Ed ecco la soluzione:
Prima e fondamentale regola di ogni azione di crittoanalisi è la delimitazione dell’ambiente del messaggio. In altre parole, è ben diverso l’approccio della decodificazione se il messaggio criptato è il cablogramma d’una spia sudanese o un foglietto rosa lanciato a mo’ di dichiarazione d’amore. Nel nostro caso i messaggi (veri o costruiti ad arte che siano) sono supposti essere messaggi alieni, e già questo dato contiene molta informazione.
Ad esempio, è impossibile che le cifre del radiomessaggio possano essere in relazione con le lettere o gli ideogrammi di qualsivoglia lingua umana; è necessario che l’alfabeto che lo compone sia in qualche misura “universale”.
Per quanto difficile sia immaginare la logica d’una cultura aliena, uno dei migliori tentativi che si possano fare è quello di considerare la matematica come primo tentativo di linguaggio inter-specie: pensiamo infatti che una civiltà avanzata possa ignorare la Divina Commedia (almeno, quella scritta in italiano da Dante), ma non il Teorema di Pitagora.
Una primissima analisi numerica delle sequenze è già indicativa: la somma dei numeri di entrambi i messaggi è pari a 169, e 169 è un numero particolare. Si tratta infatti di un quadrato perfetto (13×13) e per di più del quadrato di un numero primo. E’ ipotizzabile che la scelta d’un quadrato voglia suggerire il salto dimensionale: ovvero il passaggio dalla “singola dimensione” lineare della sequenza di numeri alla “duplice dimensione” superficiale della figura geometrica. E il fatto che si tratti d’un quadrato di numero primo rafforza l’ipotesi: se il totale dei numeri fosse stato 144 (12×12) l’indizio verso il passaggio ad una figura piana sarebbe stato comunque fortissimo, ma le diverse possibilità di comporre la figura (2×72; 4×36, 9×16, etc.) avrebbero potuto lasciare dei dubbi residui. Invece, l’unica possibilità di creare una superficie di 169 unità è data proprio da un quadrato di 13 unità per lato.
Appurato questo, non resta che disporre la sequenza in maniera acconcia: il primo valore (14) occuperà tutta la prima riga, e anzi “andrà a capo” con una unità. La seconda riga del quadrato della Sequenza numero 1 sarà quindi data dalla sottostringa
PRIMA RIGA: | 13 (prima parte del 14 iniziale) |
SECONDA RIGA: | 1(riporto del 14) – 5 -1 – 5 – 1(prima parte del 2) |
e così via, fino a completare la tredicesima e ultima riga. Spezzare una sequenza in 13 sottosequenze è comunque un modo poco comodo di visualizzare un “quadrato”, e non ci vuole una grande intuizione per comprendere che l’informazione sarebbe meglio trasportata provvedendo a colorare in maniera alternata i numeri che compongono le sequenze. Supponendo di alternare “Pieni” e “Vuoti” (o più semplicemente “Neri” e “Bianchi”, avremmo alla fine una prima riga composta da 13 Neri, una seconda riga composta da 1 Nero, 5 Bianchi, 1 Nero, 5 Bianchi, 1 Nero.
E così via. Il risultato finale realizza la figura a lato, che effettivamente un po’ ricorda la nebbia dei primi televisori in bianco e nero (e la cosa non è poi casuale: in fondo, il modo in cui si costruisce un’immagine televisiva bidimensionale a partire dagli impulsi captati dalle antenne sui tetti non è poi troppo diverso). Anche se il risultato non sembra esaltante, il fatto che la figura abbia un bordo nero ben evidenziato ci fa capire di aver avuto l’intuizione giusta. La presenza d’una colonna nera al centro è allora interpretabile ancora come “bordo interno”, e possiamo già concludere che i nostri alieni hanno dei sensi che, come la nostra vista, si trovano abbastanza a loro agio con le rappresentazioni grafiche in due dimensioni. Il resto dell’interpretazione è abbastanza elementare: una volta compreso che l’immagine è divisa in due parti verticali, si può procedere proprio con un “lettura verticale” delle due sottosezioni, e ad un occhio non totalmente digiuno di sistema binario appare evidente che nella colonna di sinistra appaiono i numeri da 1 a 5 in notazione binaria, mentre quella a sinistra ospita quelli che vanno dal 6 al 10. Un vero e proprio ABC, assai semplice, ma non ci si può attendere molto di più da un “primo” messaggio di soli 169 “bit”. (E comunque, forse gli alieni ragioneranno in maniera diversa, ma i terrestri ragionano proprio così: un celebre radiomessaggio è partito dall’Osservatorio di Evpatoria verso lo spazio profondo, ed era strutturato in maniera del tutto simile).
E la seconda sequenza? Beh, il metodo di decodifica è naturalmente lo stesso, ma l’immagine risultante è diversa, e il contenuto sembra avere poco a che vedere con i primi dieci numeri naturali espressi in notazione binaria. Questo non significa automaticamente che sia questa, la sequenza “da non prendere sul serio”: in fondo il senso dell’umorismo su Eta Carinae potrebbe essere diverso dal nostro. E poi, alla fin fine tocca a voi, scegliere su quale messaggio scommettere, no?