Il Very Large Telescope (VLT) dell’ESO (European Southern Observatory) ha rilevato di recente una coppia di buchi neri supermassicci abbastanza vicina alla Terra. Secondo le osservazioni degli astronomi, i due buchi neri si trovano nella Galassia NGC 7727 nella costellazione dell’Aquario, a circa 89 milioni di anni luce dal nostro pianeta. Anche se questa distanza sembra notevole, in verità abbatte il precedente record di 470 milioni di anni luce, rendendo la nuova coppia di buchi neri la più vicina scoperta fino ad ora.
Questi grandi e complessi corpi celesti, come oramai ampiamente verificato, si trovano spesso al centro di galassie particolarmente grandi, e quando esse si fondono, i rispettivi buchi neri finiscono in rotta di collisione avvicinandosi fra loro. Un altro record infatti della coppia in NGC 7727 è proprio la distanza che li separa pari a soli 1600 anni luce. Karina Voggel, astronoma dell’Osservatorio di Strasburgo e autrice dello studio pubblicato su Astronomy & Astrophysics, afferma: «E’ la prima volta che troviamo due buchi neri così vicini l’uno all’altro, meno della metà del precedente primato».
L’ESO, organizzazione intergovernativa fondata nel 1962, offre l’opportunità di accesso ai propri strumenti a numerosi laboratori di ricerca internazionali impegnati nello studio dei segreti dell’Universo, a beneficio di tutta la comunità scientifica.
Voggel e il suo gruppo hanno determinato la massa dei due oggetti osservando come l’attrazione gravitazionale dei buchi neri influenzi il loro moto. Il buco nero più grande tra i due risulta avere una massa pari a quasi 154 milioni di volte quella del Sole, mentre il secondo ha una massa è di 6,3 milioni di masse solari.
Il calcolo delle masse dei due oggetti è stato possibile tramite una serie di osservazioni presso l’Osservatorio del Paranal in Cile, sfruttando il Multi-Unit Spectroscopic Explorer (MUSE), installato sul VLT dell’ESO. Questo strumento affiancato da dati raccolti dal telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA ha permesso all’equipe di confermare che gli oggetti in NGC 7727 erano effettivamente “buchi neri supermassicci”.
Voggel prosegue: «La nostra scoperta implica che là fuori potrebbero esserci molti altri resti di fusioni di galassie, con altrettanti buchi neri massicci nascosti che aspettano solo di essere trovati».
La previsione è che la ricerca di buchi neri supermassicci sconosciuti farà enormi passi con le nuove tecnologie offerte dall’ESO. Oltre al VLT sta per essere testato, entro la fine di questo decennio, l’Extremely Large Telescope (ELT) nel deserto di Atacama in Cile. «Questo studio è solo l’inizio», conferma il coautore della scoperta Steffen Mieske, astronomo dell’ESO in Cile e capo delle operazioni scientifiche al sito dell’ESO al Paranal, «Installando anche lo strumento HARMONI sull’ELT, saremo in grado di effettuare ulteriori rilevamenti su distanze attualmente impossibili da raggiungere».
Che la caccia ai nuovi buchi neri abbia inizio!
Per approfondimenti:
Release: https://www.eso.org/public/italy/news/eso2117/?lang
Astronomy & Astrophysics (November 2021): “First Direct Dynamical Detection of a Dual Super-Massive Black Hole System at sub-kpc Separation”, Authors: Karina T. Voggel (Université de Strasbourg, CNRS, Observatoire astronomique de Strasbourg, Francia), Anil C. Seth (University of Utah, Salt Lake City, USA [UofU]), Holger Baumgardt (School of Mathematics and Physics, University of Queensland, St. Lucia, Australia), Bernd Husemann (Max-Planck-Institut für Astronomie, Heidelberg, Germania [MPIA]), Nadine Neumayer (MPIA), Michael Hilker (European Southern Observatory, Garching bei München, Germania), Renuka Pechetti (Astrophysics Research Institute, Liverpool John Moores University, Liverpool, Regno Unito), Steffen Mieske (European Southern Observatory, Santiago de Chile, Cile), Antoine Dumont (UofU), e Iskren Georgiev (MPIA).