Intervista a Giovanni Bignami
Giovanni F. Bignami è nato il 10 aprile 1944 e si laurea in fisica nel 1968 all’Università di Milano. Da allora si occupa di ricerca spaziale, partecipando alle principali attività in tale campo in Italia, Europa e Stati Uniti dagli anni settanta ad oggi. Ha partecipato attivamente alla progettazione e costruzione di numerosi satelliti scientifici. È stato nominato negli anni 1988-1997 Principal Investigator della missione XMM-Newton dell’ESA. Dal 1970 al 1990 è stato anche ricercatore presso il CNR. Dal 1997 al 2002 è stato anche Direttore Scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana dove ha avviato, tra l’altro, il programma di piccole missioni dell’ASI. Dal 2003 al 2006 è stato Direttore del Centre d’Etude Spatiale des Rayonnements a Tolosa, uno dei centri spaziali più importanti di Francia. Dal gennaio 2004 al gennaio 2007 è stato Presidente dello Space Science Advisory Committee (SSAC) della Agenzia Spaziale Europea, che ha redatto il documento di programmazione scientifica dell’agenzia, Cosmic Vision 2015-2025. Il 16 marzo 2007, il Consiglio dei ministri lo ha nominato Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, carica mantenuta fino al 1º agosto 2008. Attualmente è Presidente dell’INAF. Divulgatore molto attivo, ha scritto diversi libri, l’ultimo dei quali, “I marziani siamo noi” è stato recensito sul numero 144 di Coelum. |
Coelum – Questa ipotesi di progetto è stata svelata improvvisamente come un fulmine a ciel sereno e desideravamo avere le sue impressioni.
Bignami – Sì, diciamo un piccolo fulmine, perché per essere chiari, si tratta solo di idee. Se, come spero vivamente, ci sarà la volontà della NASA di fare anche solo uno studio serio e di cominciare ad andare in quella direzione, allora sì che sarà meraviglioso, ma per adesso siamo ancora ad uno stadio preliminare.
C – Su questo non c’è dubbio, però nell’ottica di quello che abbiamo attualmente in vista non abbiamo altre isole su cui approdare…
B – Certo, e le dico subito che di questa possibilità sono molto contento. Modestamente è quello che io stesso ho sempre pensato ed anche scritto, per esempio sull’International Herald Tribune, discutendo animatamente con il mio amico Mike Griffin, amministratore della NASA quando ero presidente dell’ASI. Per farla breve, le ricordo alcuni punti storici importanti. La Stazione Spaziale è stata un errore dal punto di vista astronautico e anche dal punto di vista scientifico. Forse vi ricordate che la ISS è nata da un vecchio progetto che era ancora di Ronald Reagan, per combattere “l’impero del male”, quei Russi che poi sono diventati di colpo amici. La Stazione Spaziale ha così cambiato orbita per poter ospitare i russi che venivano lanciati da Baikonur, posizionandosi a 51° di inclinazione (corrispondenti alla latitudine del sito di lancio – ndr) e a quel punto abbiamo abbandonato ogni speranza di utilizzare in futuro la Stazione Spaziale Internazionale per farne un porto, un cantiere o un punto di partenza verso i pianeti che sono sul piano dell’eclittica, come del resto la stessa Luna. In altre parole, dalla Stazione Spaziale non si può partire per andare né sulla Luna e né, per esempio, su Marte. D’altro canto, siccome è ovviamente impensabile partire direttamente da Terra, bisogna avere un avamposto o, chiamatelo cantiere navale, un posto dove assemblare le navi spaziali, altro componente fondamentale che dev’essere costruito per questo Nautilus-X. Insomma, stiamo vedendo solo un embrione di progetto, ma è il primo passo nella giusta direzione.
Il cantiere può essere costruito sia in orbita terrestre equatoriale sia nel punto di librazione tra la Terra e la Luna. Quest’ultimo è certamente più costoso da raggiungere, ma permette di partire a costi bassissimi e per questo motivo è necessario fare dei calcoli accurati per capire quale sia la soluzione più conveniente. Per esempio lavorando in orbita equatoriale bassa, ci si può arrivare mediante propulsione chimica classica, un qualcosa tipo Shuttle per intenderci, e poi da lì la nave dovrà essere necessariamente a propulsione nucleare per andare su Marte.
C – Certo è che con la propulsione chimica non si può sicuramente andare su Marte.
B – Ovviamente, per lo meno con un equipaggio umano. E questo è semplice da capire, dato che per sostenere delle persone per tutto quel tempo serve un oggetto grande almeno come un Airbus, che però deve andarci in fretta e quindi facendo due conti, per arrivare ad una velocità di cinquanta chilometri al secondo, serve un motore che con la propulsione chimica non si fa.
