Non fidatevi dei luoghi comuni.
Perché i luoghi comuni non arricchiscono mai la mente, e sono invece perfetti per impoverire la fantasia. Ad esempio, tornate con la mente al principale evento astronomico di questa primavera, e riguardate la copertina del numero di Aprile della vostra rivista preferita: avete già la chiave di lettura che chiarisce perché proprio quella sia la copertina più corretta? Credete davvero che siano solo le tende, il deserto egiziano, i filtri sui telescopi a giustificare la foto? Fosse così, allora forse credete ancora che i matematici siano davvero persone refrattarie alle emozioni, persi eternamente in diagrammi e formule. Ancora luoghi comuni insomma, perennemente in agguato… Non fatevi ingannare: o lasciate almeno che siano dei matematici dilettanti a spiegarvi l’arcano della copertina di Aprile. Passando, naturalmente, per una leggenda malese.
Sole e Luna sono entrambe donne; anzi, sono madri. Le Stelle sono i figli di Luna, ma un tempo anche Sole ne aveva altrettanti. Ma troppa luce, troppo splendore rendevano la vista del Cielo impossibile agli uomini, che certo sarebbero morti per il troppo fulgore e la sovrumana bellezza. Cosi, tristemente, Sole e Luna convennero che ognuna avrebbe mangiato i propri figli. Ma mentre Sole divorò davvero la propria progenie, Luna nascose invece i suoi piccoli. Quando poi Luna li lasciò finalmente uscire dal nascondiglio, Sole si infuriò a morte; prese a inseguire Luna per distruggerla, e questa ricorsa dura ancora oggi. Talvolta Sole sembra arrivare abbastanza vicino a Luna da riuscire a morderla, e talvolta è invece Luna che morde Sole, per difesa. Ma è da quel tempo che Luna ancora nasconde i propri figli al Sole per tutta la durata del giorno, e li lascia uscire solo di notte, quando il nemico è lontano.
E diventa allora tutto chiaro: sono una madre e una figlia curiose e preoccupate quelle che guardano il sole dalla copertina di Aprile, perché le antiche leggende asiatiche possono anche essere ben interpretate da europee in terra africana; e soprattutto perché una rivista scientifica come si deve rifuggire le falsità e la superstizione, ma rispetta profondamente le leggende, fantasia creativa dei popoli.
Guardatevi dai luoghi comuni. I matematici e gli astronomi amano le leggende, almeno tanto quanto odiano le serie divergenti e le nuvole maleducate che rendono all’ultimo minuto del tutto inutili i filtri solari ritagliati a misura di binocolo, o anche solo a misura d’occhiale (è quanto è successo a noi tre). Non inveite contro la sfortuna, quando la tanto attesa notte d’osservazione viene devastata da un seeing schifoso. E non prendetevela neppure con Murphy e la sua legge: a ben vedere, Murphy era un ingegnere aerospaziale collaudatore di aeroplani, con un sacrosanto diritto di cittadinanza nel mondo scientifico: e se anche se la sua legge sta ormai dilatandosi in un significato drammaticamente prossimo a quello della scaramanzia, resta il fatto che il suo nobile intento era quello di garantire qualità e limitare al massimo il numero di incidenti ai piloti. E se davvero non siete in grado di distinguere una leggenda da una volgare bufala, allora cominciate a preoccuparvi. In fondo non è difficile: provate a chiedere a qualche astrologo quale sia la fase della Luna in un giorno d’eclissi, e probabilmente vi risponderà che deve consultare le sue carte. Chiedetelo ad un astronomo o a un astrofilo, e riderà della divertente battuta. Leggenda per leggenda, ci siamo ricordati anche quell’antica storia atzeca che raccontava come il disco solare, durante l’eclisse, venisse divorato da un mostro celeste. L’evento richiedeva un buon numero di sacrifici umani per far sì che l’astro tornasse pienamente a risplendere, e l’idea ha indotto in uno di noi – impedito all’osservazione dell’eclissi da improvvido meeting – la voglia di tornare a quelle antiche abitudini pur di sospendere la riunione e godersi l’eclissi parziale. In ogni caso, il fatto che nelle antiche leggende il Sole fosse spesso ritenuto un disco e non una sfera ci ha fatto venire in mente una domanda che ci piace sottoporvi. Supponiamo di essere Allevatori di Mostri Divoratori di Stelle, e di avere a disposizione il disco del Sole per nutrire per due giorni il nostro Mostro Spaziale preferito. Sappiamo bene che i lettori di Coelum non hanno alcun problema ad immaginarsi un famelico Divoratore di Stelle; forse però un Sole piatto potrebbe rappresentare un problema più serio per delle menti astrofile; se così fosse, siete autorizzati ad immaginarvelo come un grosso tappeto giallo di spessore inesistente (anche se a questo punto diventa davvero curioso il fatto che il nostro Mostro se lo voglia mangiare). Il nostro problema sta tutto nel fatto che quel disco deve durare due giorni, e non possiamo lasciare che il Mostro ne mangi liberamente: ne approfitterebbe per spolverarselo tutto in pochi minuti. Possiamo allora legare il nostro Mostro al bordo del disco solare con una corda di lunghezza opportuna, tale che possa mangiare solo metà della superficie del disco; l’indomani lo lasceremo libero di mangiarsi il resto.
Ora, sorvoliamo sui problemi più strettamente pratici tipo “Ma dove legate la corda?” o anche “Che diavolo significano le parole “domani” e “due giorni”, se vi pappate il Sole come fosse un’omelette?”; lo sapete, no, , che noi siamo solo dei teorici… Quello che ci interessa davvero sapere è: quanto deve essere lunga, la corda per fare in modo che il nostro Mostro mangi giusto metà del Sole, il primo giorno?
[E’ ora di finirla con queste metafore fiorite! E’ sufficiente immaginarsi una mucca legata con una corda in un punto di una circonferenza che delimita un bel prato di trifoglio. Quanto dovrà essere lunga la corda per fare in modo che la mucca mangi il primo giorno esattamente metà della superficie del prato? Ma quali Eclissi, ma quali “mostri divoratori”…Tzé! N.d.R.]