L’aspettiamo con fiducia. Anche se l’alba sempre più anticipata della fine inverno ci nasconde il suo vagare tra le basse costellazioni visibili a sud-est nella tarda notte.
Il Sole del 6 marzo ci manda a dormire quando stiamo tentando l’ultima foto: Il pianeta si trova vicinissimo alla Laguna, ma è un piccolo disco di sei secondi d’arco, non più luminoso di Aldebaran.
Il 23 aprile è nel Capricorno, e le giornate continuano ad allungarsi rendendo inutile il trascorrere del tempo.
Il 10 giugno arriva nell’Acquario, e siamo finalmente al “giro di boa”.
Dopo il solstizio d’estate le giornate si accorciano. Inizialmente in modo impercettibile, ma alla fine di luglio è visibile per buona parte della notte. Marte è ormai un faro rosso tra le stelle dell’Acquario, con un disco che sembra riempire il campo dell’oculare. Forse accortosi di essere osservato, rallenta il suo continuo spostamento verso est sino a fermarsi, e come un attore di consumata esperienza inizia la sua “passerella”; quasi voglia portarsi ancora più vicino al “suo pubblico” mentre il movimento retrogrado ne rendeva favorevole l’osservazione in orari da “prima serata”.
Per tutto il mese di agosto si susseguono le osservazioni. Nessuna tempesta di sabbia in corso. Finalmente il pianeta raggiunge il suo massimo splendore, sprigionato da un disco davvero enorme.
Ventisette agosto. La serata è stupenda, non un filo di vento, la trasparenza del cielo è eccezionale.
Tutti gli strumenti del folto gruppo sono in postazione. Marco, con la sua imponente attrezzatura ha invaso quasi tutti gli spazi della grande piattaforma in cemento. Ed è proprio Marco a rompere il silenzio, in un modo davvero poco elegante.
“Accidenti, mi è partito un pixel nel CCD…”
Un puntino luminoso era infatti visibile sul monitor, in prossimità dell’equatore del pianeta.
Stizzito come se avesse subito un affronto personale, prova allora a riprendere nuovi “dark frame” per eliminare il fastidioso inconveniente. Nessun risultato, il puntino è sempre li. “Strano però, è proprio sempre lì, non scade mai. Possibile che lo stazionamento sia così perfetto?”
Si alza nervosamente e si avvicina al grosso rifrattore. “Fammi vedere” – dice scansando in malo modo il povero Giuseppe che si era appena avvicinato allo strumento.
“Ragazzi, venite un po’… qui la visione è capovolta, ma… “ E poi – “No, l’ho perso”. E rivolto a Giuseppe: “Aspetta un attimo!”. E poi con eccitazione: “Ma sì che c’è, anzi, sembra che aumenti”.
Tutti si mettono in coda, curiosi e pronti alla presa in giro, guardano di sbieco nell’oculare e sbattono gli occhi. Poi, si guardano accigliati in silenzio, ben attenti a non azzardare spiegazioni squalificanti. Giuseppe ingenuamente ci prova: “Forse sono segnali dei marziani”, e subito qualcuno lo zittisce: “Sì, fatti con una lampada da 500 watt”!
Marco abbandona lo strumento, subito preso d’assalto da tutto il gruppo, e si corica sul pavimento reso caldo dal sole del pomeriggio. Osserva il cielo per pochi secondi, e poi improvvisamente inizia a parlare a ruota libera.
“Si fa per dire, ma proviamo a immaginare che lassù vi siano esseri intelligenti… magari conoscono solo le frequenze visibili. Anche noi… fino a cento anni fa non potevamo immaginare la radio…
Ci osservano, magari con strumenti rudimentali, si accorgono delle nostre notti con le città illuminate… vedono sempre una falce quando siamo vicini, ma il nostro diametro è il doppio del loro… certamente ci vedono, sanno che esistiamo. Niente di più normale che pensare ad un segnale luminoso… Del resto, quell’astronomo viennese, come si chiamava… Dittrow, Littrow… non propose il secolo scorso di scavare enormi canali nel Sahara, da riempire di notte con del combustibile a cui dare fuoco? Voleva mandare segnali ai marziani… ed ecco che adesso…
Un’eccitazione illogica ha ormai contagiato tutti. Tanto che le teorie di Marco, palesemente in contrasto con decenni di ormai acquisite conoscenze marziane, complice la notte e l’incombente presenza di quel pianeta rosso nel cielo ottengono una sorta di sospensione dell’incredulità.
Giuseppe finalmente impadronitosi del proprio strumento continua a rilevare i segnali: “Sembrano segnalazioni fatte con l’alfabeto Morse, ma molto lentamente”.
E Marco, che sembra caduto in una trance mistica (li sta prendendo in giro?), continua: “…da loro è giorno pieno… sanno che questo è il momento migliore… la distanza che ci separa è ridotta al minimo”.
La suoneria di un cellulare lo interrompe.
“Pronto?” – dice Giuseppe nel silenzio generale.
Pausa.
“Sì, sì certo” – interrompe balbettando E sempre più concitato: “certo che l’abbiamo visto…”
E poi: “Cosa…? Ma va…”,
Pausa.
“Ah, questa è bella…”
Doppia pausa.
“Sì, vabbè, ci diamo da fare “.
“A dopo…sì.”
Ripone il telefono lentamente sotto lo sguardo attento di tutto il gruppo. Poi comincia a ridere a crepapelle fino a che le minacce dei compagni lo convincono a raccontare.
Con calma prende la parola: “Era Fabio, a casa con l’influenza ed il computer in navigazione.
Sembra che tutto il mondo abbia visto… i marziani che giocano con gli specchi.
Tutto questo è durato fino a che un astronomo si è inserito nella discussione dichiarando che a quanto pare la Nix Olimpica è entrata in attività, rendendosi visibile anche con strumenti amatoriali.
Pare che sia dovuto a tensioni interne messe in movimento dalla grande vicinanza della Terra.
Sarà meglio prendere tutte le foto possibili, non so se domani la superficie del pianeta sarà ancora visibile”.
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