E’ davvero difficile immaginare cosa si possa provare nel ricevere un messaggio da una civiltà aliena. Immaginiamo che sia un momento davvero emozionante, ma il condizionale è d’obbligo, visto che a noi non mai è capitato nulla del genere (benché alcune risposte al problema del mese scorso palesino una provenienza certamente transplutoniana); siamo però ragionevolmente sicuri che, appena placata l’euforia iniziale e i relativi festeggiamenti, un dubbio attanaglierà la nostra mente: “E adesso, cosa rispondiamo?”.
Non è domanda da poco: anzi, forse è proprio per questa ragione che noi ci siamo già affrettati (“noi” intesi come “esseri umani”, non come “tenutari della rubrica”) ad inviare messaggi esplorativi; parlare per primi è un gran bel modo per scaricare la patata bollente negli altrui tentacoli (o pseudopodi, o escrescenze, o mani, o qualsiasi cosa ne faccia le veci; e sempre che siano in grado di sostenere una patata).
Cosa dovrebbe contenere un messaggio di risposta? Trascuriamo per un instante i quasi insormontabili problemi di tempo e spazio, e concentriamoci soltanto sui contenuti: probabilmente il messaggio iniziale ha già codificato una sorta di “sintassi”, e inevitabilmente dovremmo mostrare di sapere usare la stessa, se non altro per palesargli che siamo una specie sufficientemente intelligente. E visto che lo avranno già fatto loro, non sarà certo il caso di mettersi lì a ripetere le costanti universali o i numeri primi. Occorrerebbe trasmettere, insomma, qualcosa che sia al tempo stesso per loro comprensibile, ma anche “caratteristico” della nostra specie. Una buona ipotesi potrebbe essere quella di descrivere un metodo per fare qualcosa che ogni civiltà evoluta deve saper fare, ma che verosimilmente ogni civiltà evoluta fa in maniera diversa dalle altre. Sembra una cosa davvero complessa da immaginare; cosa ci può mai essere di abbastanza comune da poter essere presupposto in una civiltà aliena e nel contempo anche abbastanza alieno, da poter essere fatto in maniera diversa?
Beh, noi conosciamo cinque modi diversi per fare una moltiplicazione (quello solito, a??? veneziana, russo, egizio e cinese), ottenendo sempre lo stesso risultato: e siamo certi che di metodi ne esistono anche di più. Potrebbe essere questa la strada da percorrere? Riuscirebbero i nostri amici tentacolati e pluriocchiuti a capirci?
Per verificare questo punto facciamo una prova: supponiamo che una popolazione aliena riceva uno dei messaggi inviati dalla Terra e decida di rispondere spiegandoci, attraverso una serie di esempi, il loro modo per calcolare un prodotto tra interi. Siamo riusciti a tradurre il messaggio quasi interamente, e ci mancano solo due simboli che sembrano strettamente legati al metodo utilizzato per far di conto; sono quelli che nella tabella indichiamo con “” e ““. Tutti gli altri simboli sono già tradotti e i numeri compaiono nella nostra solita forma decimale; quel che abbiamo capito è che, secondo gli alieni, nella colonna sinistra abbiamo l’operazione compiuta (così come la scriveremmo anche noi), mentre a destra è indicato proprio il calcolo vero e proprio che loro fanno per ottenere il risultato.
Ora, per evitare di sospendere i rapporti interstellari ancora prima di iniziarli, quello che vorremmo sapere è quando si usa un simbolo e quando l’altro. O come si decide “quanti” usarne; insomma, cosa sono, i due simboli?
Se questo problema vi sembra troppo facile, potreste provare con il messaggio simile arrivato dagli appartenenti ad una terza civiltà; questi ultimi, decisamente più laconici, si sono limitati a due sole moltiplicazioni, che trovate nella seconda tabella.
E anche qui bisognerebbe proprio capire cosa mai possano essere quei “” e “”. Se pensate che da informazioni come queste sia impossibile ricavare notizie interessanti su chi le ha inviate, sappiate che c’è stato qualcuno che ne ha ricavato abbastanza per fare la seguente affermazione “…l’origine della prima civiltà è evidentemente legata ad attività stanziali di tipo agropastorale…” e anche che “…devono esserci stati contatti in tempi remoti tra le due civiltà…”. Non pretendiamo che riusciate a giustificare queste affermazioni dalla sola analisi delle tabelle (anche se, ripetiamo, c’è chi lo ha fatto), e non ci sentiamo neppure di considerare questo come un aiuto nella soluzione, ma non si può mai dire…