Vi ricordate il romanzo “Galassia che vai”, di Eric Frank Russell? In un prossimo futuro, dopo l’invenzione della “Propulsione Blieder” (sulla quale non vengono forniti molti dettagli, per fortuna) l’umanità si precipita a colonizzare con ritmo esponenziale un mucchio di pianeti e, come in ogni funzione esponenziale che si rispetti, questi pianeti perdono rapidamente e senza troppi rimpianti i contatti con la Terra.

In un futuro ulteriore, il Governo Terrestrre decide di riallacciare i contatti e manda una spedizione a vedere cosa sia successo: e di cose sembra ne siano successe molte, anche perchè i coloni hanno idee politiche e visioni del mondo decisamente diverse da quelle governative.
Ricordo che, alla prima lettura, l’unica pecca che ero riuscito a trovare al romanzo era stata quella di limitarsi a tre pianeti. E ricordo anche il personaggio del Primo Ambasciatore (forse non si chiamava così, ma il concetto era quello). Aveva la possibilità di scegliere il pianeta sul quale risiedere e stabilire il Consolato Terrestre; però doveva tenere nella dovuta onsiderazione il fatto che si sarebbe trattato di una decisione immediata e definitiva: senza poter aspettare di vedere anche TUTTI i rimanenti prima di scegliere.
Fermo restando che Russell disegna la figura del Primo Ambasciatore con tratti tali da farvi ardentemente sperare che non scelga il vostro pianeta, il problema che si pone a questo personaggio è piuttosto interessante. Cerchiamo di calarci nei poco confortevoli panni di colui che prima o poi dovrà prendere la decisione.
Supponiamo che ci sia giunto (in triplice copia, chiaramente) l’ordine di guidare una spedizione che visiterà cento pianeti; noi, nel ruolo del Primo Ambasciatore, ogni volta che ne visitiamo uno possiamo dire “Sì!”, nel qual caso successivamente ad un discorso di accettazione dell’incarico trasferiremo lì armi e bagagli; oppure “No!”, e allora non rivedremo mai più quel pianeta (con indubbio sollievo degli indigeni).
Che strategia dovremmo utilizzare, per massimizzare le probabilità di scegliere il pianeta migliore?
L’idea è naturalmente quella di rifiutarne un certo numero e poi scegliere il primo che sia più bello di tutti i precedenti (sperando che ne arrivi uno), ma quello che vorremmo sapere è quanto vale quel “certo numero”. Sarebbe anche interessante sapere che probabilità abbiamo, con la strategia prescelta, di trovare proprio il pianeta migliore tra i cento da visitare. Se siete riusciti a rispondere alle domande precedenti, potreste pensare a qualche generalizzazione: ad esempio, èabbastanza probabile che entro breve tempo il Primo Ambasciatore venga eliminato dagli indigeni (palesando così come la sua scelta non sia stata proprio delle migliori). Ed è anche abbastanza probabile che, visto il successo (da un punto di vista terrestre) della spedizione, il Governo decida di rimediare alla prossima sovrabbondanza di burocrati organizzando un nuovo identico tour.
Il Primo Ambasciatore di questo secondo viaggio conosce la strategia applicata dal suo (non troppo) compianto collega della prima spedizione, e quindi sa che la semplice ripetizione del suo metodo non conduce a risultati particolarmente soddisfacenti (almeno per lui: gli indigeni sembra che si divertano moltissimo).
Come gli suggerireste di cambiare la strategia di scelta?
E c’è comunque il rischio che la storia si ripeta ancora: e se va avanti così, prima o poi tutti i burocrati dovranno studiarsi un metodo che tenga conto del fatto che tutte le scelte precedenti erano, per un verso o per l’altro, sbagliate. Come vi comportereste allora, in funzione del numero d’ordine della spedizione?