Il professor Rubbia ed io, all’ASI, avevamo inventato un sistema di propulsione nucleare assolutamente sicuro, che aveva il vantaggio di essere montato in orbita, cioè partiva da Terra completamente inerte e quindi senza nessun pericolo. Una volta in orbita veniva assemblato e da lì si poteva poi andare e tornare da Marte con ottime prestazioni.
C – In effetti fra le varie propulsioni possibili c’è proprio quella nucleare dato che questo Nautilus è un sistema pensato in maniera estremamente modulare con la possibilità di fare viaggi brevi con propulsione chimica, missioni che possono essere anche solo fino alla Luna, o missioni più impegnative che possono raggiungere gli asteroidi o Marte con le sue lune.
B – Assolutamente sì, anzi aggiungo che anch’io sono assolutamente d’accordo sull’organizzare una missione verso un asteroide come primo obiettivo trans-lunare. Non penso personalmente che si debba ritornare sulla Luna per l’ottima ragione che se ci ritorniamo, i costi saranno talmente alti da impedire qualsiasi nuova evoluzione verso lo spazio esterno.
E mi pare che la NASA stia pensando grosso modo alla stessa cosa; sulla Luna mandiamo dei robot, semplici, instancabili e che fanno tutto quello che faremmo noi, perché se facessimo una base o un’area comunque abitata, esauriremmo tutte le nostre riserve economiche per sostenerla. Invece da un’orbita tipo quella di cui parliamo, o un punto lagrangiano, potremmo anche prendere “al volo” un asteroide che, anche se molto difficile tecnicamente, sarebbe una missione molto bella, che farebbe sognare e resterebbe intermedia rispetto ad una missione su Marte.
C – Comunque resta il fatto che l’attuale ISS diventerebbe importante per testare le varie tecnologie, come per esempio il modulo centrifugo, e soprattutto alla luce del prolungamento della vita utile della Stazione, deciso da Obama e recentemente approvato dall’ESA. Se come struttura regge, sarebbe uno spreco metterla in disarmo già nel 2015 come inizialmente previsto, ma lo sfruttamento fino al 2020 è un’ottimizzazione degli investimenti.
B – Sì, bisogna ovviamente vedere se come struttura regge, ma visto che c’è teniamola pure fino al 2020. Speriamo però di essere capaci, entro il 2020 di farne qualcosa in questa direzione, questa è in assoluto la cosa più importante, il punto fondamentale di tutto il futuro astronautico, una cosa che dev’essere compresa da tutte le persone, a tutti i livelli. Ricordiamoci che fra Gagarin di cui abbiamo festeggiato i 50 anni dal primo volo nello spazio, allo sbarco sulla Luna passano solo otto anni! È una cosa che a pensarci fa paura! Yuri Gagarin, primo uomo che compie un’orbita della Terra con una tecnologia dell’età della pietra, e soltanto otto anni dopo gli americani atterrano sulla Luna. È impressionante!
C – Ha ragione. Se pensiamo a Bush che nel 2004 ha varato il programma Constellation ed oggi ci troviamo con mezza capsula, il paragone è molto triste.
B – Se avessero lasciato mano libera a Von Braun a quest’ora saremmo già stati su Marte. Oggi è proprio quello spirito che bisogna ritrovare. Se ci pensiamo, dal 1972 nessun essere umano è mai andato oltre l’orbita terrestre bassa.
C – In effetti è proprio per questo motivo che l’unica possibilità di spingere in quella direzione è racchiusa in questo progetto che, seppure abbozzato, rimane l’unico. Ma vedendo le previsioni di costi e tempi di realizzazione, non le sembrano un po’ troppo ottimistici?
B – È sempre molto difficile fare quel tipo di previsioni perché dipende da cosa si mette in conto, cioè spesso si pensa di adoperare dei pezzi di altri programmi, utilizzare i lanciatori e i moduli esistenti, come ad esempio quelli gonfiabili di Bigelow, ma la cosa che mi lascia più perplesso sono i tempi. Soprattutto si dovrà gestire il fatto che non ci sarà più lo Shuttle, quindi manca un lanciatore versatile e con un buon carico utile. E non è cosa da poco. Ricordiamoci inoltre che da dopo l’ultimo lancio dello Shuttle, non ci sarà più un accesso americano allo Spazio. Cioè gli americani se vorranno andare su, dovranno andare col cappello in mano dai russi e chiedere un passaggio sulla Soyuz, che è più o meno quella che ha usato Gagarin, non proprio, ma è una cosa piccolissima, pazzesca.
C – Sì, in effetti l’esemplare che era stato esposto a Milano era veramente impressionante.
