LA MENTE CHE SCODINZOLA

Giorgio Vallortigara
Mondadori 2012; pp 214
Prezzo 18,00 €

Nel suo ultimo libro, La mente che scodinzola, il neuroscienziato Giorgio Vallortigara ci accompagna in un appassionante viaggio
alla scoperta dei meccanismi attraverso i quali il cervello dell’uomo e degli animali raccoglie ed elabora le informazioni sul mondo circostante fornite dai sensi. Queste informazioni vengono poi elaborate per produrre comportamenti consequenti.
Potrebbe sembrare un processo semplice e lineare, ma leggendo i primi capitoli del libro scopriamo che non è affatto così. Per esempio veniamo a sapere che lo stesso volto ci appare più triste o più allegro a seconda del lato del volto che sorride o piange. Anche la tendenza ad ordinare i numeri crescenti da sinistra verso destra che si osserva nei neonati ben prima che possano averlo appreso dagli adulti o a scuola, si ritrova anche nei pulcini, suggerendo che destra e sinistra non sono mai equivalenti
quando parliamo di cervelli.

Ma la sorpresa è che gli stessi fenomeni – o fenomeni analoghi di specializzazione di uno o l’altro emisfero  del cervello a svolgere certe funzioni cognitive – non sono una prerogativa umana, ma si osservano anche negli animali, dai pesci alle scimmie antropomorfe a noi più vicine. Illustrando con grande chiarezza una serie di sorprendenti studi condotti su uomini e animali, Vallortigara ci spiega come sono (probabilmente) evolute le capacità di apprendimento in animali solitari e sociali; oppure di come possediamo – sia noi uomini che animali con cervelli apparentemente più semplici – la capacità innata di  discriminare tra oggetti realistici (fisicamente plausibili) da oggetti implausibili come quelli ideati dal matematico inglese Roger Penrose. In alcuni casi noi uomini ce la caviamo meglio di altri animali; altre volte invece non facciamo, nel confronto, una bella figura, come nel caso degli esperimenti di Horner e Whiten, che hanno dimostrato come i giovani scimpanzé imparino altrettanto velocemente dei neonati umani a risolvere un problema per imitazione. Se
lasciati a ragionare “con la loro testa” invece, risolvono un nuovo problema più velocemente dei cuccioli della nostra specie.

Ma questa non è una olimpiade dell’intelligenza. Al contrario, gli esempi che vengono illustrati nel libro ci dimostrano in modo sempre più chiaro che le capacità cognitive, le specializzazioni del cervello,ma anche distorsioni ed errori di percezione, oppure limitazioni nella capacità di interpretare gli stimoli che provengono dal mondo esterno non sono casuali, ma al contrario sono molto probabilmente il risultato del processo di selezione naturale che ha plasmato il modo in cui percepiamo e interpretiamo il mondo naturale.

Il piacere intellettuale che si prova leggendo il libro di Vallortigara non deriva solo dalla scoperta di tanti fatti sorprendenti relativi al funzionamento delle menti degli animali e dell’uomo, ma dal fatto che esso ci guida a capire perché le menti funzionano in un modo e non in altro modo. Lo sviluppo delle diverse capacità cognitive è associato a diversi costi e benefici e sarà quindi la selezione naturale, come aveva già intuito Darwin, a plasmare il modo in cui la mente percepisce ed elabora la  realtà. Essa ci dà una ragione delle straordinarie capacità che si sono evolute nel corso della storia della nostra specie, ma anche dei vincoli e dei limiti entro i quali questa evoluzione è avvenuta.

Andrea Pilastro
Università di Padova