Mentre tutti puntavamo gli occhi verso Giove, in congiunzione con Venere, proprio laggiù la sonda Juno sorvolava una delle sue lune principali, Io.
Il 1 marzo la sonda gioviana della Nasa si è infatti avvicinata ad appena 50mila chilometri di distanza da Io, la distanza minima raggiunta fin da quando, nel 2006, la sonda New Horizons passò nei pressi del gigante gassoso prima di proseguire verso Plutone. Proprio in quest’occasione, Juno ha raccolto dati e immagini di Io (come questa qui sotto).
Io è il satellite con maggiore attività vulcanica in tutto il sistema planetario. È la più interna delle quattro lune galileiane, e proprio per questo interagisce con così tanta veemenza gravitazionale con Giove, che le sue enormi forze mareali innescano la fusione della roccia. Le varie osservazioni da Terra e dallo spazio hanno mostrato che la sua superficie è costellata da almeno 400 vulcani attivi.

Nelle immagini di questo flyby di Juno, si notano alcune piccole ma chiare variazioni sulla superficie di Io rispetto a quanto osservato dalla New Horizons. A riportarlo è Jason Perry, fotografo che lavora su varie missioni Nasa. Per esempio un cratere, Chors Patera, risulta arrossato a causa della deposizione di un composto vulcanico a base di zolfo durante le eruzioni avvenute in questi 17 anni. Oppure nei pressi di East Girru si nota un piccolo flusso di materiale che appariva diverso nelle immagini della New Horizons.

Ma la storia non finisce qui. Nel pieno della fase estesa della sua missione, Juno ha ormai orbitato 49 volte attorno a Giove, e ha approfittato numerose volte di orbite adatte per dare un’occhiata alle lune di Giove. E con Io non ha di certo terminato il lavoro: quello del 1 marzo era solo il terzo di nove flyby della luna. Il 3 febbraio 2024 si avvicinerà a 1500 chilometri e potremo vedere Io e i suoi vulcani con un dettaglio veramente da record.

Scatto del 05 marzo NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS/Kevin M. Gill

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