Il 17 dicembre 2006 la nostra redazione ha perso uno dei suoi collaboratori più preziosi e stimati, ben noto ai lettori per i suoi scritti letterari in cui la pratica dell’astronomia appariva come una traccia tesa a sottolineare i più importanti aspetti della nostra vita. Lo ricorda di seguito Pietro Planezio, divulgatore scientifico e suo amico carissimo.
Ugo se n’è andato. In punta di piedi, come ha sempre vissuto. Scriveva cose belle. Racconti di una poesia sobria e non sdolcinata, spesso ironica. Della realtà coglieva gli aspetti insoliti, cose che facevano pensare e suscitavano sensazioni.
Scriveva anche di meccanica, ed era un punto di riferimento per quegli appassionati di astronomia che si dilettano nell’autocostruzione. In questo aveva una grande esperienza, da ex meccanico specializzato, innamorato delle cose fatte bene. E metteva tutto questo suo bagaglio di esperienza a disposizione di chiunque glielo chiedesse, con modestia ed affabilità, senza mai far sentire sciocco il suo interlocutore.
Senza un bagaglio di istruzione formale, né classico né tanto meno matematico – e questo va detto a suo merito – scriveva come un consumato novelliere, senza però mai perdere la sua caratteristica freschezza, ed affrontava con leggerezza le problematiche più complesse. Era quasi più utile a chi gli insegnava che a se stesso, perché quando chiedeva spiegazioni non si accontentava di scenari suggestivi o di concetti nebulosi; voleva capire veramente come stessero le cose, e tutto doveva essergli spiegato chiaramente, tanto che posso dire in tutta tranquillità di aver imparato di più spiegando le cose ad Ugo che non leggendo parecchi libri specifici. Lui era fatto così, e se per caso mi adagiavo su esposizioni vaghe o lacunose, non mi mollava finché non ero stato chiaro ed esauriente. È stato il mio “maestro di insegnamento”, e questo è uno dei ricordi più belli che mi abbia lasciato.
E su tutto quello che scriveva o diceva, aleggiava e faceva capolino quella che forse era la sua caratteristica più piacevole: un’arguzia tanto spontanea e sincera quanto rara. Saltava fuori sempre, quando si aveva a che fare con lui… Era arguto, oltre ad essere buono, un buono “senza rimedio”.
Dovrei dire di più su chi era veramente Ugo, al di là di quanto sempre si scrive in circostanze di questo genere. Potrei riempire pagine intere, ma come al solito è Ugo stesso ad aiutarmi a fare chiarezza, con un suo messaggio scovato in un forum di qualche mese fa in cui descriveva il suo modo di vedere il mondo; poche righe, ma definitive, come una sorta di piccolissimo testamento spirituale. E quel che posso dire io, da addolorato amico, è questo: Ugo era proprio così. Lo era proprio. Tanti vorrebbero descriversi in questo modo, ed essere creduti. Lui lo era.
“Io non sono credente, però non sono affatto terrorizzato dalla morte. Sono stato fortunato ad aver vissuto, a tutt’oggi, quasi 65 anni. Ho vissuto bene; ho fatto, ho rotto, ho aggiustato. Qualcuno non è riuscito a raggiungere la mia età, a me è andata meglio.
Cosa c’è dopo la morte? Beh, la vita va avanti. I vermetti cresceranno, le erbe saranno floride, qualche animale le mangerà di gusto. Io avrò terminato la mia vita. Fine.
Qualcuno ne sarà rattristato, ma ho vissuto abbastanza.
Sono stato inoltre molto fortunato ad essere nato tra coloro che se la passano meglio, se fossi nato in Africa probabilmente non sarei nemmeno riuscito a diventare un uomo.
Che altro dire. Cosa c’è dopo la morte? Beh, c’è chi resta!
Forse ci sono anche i miei discendenti. Anche io ho contribuito a formare nuove vite.
Non ho ne il terrore di finire all’inferno ne la felicità di annoiarmi in paradiso. Io cerco di non fare del male a nessuno perché non ho un essere soprannaturale che mi perdonerebbe comunque. La mia coscienza è molto puntigliosa, e so che se facessi del male mi romperebbe le scatole e non me la perdonerebbe.
Io voglio bene a tutti perché a “voler male” rovino la mia esistenza. E sia chiaro che se per caso faccio del bene lo faccio per goderne in questa vita. Dopo aver fatto del bene, sto molto meglio. E lo faccio solamente per me”.
appassionato di astronomia e di scienza in genere.
Già rubrichista al Secolo XIX, insegna all’università
della terza età e da vent’anni è
conferenziere al Museo di Storia Naturale di
Genova.