Finalmente, qualche anima buona ha deciso di renderlo disponibile.
Ci riferiamo alla versione elettronica dei romanzi di Salgàri (con l’accento sulla seconda “a”), gioia della nostra infanzia e non solo; anche se non ancora tutti, buona parte sono ora scaricabili in formato elettronico su http://www.emiliosalgari.it/testi/testionline.htm
Le ambientazioni esotiche di questi romanzi sono stati in gioventù il primo approccio ad un qualcosa di vagamente simile alla fantascienza, con ampie escursioni nell’esobiologia (ci vuole un po’ di tempo, per rendersi conto che la “bougainvillea” è quel rampicante che dà spettacolo nel giardino del nostro vicino).
Non solo, ma con il suo vago sentore di letteratura (quasi) colta, ci permetteva di leggerli senza troppi mugugni da parte dei nostri genitori. Quello che ci ha sempre colpito, in Salgari, è la sua capacità di descrivere luoghi in cui non era mai stato, il che, ne converrete, lo mette sullo stesso piano di chi scrive le “press release” della NASA parlando di Marte e Titano. Con il solo ausilio di una buona documentazione, senza mai allontanarsi dall’Italia, è infatti riuscito a descrivere luoghi che sembravano non solo all’altro capo della Terra, ma talmente alieni – appunto – da poter essere situati su un altro pianeta.
Prendi la Malesia, e trasformala nel pianeta Tschai, il risultato cambia di pochissimo. Oppure prendi alcuni titoli dei suoi romanzi, come ad esempio, “Alla conquista di un impero” e soprattutto “La caduta di un impero”, e poi dimmi se non ti ricordano la Trilogia di Asimov e il suo “Crollo della galassia centrale”. Ma senza lanciarsi in paragoni azzardati, c’è comunque da dire una cosa misconosciuta da tanti, e cioè che lo scrittore veronese sfidò le visioni futuristiche di Verne con racconti che in parecchi punti affrontano temi più propriamente legati all’astronomia, come “Le meraviglie del duemila”, “Alla conquista della Luna” e “La Stella filante”. Dove si descrivono motori navali a propulsione elettrica, macchine volanti mosse da motori ad aria liquida… Il tutto condito però con una crepuscolare venatura pessimistica nei confronti della scienza e della tecnica: nella “Conquista della Luna” il nostro satellite non viene raggiunto, e la maestosa aeronave precipita dopo un’avaria.
Se di Salgari parliamo in questa sede, deputata alla proposta di percorsi logico-matematici, è perché rileggendo qui e là abbiamo avuto un improvviso corto circuito mentale, associando l’avventura salgariana, intesa come una sorta di mappa virtuale di luoghi e fatti totalmente alieni (anche all’autore), all’uso narrativo di vere e proprie mappe tipiche di certa letteratura da “caccia al tesoro”. E da qui la constatazione di come nella fantascienza vera e propria questo elemento manchi quasi del tutto.
Perché è così difficile trovare racconti di esplorazione planetaria e/o galattica in cui compaiano delle mappe?
In realtà abbiamo sviluppato alcune ipotesi, non sappiamo quanto serie: il fatto che l’universo sia basato su un numero di dimensioni ancora tutto da stabilire è al momento la più quotata, oppure
si potrebbe argomentare che la mappa è uno strumento ausiliario dell’avventura in sé, e non rappresenta (se non per eventuali problemi di decifrazione) il centro dell’azione.
Comunque sia, alla fine siamo riusciti a trovare un esempio in cui la mappa è proprio il problema principale; o meglio, lo è il riuscire a capire dove porta, questa mappa. Ve lo proponiamo, in forma salgariana, e immaginate quindi che sulla pergamena (o nell’ologramma) compaiano le seguenti indicazioni:
“Parti da [illeggibile] e cammina
verso il Promontorio del Naufrago
contando i tuoi passi. Giunto al Promontorio
del Naufrago, gira a sinistra
e cammina lo stesso numero di passi.
Ora pianta un segnale. Ora cammina
dalla Quercia dell’Impiccato verso la
Tomba dell’Olonese, contando i tuoi
passi. Giunto alla Tomba dell’Olonese,
gira a destra e cammina lo stesso numero di passi.
Ora pianta un segnale.
Troverai il tesoro a metà strada tra i
due segnali”.
Ora, ci sono un paio di piccoli guai: la parte illeggibile non riusciamo a capire se è la Quercia dell’Impiccato o la Tomba dell’Olonese, anche se siamo sicuri che sia una delle due; non solo ma, con il passare degli anni, la Quercia dell’Impiccato è ormai assolutamente indistinguibile dalle altre, e in questi anni la sunnominata deve aver messo in atto un periodo di entusiastica riproduzione: siamo in un bosco di querce!
Quello che vi chiediamo è: Dov’è il tesoro?
Anche se sembra strano, la domanda qui sopra rappresenta un “aiutino” per rispondere ad un’altra domanda: Cos’è l’“Illeggibile”?
Issate la bandiera corsara (o quella dell’impero galattico), per mille spingarde!