Realtà Virtuale: una Rivoluzione nell’Analisi e Visualizzazione dei Modelli Scientifici per l’Astrofisica

INTRODUZIONE

Negli ultimi anni, le osservazioni astronomiche hanno rivelato dettagli sempre più affascinanti sugli oggetti celesti, producendo un’enorme quantità di dati di altissima qualità (si veda Figura 1). Questo progresso ha reso necessario sviluppare modelli fisici sempre più precisi per descrivere i fenomeni astronomici, svelando i segreti nascosti nella loro struttura e nei processi che li governano.

Realtà Virtuale per l'Astrofisica
Figura 1. La figura mostra la ricchezza di particolari messa in evidenza dal James Webb Space Telescope (JWST) nelle recenti osservazioni di alcuni oggetti astronomici: (A) il resto di supernova Cassiopea A a circa 11 mila anni luce di distanza – D. Milisavljevic (Purdue University), T. Temim (Princeton University), I. De Looze (University of Gent); (B) la galassia NGC 7496 ad oltre 24 milioni di anni luce – Judy Schmidt (CfA); (C) l’oggetto Herbig-Haro 46/47 legato a getti protostellari– J. De Pasquale (STScI); (D) la nebulosa planetaria NGC 3132.
Crediti: NASA/ESA/CSA/STScI.

Tra i modelli fisici più usati nello studio degli oggetti astronomici troviamo quelli denominati magnetoidrodinamici (MHD), che si basano su un insieme di equazioni che descrivono il comportamento del plasma e dei gas negli oggetti astronomici anche in presenza di intensi campi magnetici. Si tratta di modelli fondamentali per comprendere la struttura, la dinamica e l’energetica di una vasta gamma di oggetti celesti, migliorando significativamente l’analisi e l’interpretazione delle osservazioni astronomiche.

Per sviluppare simili modelli è richiesto l’uso di sofisticati codici numerici, progettati appositamente per i plasmi astrofisici. A loro volto i codici necessitano di sistemi di calcolo parallelo ad alte prestazioni (noti anche come supercomputer), capaci di sollecitare migliaia di processori contemporaneamente, e di enormi risorse computazionali in termini di tempo di calcolo e memoria di archiviazione. Un esempio di tale tipologia di computer è il supercalcolatore Leonardo ospitato presso la facility nazionale di calcolo ad alte prestazioni del CINECA (si veda Figura 2). Ulteriori difficoltà legate allo sviluppo e allo studio dei modelli sono la complessità dei dati prodotti e la quantità enorme di informazioni scientifiche in essi contenuta, difficile da estrarre e interpretare. Sono aspetti che rappresentano una sfida sia per l’analisi che per la visualizzazione dei dati prodotti dai moderni modelli scientifici.

Realtà Virtuale per l'Astrofisica
Figura 2. A sinistra un esempio di supercomputer usato anche per la ricerca scientifica. Si tratta di Leonardo, uno tra i più potenti computer al mondo ospitato e gestito dal consorzio Cineca. Il supercomputer è stato installato nel 2022 nel nuovo data center situato nel Tecnopolo di Bologna, ed è uno dei tre precursori di sistemi di classe exascale annunciati da Euro HPC Undertaking.
Crediti: CINECA.

Ed è qui che entra in gioco la Realtà Virtuale, emergendo come uno strumento potente e innovativo per l’analisi e la visualizzazione di modelli scientifici complessi. Originariamente sviluppata per scopi di intrattenimento, la VR (ndr Virtual Reality) sta trovando applicazioni sempre più significative nella ricerca scientifica.

Gli scienziati dell’INAF – Osservatorio Astronomico di Palermo e dell’Università degli Studi di Palermo contribuiscono attivamente a questa rivoluzione, sviluppando nuovi strumenti che consentono di esplorare e studiare modelli 3D in un ambiente immersivo. Un approccio che non solo sta migliorando la comprensione dei fenomeni astrofisici, ma rende la scienza più accessibile e coinvolgente per un pubblico più ampio anche di non addetti ai lavori.

Le Potenzialità della Realtà Virtuale nella Ricerca Scientifica

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L’articolo è pubblicato in COELUM 269 VERSIONE CARTACEA