuso nelle cinquemila pagine dei codici e dei manoscritti che testimoniano la vastità dei suoi interessi e la sua sbalorditiva capacità di interpretare la natura.
In mezzo a tanto materiale non c’è però alcun lavoro compiuto. Leonardo ha progettato trattati di ogni genere, pittura, meccanica, anatomia e di una quantità sbalorditiva di altre discipline, e tuttavia non ha mai scritto un’opera completa. Addirittura non abbiamo neppure un abbozzo d’opera che ci potrebbe far pensare ad un lavoro accantonato per una futura pubblicazione. Con felice intuizione V.P. Zubov scrive che “l’incompiutezza, la frammentarietà degli appunti [di Leonardo] è il loro tratto imprescindibile […] l’eredità di Leonardo è per sua stessa natura manoscritta”.
Nei codici, la parte astronomica delle sue ricerche è spesso frammentaria e incidentale, ma certamente non priva di spunti geniali, anche se in questi campi della conoscenza non ci si deve aspettare di poter assegnare a Leonardo delle priorità particolari in invenzioni o scoperte. Sarebbe infatti un errore pensare che l’artista sia stato anche un ottico o un astronomo “professionista”.
Quando si occupò di queste scienze, i suoi fini erano subordinati all’applicazione di idee ed esperimenti che gli servivano per lo scopo principale dei suoi lavori che, non dimentichiamolo, erano principalmente in ambito artistico e tecnologico.
Come al solito i contemporanei attribuirono al “capriccio” del genio queste sue riprovevoli divagazioni apparentemente così lontane dall’arte.
Non le apprezzava neppure Giorgio Vasari (1511-1574), pittore e biografo, famoso per le sue Vite dei più eccellenti architetti, pittori e scultori italiani (1550): “tanti furono i capricci [di Leonardo] che filosofando delle cose naturali attese a intendere le proprietà delle erbe, continuando et osservando il moto del cielo, il corso della Luna, et gli andamenti del Sole”.

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