In attesa della notte...

Sabato 2 aprile 2011, ore 17.00.

Mi trovo sul Nuvolau nelle Dolomiti bellunesi, poco meno di 2600 metri di quota, luogo scelto lo scorso anno e riscelto in questo 2011 per “correre” la Maratona Messier. Sono pronto per un altro viaggio dentro il cielo, per vivere un anno di stelle in una sola notte, per un’altra fantastica galoppata osservativa dal tramonto all’alba, sospeso quassù, tra terra e cielo, in un luogo scomodo da raggiungere, dove l’inverno è ben lontano dal lasciare il posto alla primavera ma da dove il contatto con le stelle è qualcosa di incredibile, che fa dimenticare freddo, fatica e i turbamenti della solitudine.

Nel 2010 la Maratona l’ho affrontata venti giorni prima. Quest’anno le possibilità, dettate dalla Luna nuova, erano due: primi di marzo o primi di aprile. Ho optato convinto per la seconda ipotesi, nella speranza, suffragata dai calcoli, di poter migliorare i 105 oggetti portati a casa la volta scorsa. Infatti, se è vero che ai primi di aprile al 99% le galassie M 74 E M 77, l’anno scorso avvistate ancora piuttosto alte in cielo, sono stavolta praticamente irraggiungibili causa il loro precoce tramonto tra la luce ancora intensa del crepuscolo astronomico, di contro sarò però favorito con gli ultimi oggetti, quelli a ridosso dell’alba, che troverò un po’ più alti in cielo. Il cambio dovrebbe permettermi quindi di recuperare lo svantaggio iniziale o almeno questa è la speranza, tenendo presente che sicuramente anche il globulare del Capricorno M 30 è perso, visto che sorge troppo tardi. Sulla carta restano quindi da inseguire 107 oggetti, alcuni dei quali, soprattutto il globulare M 55, non saranno comunque semplici.

Niente rimpianti. 107 oggetti è proprio il massimo a cui si può ambire, il sogno da raggiungere con fatica e sudore, confidando nella propria abilità, nella fortuna e in un cielo immacolato. La latitudine del nord Italia non credo permetta di più. Qualsiasi data si scelga crea difficoltà per qualche oggetto iniziale o finale.

Il Rifugio Nuvolau, il "nido dell'aquila".

La salita al Nuvolau con le racchette da neve, resa durissima dal peso dello zaino stracolmo, è cominciata stavolta dal Rifugio Scoiattoli, all’arrivo della seggiovia delle Cinque Torri. L’altro accesso più comodo infatti, con l’arrivo direttamente a Forcella Nuvolau da Passo Giau, non era proponibile causa la chiusura della seggiovia. Ma un po’ più di fatica da fare non può certo spaventare un “maratoneta” motivato.

Arrivato in vetta verso le 17.00 non ho trovato nessuno ad attendermi. Nemmeno uno sci alpinista desideroso di godersi l’ultimo Sole prima di buttarsi a capofitto verso valle disegnando curve tra l’abbondante coltre bianca ma un’altra differenza sostanziale rispetto dodici mesi fa è che stavolta potrò trovare, di tanto in tanto,  riparo nel rifugio. La porta d’entrata infatti, non ha giocato brutti tiri come lo scorso anno quando, rimanendo sbarrata, costrinse me e Vittorio, compagno di avventura in quell’occasione, a passare quattordici ore all’addiaccio. Qualcosa di pazzesco ripensando al freddo patito. Stavolta fa molto meno freddo ma comunque un riparo, vista la quota, fa sempre comodo.

Tramonto sul Piz Boè

Le ore che mi dividono dalla notte passano lentamente, tra panorami mozzafiato visti e rivisti, ma sempre d’effetto, e preparativi.

Qualche isolata nube e qualche cumulo svaniscono man mano, lasciando il cielo completamente pulito.  La cena che mi concedo prevede un panino con la mortadella annaffiato con un ottimo tè caldo. Roba da albergo a cinque stelle! Poi lo spettacolare tramonto e le prime tenebre.

Alle 20.30 si parte! Anche in questa occasione mi avvarrò del fido binocolone 20×90, comodo da trasportare e fenomenale nelle prestazioni. Inginocchiato sulla neve provo un disperato tentativo su M 77 solo per dire che ci ho provato. Come previsto niente da fare. Troppo bassa sull’orizzonte ma soprattutto troppa luce. M 74 è praticamente nelle stesse condizioni di altezza ed è ancora più debole. Inutile cercarla. Zero su due come previsto, ma ero preparato. Il morale non deve risentirne.