B – Mi fa piacere che l’abbia vista perché mi ero interessato personalmente per quella manifestazione ed è veramente una cosa da vedere per capire a quali compromessi si scende per poter viaggiare nello Spazio. Insomma, occorre capire con cosa vogliamo sostituire lo Shuttle perché bisogna capire da subito come pensano di costruire un oggetto come questo Nautilus senza un lanciatore pesante.
C – C’è nell’aria l’idea di ripartire dalle ceneri dei vettori Ares con due lanciatori, il Liberty e l’HLV, ma anche qui se ne parla solo.
B – Certo, è lodevole che si cerchi di recuperare tutto il lavoro fatto dal 2004 a oggi, ma non è che ci sia più molto tempo da qui al 2020. Non pensiamo che una volta fatto un vettore nuovo si possa avvitarci sopra una capsula con degli uomini e farlo partire, ci sono una serie impressionante di test e collaudi da superare.
E questo è giusto, perché se per qualsiasi motivo (facendo i dovuti scongiuri) avviene un incidente con gli astronauti dentro, significherebbe la fine del programma spaziale NASA.
Ovviamente lo sanno e ci stanno attenti, ma la cosa richiede un tempo notevole.
C – Mi diceva che non conosceva questa proposta di progetto.
B – È vero, non lo avevo ancora visto e la ringrazio per avermelo passato. Certo è che al di là di quanto possa essere realistico o no, lasciatemi dire che se io fossi ancora il presidente dell’ASI, questo sarebbe un progetto su cui direi di trovare anche una piccola cosa, ma significativa, che l’Italia possa fare per partecipare a questo veicolo. Qualcosa anche piccolo, ma intelligente, per entrare in questo sistema di trasporto.
C – E su questo ha ragione, anche se mi hanno fatto notare che nell’acronimo di Nautilus, la US finale significa United States, come se gli americani volessero fare tutto da soli.
B – Questo è il solito problema. Speriamo di no e anzi, mi auguro che non siano solo eventuali motivi economici a spingere gli USA a cercare partner internazionali, ma anche motivi politici, cioè che prosegua quella sinergia di intenti che si è concretizzata così bene nella realizzazione della ISS.
Ma il passo fondamentale è la fondazione dell’Agenzia Spaziale Mondiale, io lo dico da tempo. Sarebbe la soluzione per unire tutti gli intenti e gli obiettivi delle varie agenzie spaziali.
…WOW…!!!
niente! mi appassiona l’astronomia da una decina d’anni e non so’ il perche so’ tante cose al riguardo ma solo a parole mie e con aggiunta di fantasia personale. vedo che wuando io parlo alla gente di quello che io so’ del sistema solare e di come funziona la geologia di ogni pianeta o stella che sia ,la gente si stupisce di quante cose io so . ma il punto e che io non so’ niente al confronto e io stesso mi sento molto ignorante della materia ma nello stesso tempo penso come fa’ la gente comune di qualsiasi rango e ceto a non sapere neanche cosa e il nostro sole e che noi viviamo vicino il bordo della nostra galassia e che ecc ecc ecc,booo era cosi tanto x dire parlo con pochissime o forse tante persone non so’ mi ascoltano solo x un po’ dopo gli appaio come una persona che vive sempre tra le nuvole. tutto qui questo e il mio commento.posseggo un telescopio modesto da tre anni e mi piacerebbe tanto sapere di strani oggetti che vedo passare sulla mia testa nel cielo tutte le notti e quasi e vi garantisco che non sono aeri o quant’altro.un saluto da un fan del vostro sito e appassionato dell’astronomia.ho tante teorie mie che sono sicuro che sono molto interessanti almeno x me.
NO, non se tu che vivi tra le nuvole!!!
A volte penso: perchè non sono nato nel 2200 o anche più avanti, chissà quante belle cose avrei potuto vedere. L’atterraggio su marte sarebbe ormai storia, e astronavi, (magari non belle come la NCC1701) ma sicuramente molto più veloci di quelle odierne.
Mi auguro che la NASA rispetti le date e che comunque si possa vedere la partenza per marte con equipaggio umano prima del 2020.
Mio padre era abbonato all’Euroclub e doveva comprare un certo numero di libri all’anno, a volte non sapeva neppure cosa prendere e chiedeva a me, che non andavo molto oltre Topolino. Avevo 12 anni o poco più, guardo sul catalogo e gli dico: prendi questo: “Colonie Umane nello Spazio di Gerard K. O’ Neill”… Nautilus X sembra uscire dritto da lì. Così pensavo dovesse essere il mio futuro, se non viverlo in prima persona almeno vederlo. Lo sto ancora aspettando adesso. Come molti altri vedo 🙂 un saluto a tutti.