La seconda parte dell’articolo tratto dalla rivista “Meridiana” a cura di Luca Berti – Società Astronomica Ticinese
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Indice dei contenuti
Altro che stelle fisse e cielo invariabile: gli astri si spostano, eccome. E mentre le costellazioni si deformano, Proxima Centauri perde il suo primato di stella più vicina.
I miti cambiano forma
Dunque il firmamento non è immutato e immutabile. Tanto che possiamo dire senza tema di smentita che l’essere umano è nato sotto un altro cielo. Letteralmente.
Perché 200 mila anni fa, quando l’essere umano moderno stava muovendo i suoi primi passi sul pianeta, il firmamento era molto differente. Un homo sapiens che avesse guardato verso l’alto avrebbe disegnato tutt’altre costellazioni rispetto alle nostre che, tracciate nel cielo di allora, sarebbero irriconoscibili, distorte, a causa del differente moto apparente delle varie stelle che le compongono.
Potessimo prendere una macchina del tempo e proiettarci avanti nel tempo di 25 mila anni, quando la Stella Polare tornerà a essere quella che tutti conosciamo oggi, alzando gli occhi scopriremmo che alcune delle costellazioni che conosciamo sono cambiate poco, mentre altre sono parecchio deformate. Tra queste anche la stessa Orsa minore, che avrà un carretto decisamente più “ammaccato”. Il moto proprio di Decapoda (Iota Persei), molto alto rispetto alle altre stelle della costellazione, deformerà Perseo, mentre a cambiare poco in 25 mila anni sarà, per esempio, Orione.
L’esercizio ripetuto al successivo giro di giostra, 25 mila anni dopo, porta invece a un cielo quasi completamente irriconoscibile: estraneo per chiunque lo conosca oggi. Solo alcune costellazioni e asterismi di oggi rimarrebbero più o meno individuabili, benché deformati. Tra questi la parte centrale del Gran Carro e la cintura di Orione.
Dove vai, Luna?
Visto che stiamo parlando di come è cambiato e come cambia il cielo, allora esageriamo un po’ e consideriamo anche che la Luna si sta allontanando dalla Terra a un ritmo di 3,82 centimetri all’anno. Ciò significa che tra circa 600 milioni di anni la sua dimensione apparente in cielo non sarà più sufficiente a coprire completamente il disco solare durante un’eclissi. Ciò significa che non esisteranno più le eclissi totali di Sole. Potendo andare avanti nel tempo, il cambiamento più evidente sarebbe però nella durata di un giorno. Con l’allontanarsi della Luna, il nostro pianeta inizierà infatti a ruotare sempre più lentamente. Le giornate cominceranno a durare sempre di più, passando a 25 ore. In linea teorica la Terra è destinata a entrare in rotazione sincrona con la Luna, rivolgendole sempre la stessa faccia. I giorni potrebbero allora durare anche 1000 ore. Ci vorrebbero però 50 miliardi di anni perché questo fenomeno si consolidi. Purtroppo entro allora il Sole sarà già morto e, nel suo ultimo respiro, avrà spazzato via sia la Terra sia la Luna.
Riavvolgendo invece il nastro del tempo, si scopre che 1,4 miliardi di anni fa la Luna era più vicina dell’11% (a 341 mila chilometri) e i giorni sulla Terra duravano poco meno di 19 ore. Guardando la Luna, benché fosse più vicina, non si sarebbe visto qualcosa di troppo diverso da quanto si vede oggi. Per constatare dei cambiamenti significativi nel diametro apparente dovremmo portare la nostra macchina del tempo a 4 miliardi di anni fa, quando si stavano ancora mettendo le basi per la nascita della vita. La Luna allora appariva 3 volte più grande in cielo; mentre 4,5 miliardi di anni fa, agli albori del Sistema solare, poco dopo l’impatto tra Terra e un corpo celeste delle dimensioni di Marte che formò la Luna, la dimensione del nostro satellite era 24 volte maggiore a quella di oggi. Doveva essere uno spettacolo mozzafiato, a patto di non badare al fatto che sia la Terra sia la Luna erano per lo più ancora una distesa di lava incandescente.
Il grande scontro
Ci siamo spinti fino a oltre la morte del nostro Sole, tra 4,5 miliardi di anni. Eppure uno dei più grandi cambiamenti che avverranno in cielo avverrà prima di allora. È lo scontro-incontro tra Via Lattea e la Galassia di Andromeda, in agenda tra circa 3,8 miliardi di anni fa. Già tra 2 miliardi di anni, Andromeda sarà decisamente più visibile e nettamente più grande nel cielo notturno terrestre. Tra 3,75 miliardi di anni la galassia a spirale riempirà completamente il cielo stellato. Da lì in poi inizierà il “balletto d’amore” delle due galassie. A 3,85 miliardi di anni il cielo si illuminerà di stelle neonate, mentre l’interazione tra le due galassie inizierà a deformarle, tanto che nel giro di 150 milioni di anni saranno ormai irriconoscibili. Da lì in poi ci vorranno ancora 3 miliardi di anni per la fusione completa. I cieli notturni della galassia saranno allora dominati dalla luminosità del nucleo della nuova galassia ellittica.