Una fase della Maratona

Alle 20.58, con il cielo ancora piuttosto chiaro, ecco invece il primo oggetto, il compatto globulare della Lepre M 79.  Poi, dopo qualche imprevista incertezza nel localizzarla, tocca alla Grande Galassia del Triangolo, non banale vista la sua scarsa altezza.  Di seguito sua maestà la Grande Galassia di Andromeda, circondata dalle sorelle minori M 32 e M 110. La corsa procede tra un percorso disseminato di  ammassi aperti, interrotti di tanto in tanto da qualche altra sporadica tipologia di oggetto come la Grande Nebulosa di Orione o la Nebulosa del Granchio.

Ho però la sensazione di  non essere in formissima. Infatti qualche puntamento richiede più tempo del solito. Sono forse un po’ arrugginito. Ultimamente ho dedicato poco tempo al profondo cielo. Inoltre la convinzione, non so perché, non è al massimo. La notevole Maratona dello scorso anno, la prima, mi ha forse un po’ “svuotato mentalmente”. Man mano che la corsa procede le cose però migliorano. Bisognava probabilmente “rompere il fiato” e ritrovare la giusta motivazione.

Alle 22.16 faccio irruzione nel Leone passando veloce tra le sue cinque galassie marchiate Messier. Poi mi dirigo verso l’Orsa Maggiore e dintorni. Alcuni oggetti altissimi mi costringono a smontare il binocolone dal treppiede e a sdraiarmi sulla neve per poterli osservare, tenendo lo strumento in mano. Alle 23.30 mi tuffo nell’ammasso Coma-Virgo, sedici galassie che “percorro” in 27 minuti. Dopo essere transitato per i Messier della Lira, ovvero la Nebulosa anello e il globulare M 56, finalmente posso rifiatare. Questa prima parte l’ho tirata proprio tutta d’un fiato.

Lo Scorpione quasi intero

E’ mezzanotte e mezza. Non fa molto freddo ma un bicchiere di tè caldo ogni tanto ci vuole proprio, così come qualcosa di solido. Ora gli oggetti si fanno attendere. Ne osservo ogni tanto uno e poi bisogna aspettare che ne sorga un altro. C’è un po’ di foschia all’orizzonte e ciò mi preoccupa in prospettiva. Fra qualche ora dovrò cercare proprio da quelle parti gli ultimi obiettivi.

La Maratona continua tra ammassi globulari, ammassi aperti e nebulose planetarie, finché compaiono le “nubi” della Via Lattea, che disegnano la sua parte più vistosa. Lì dentro si nascondono magnifici gioielli celesti, a cominciare da alcune notevoli nebulose. La caccia è frenetica, seppur lucida. Con l’abituale paragone sportivo è come se il ritmo gara aumentasse ma fossi in grado di tenere il passo senza grande fatica. Non vorrei arrivare con troppi oggetti da cercare a ridosso dell’alba.

Con l’approssimarsi del traguardo sono, come al solito, gli ammassi globulari a scandire il ritmo. Unico intruso M 73, anonimo raggruppamento formato da un pugno di serrate stelle scambiate per oggetto nebulare. Alle 4.57 scorgo M 2 nell’Acquario. il bottino sale a 106 oggetti, uno in più dello scorso anno. La soddisfazione è grande ma naturalmente non bisogna mollare prima che sia finita. Infatti, con molta pazienza, vado alla ricerca di M 55, bassissimo e pure nascosto dalla mole del Pelmetto, notevole cima che sfiora i tremila metri di quota, sovrastata però dall’attiguo re Pelmo.

Alle 5.07, strappandolo all’alba, ecco materializzarsi  il grande globulare del Sagittario. Fanno 107!

Sorge il Sole dal Sorapis

Non so trattenere un grido di gioia e liberazione che probabilmente spaventa qualche gracchio appisolato. E’ finita!

Però ci sarebbe ancora M 30, globulare del Capricorno. La missione, lo so, è impossibile. Il cielo infatti schiarisce rapidamente e la notte se ne va portando con se l’ultima preda.

Lascio il Nuvolau alle 8.40 dopo quasi sedici ore di permanenza. Anzi no, saranno la metà perché l’altra metà l’ho trascorsa in cielo correndo tra le stelle, su un percorso tracciato tanti anni fa da un astronomo francese a cui è stata intitolata la Maratona.

Arrivederci Nuvolau!

Leggi su Coelum 138 il resconto della Maratona Messier del 2010.

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