Una delle espressioni che più ci piacciono per alludere ai “bei tempi andati” si attira di solito gli strali degli estimatori del politically correct: “Quando gli Uomini erano veri Uomini, le Donne erano vere Donne, e i Matematici erano veri Matematici”. E proprio ai “bei tempi andati” ci capita di pensare spesso, ultimamente: perché ci pare che molte buone abitudini si stiano perdendo. Ad esempio, degradare Plutone e Caronte a “sistema binario” e promuovere Cerere a “pianeta nano” ci sembra soluzione di compromesso, ma questo termine, frequente nei dizionari politici, non dovrebbe esistere in quelli scientifici. Certe piccinerie da parte di chi dovrebbe ricordarsi di avere di fronte apertissimi orizzonti – “interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi” – non ci paiono un buon segnale.
Noi riteniamo che le definizioni siano certo importanti, ma che dovrebbero sempre contenere una dose generosa di buon senso. E se definire il termine “pianeta” è impresa complessa, forse dovremmo concentrarci su cose più piccole. Perfino i satelliti sono sistemi complessi; per dare all’Astronomia un nuovo glossario, occorre partire dal principio, dalle cose più semplici, come gli asteroidi.
Proponiamo subito una definizione operativa: “Si definisce asteroide qualsiasi cosa che possa essere scavata da un minatore di asteroidi”. Si noti come anche noi, come la IAU, abbiamo dato una definizione oggettiva, non antropomorfa; infatti non abbiamo specificato che il suddetto minatore debba essere umano. Per quel che ci riguarda, potrebbe benissimo rivestire il ruolo del matematico citato all’inizio di questo articolo.
Poco conta che in quasi tutti i romanzi di fantascienza che ne parlano, questi personaggi sembrino umani: qui l’ambientazione nella fascia degli asteroidi serve a solo a narrare le durezze della vita da pionieri, che è cosa che da sempre stimola l’immaginario collettivo americano: per dirlo a chiare lettere, quasi tutti questi racconti non sono altro che dei western con gli alieni al posto degli indiani e cave di ultratecnezio al posto delle miniere d’oro. Conta allora pochissimo che il minatore sia un vecchio astronauta, un clone o un robot positronico: l’importante è che sia onesto, giusto, amante dell’avventura e sprezzante del pericolo. Proprio come un cow-boy che, anche quando di pericoli non ce ne sono, se li procura partecipando ai rodei o fracassando saloon.
Se così non fosse, come classificare altrimenti l’episodio di corse e scavi spaziali di cui stiamo per rendervi partecipi?
Due minatori ottengono la concessione per lo sfruttamento di cento asteroidi. Per una curiosa combinazione questi asteroidi orbitano mantenendo le loro distanze relative costanti pari a 0.1, 0.2, …. 10.0 UA dalla base dei nostri eroi. Il carico di un asteroide occupa un’intera stiva di nave, il che significa che dopo ogni viaggio occorre tornare alla base per svuotarla e quindi ripartire. I nostri due soci, per ottimizzare il lavoro, decidono che il primo di loro (che chiameremo Zac) si dirigerà senza tema verso l’asteroide più vicino, mentre l’altro (che chiameremo Zeb) si lancerà direttamente verso il secondo, quello posto a 0.2 UA. Zac potrà poi dirigere il suo secondo viaggio verso il terzo asteroide in ordine di distanza, e così via.
Però stiamo semplificando troppo: le navi di Zac e Zeb sono splendide navi a vela solare, che sfruttano la pressione di radiazione; guidarle in uno slalom tra asteroidi è impresa davvero epica, e ci vorrebbero pagine solo per descrivere l’arduo procedere di bolina per risalire il vento solare. Se non lo facciamo è solo perché l’andatura di bolina nello spazio non è possibile, e ci piacerebbe molto che voi ce ne spiegaste la ragione. Un’altra domanda è già possibile, ma è così facile che Gauss seppe rispondere ad una molto simile quando andava alle elementari: quanto spazio percorrono in totale, i nostri Zac e Zeb?
Ma la realtà è sempre complicata. Le due navi, a ben vedere, non sono identiche: quella di Zac è infatti più veloce del 2.04% rispetto a quella di Zeb, e Zac non ha nessuna voglia di spaccare più asteroidi del compagno. Decidono allora che, prima di iniziare la corsa vera e propria, Zeb sceglierà uno dei cento asteroidi, lo lavorerà e tornerà alla base. A quel punto, consumato questo handicap, i due partiranno assieme, con il più veloce Zac che si dirigerà al primo asteroide e Zeb già verso il secondo.
È chiaro che l’handicap serve a garantire che entrambi lavorino un ugual numero di asteroidi, ma quel che ci piacerebbe sapere è: quale asteroide dovrebbe scegliere Zeb come handicap, per ottimizzare le sue possibilità di vincere finendo per primo i suoi asteroidi? È palese che se riuscirete a capire questo, sarà per voi una passeggiata capire anche quanta strada fa ciascuno di loro, nonché chi arriva primo, e con quale vantaggio. Naturalmente, il miglior solutore riceverà in premio il consueto abbonamento semestrale alla rivista.