Terra
“Siamo andati a esplorare la Luna ma, in realtà, abbiamo scoperto la Terra”
(l’astronauta Eugene Cernan, in riferimento all’impatto culturale delle missioni spaziali Apollo).
Marco Ciardi racconta, a partire dalla nascita della scienza moderna nel 1600, il modo in cui è cambiata l’idea della Terra nel mondo occidentale, quali riflessioni sono scaturite nella scienza, nella filosofia, nella religione, nella letteratura e nell’arte, mutando il ruolo dell’umanità sul pianeta e il suo rapporto con l’ambiente e le risorse naturali. Nessun paradosso ma l’idea di guardare la Terra da un altro punto di vista per comprendere meglio il nostro pianeta in relazione al resto dell’universo.
Recensione
“Isolata un’idea-unità, lo storico cercherà di seguirla attraverso più d’una, anzi, in ultima analisi, attraverso tutte le sfere della storia in cui essa figura in misura notevole, sia quella della filosofia, oppure della scienza, della letteratura, dell’arte, della religione o della politica.” Così scriveva Arthur Lovejoy nel suo libro La Grande Catena dell’Essere, che nel 1936 inaugurava quel filone di indagine che, con il nome di “storia delle idee”, ha influenzato profondamente anche storici del pensiero scientifico italiani come Paolo Rossi. E alla scuola di Paolo Rossi appartiene anche Marco Ciardi, storico della scienza dell’Università di Bologna, che in questo agile ma ricco saggio ci propone proprio una storia dell’idea di Terra dal Seicento ai giorni nostri, nella quale convergono le molte sfere della storia elencate da Lovejoy.
Come si legge nell’Introduzione del libro, l’obiettivo è quello di mostrare come l’idea di Terra sia progressivamente cambiata negli ultimi quattro secoli, sulla base del migliore strumento che la specie umana ha fino a oggi prodotto per conoscere la realtà che ci circonda, cioè la scienza. Ecco quindi la ragione della periodizzazione: la scienza moderna nasce proprio nel Seicento, grazie prima di tutto all’opera di Galileo.
Il libro si articola in otto capitoli, che illustrano altrettante “mappe” del cambiamento alle quali concorrono settori diversi della scienza della natura, e nelle quali si ritrovano continue tracce degli altri ambiti del sapere, dalla filosofia alla politica e alla religione, dall’arte alla letteratura. Il primo capitolo traccia la mappa del mutamento delle concezioni del cosmo (e del progressivo ampliarsi delle sue dimensioni), cioè una mappa dell’ultragrande. Il secondo capitolo tratta degli sviluppi della comprensione degli elementi di cui è costituita la materia, una mappa della storia delle conoscenze dell’ultrapiccolo che fornisce via via strumenti teorici e sperimentali per capire anche di cosa sono fatti i corpi celesti e i loro ammassi. Il terzo capitolo riguarda i mutamenti avvenuti nella comprensione della geografia del pianeta, e il quarto passa dalla mappatura (spaziale) della superficie del pianeta al cambiamento avvenuto nella dimensione temporale, che porta la scala dei tempi geologici dai 6000 anni della tradizione medioevale ai miliardi di anni delle più recenti datazioni. Il quinto capitolo, come recita il titolo “la natura è mobile”, affronta il tema del passaggio da una concezione che vedeva la Terra e gli esseri viventi creati originariamente una volta per tutte, alla concezione che la Terra e le specie viventi sono soggette a continui mutamenti, una mappa che illustra il passaggio dall’idea della “grande catena dell’essere” a quella di evoluzione. Il sesto capitolo riguarda il posto dell’uomo nella natura, con la progressiva acquisizione del suo essere specie animale, giovane, tra le specie animali, e lo sviluppo sempre più dettagliato della mappa delle migrazioni della nostra specie nelle varie aree del pianeta. Il settimo capitolo prende in considerazione i cambiamenti avvenuti nella comprensione dei movimenti della superficie terrestre, legati anche ai mutamenti delle concezioni sulla struttura superficiale e profonda del nostro pianeta. L’ultimo capitolo, dal titolo “Quante risorse abbiamo?”, in qualche modo inverte la struttura dei capitoli precedenti: se nei primi sette capitoli si è tracciato il cambiamento dell’idea di Terra dovuta prima di tutto agli sviluppi della scienza, nell’ultimo ci si interroga su quanto sia oggi diffusa la consapevolezza dei cambiamenti ai quali l’idea di Terra è stata soggetta negli ultimi quattro secoli. La domanda è retorica, di fatto ancora oggi questa consapevolezza è poco diffusa, come dimostrano per esempio le scelte ancora dominanti sull’uso delle fonti energetiche. Ma, come osserva l’autore in chiusura, una diffusa consapevolezza di quello che noi oggi sappiamo della Terra è prerequisito per affrontare i problemi che oggi abbiamo di fronte. Non solo per noi ma per le generazioni che verranno.
Il libro di Ciardi non è solo un buon esempio di storia della scienza (e storia delle idee) che si sposa con la divulgazione scientifica, ma è anche un utile strumento per tutti, ma in particolare per docenti e studenti delle scuole, per sperimentare forme nuove di approccio alla storia della scienza, sicuramente più efficaci e accattivanti rispetto alle tradizionali ricostruzioni cronologiche, che trattano in modo artificiosamente separato i singoli settori del sapere.
Giulio Peruzzi
Università di Padova