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Prove generali per la missione umana su Marte
«Un pezzo di sogno che si concretizza».
Ad affermarlo è Pietro di Tillio, geologo, pescarese alla nascita e dal 2012 residente in America, selezionato dalla NASA con altri 3 volontari per partecipare al programma HERA: simulerà un viaggio verso Marte.
«Mi rende orgoglioso il fatto che tra dieci anni, quando la NASA inizierà a lanciare le missioni ufficiali verso Marte, avrò contribuito nel mio piccolo alla realizzazione di questo evento. Per quanto riguarda un futuro volo spaziale, è ciò che davvero vorrei realizzare. Ho fatto anche domanda come astronauta, alle proprie aspirazioni non bisogna mai porre limiti».
HERA ha avuto inizio il 28 gennaio e i volontari non avranno contatto con il mondo esterno (salvo rare eccezioni e comunicazioni con il centro di comando) fino al 16 marzo.
In cosa consiste il programma HERA?
HERA, acronimo di Human Exploration Research Analog: una simulazione, il più realistica possibile, dell’habitat dove gli astronauti vivranno nel lungo viaggio verso Marte. Si svolge al Johnson Space Center (JPL) della NASA a Houston, in Texas.
«Nonostante si tratti di una simulazione, l’obiettivo è quello di essere estremamente realistici, così da non avere sorprese nella vera missione», racconta Pietro di Tillio «HERA durerà 45 giorni, durante i quali i quattro membri dell’equipaggio, me compreso, saranno rinchiusi all’interno del modulo dove replicheranno la routine di lavoro e di vita degli astronauti diretti su Marte».
In realtà il viaggio verso il pianeta rosso durerà ben oltre 45 giorni (dai 6 ai 9 mesi, ndr), ma ai fini della ricerca questo è stato giudicato un tempo ragionevole per valutare scenari specifici dell’impresa.
I ricercatori della NASA si concentreranno su quattro fattori principali: stress psicologico, lavoro di squadra, difficoltà di comunicazione con la Terra e, naturalmente, parametri medici. I test includono anche: l’utilizzo di nuove tecnologie, apparecchiature robotiche, veicoli, habitat, comunicazioni, produzione di energia, mobilità, infrastrutture e stoccaggio. Si osserveranno anche effetti comportamentali, come isolamento e confinamento, dinamiche di squadra, affaticamento nella dieta.
Comunicazioni “con la Terra” in ritardo anche di 5 minuti
«Il livello di resilienza psicologica richiesta da missioni di lunga durata come quelle dirette su Marte è piuttosto alto» specifica di Tillio «Lo spazio in cui l’equipaggio dovrà vivere e lavorare è molto limitato, e quindi sarà necessario capire come quattro persone, per quanto preparate, reagiranno alla reclusione prolungata. Un secondo fattore di complessità è la distanza dalla famiglia, con collegamenti estremamente ridotti e ritardati».
In una recente intervista, spiega che le comunicazioni con la sua famiglia (moglie e due figli) siano limitate a una volta a settimana e per soli 10 minuti. Inoltre verranno aggiunti graduali ritardi nella comunicazione, volti a simulare l’allontanamento progressivo dalla Terra. Si arriverà a un massimo di 5 minuti di ritardo.
«Cruciale, quindi, sarà l’interazione tra i membri del team. Il lavoro di squadra è fondamentale poiché l’equipaggio non dovrà solo condividere gli spazi della propria vita quotidiana, ma soprattutto collaborare per il successo della missione e per lo svolgimento dei vari esperimenti scientifici associati».
Banco di prova per missioni future
Il programma HERA è volto a simulare future missioni umane su Marte o sulla sua luna Phobos. Queste simulazioni realistiche implementano anche l’utilizzo della realtà virtuale, grazie ad appositi visori, e analizzano un ampio spettro di fattori influenti in questa tipologia di viaggio, tra cui la privazione della luce solare per tutto il tempo della missione. I volontari di Hera saranno monitorati 24 ore su 24, registrando l’evoluzione dei parametri biologici man mano che la missione procede.
La selezione dei membri della missione è stata durissima e, secondo di Tillio, un elemento che ha giocato molto è suo favore è stata la sua formazione da geologo.
«Le attuali missioni su Marte, infatti, studiano campioni della superficie marziana alla ricerca di tracce di acqua e vita (passata o presente) utilizzando i metodi della geologia. Ma poi di nuovo, tutte le scienze sono coinvolte in questo sforzo perché, alla fine, c’è un intero pianeta da scoprire.»