Salve ragazzi, sono un tecnico elettronico dell’istituto di fisica nucleare con la passione perl’astrofilia, così di tanto in tanto mi cimento in autocostruzioni per osservare con i miei binocoli…. ed essendo elettronico le mie opere meccaniche sono alquanto pasticcione e poco rifinite.
L’oggetto che di recente mi ha impegnato è stata la costruzione di una forcella “reverse”: termine che uso per definire una forcella che viene montata al contrario in modo che le 2 braccia della biforcazione alloggino i contrappesi anzichè l’ottica, mentre la base orizzontale che forma con le 2 braccia la forma di “pi-greco” costituisce il supporto su cui montare gli strumenti di osservazione.
Un opportuno raccordo a “T” interno al “pi-greco” a sua volta permette i 2 movimenti altazimutali.
Mi soffermo sui 2 movimenti; se per la scelta del materiale relativo alla realizzazione della forcella si può optare con relativa facilità per qualsiasi tipo (legno, metallo pieno o “inscatolato”, PVC o plastica dura, vetroresina, MDF impermeabilizzato ecc ecc), per quanto riguarda la realizzazione dei movimenti abbiamo in genere 2 opzioni su lavorare:
1. movimenti fluidi in TEFLON (sul concetto della base dei telescopi dobson)
2. movimenti liberi su cuscinetto meccanico con relativi freni di bloccaggio
La mia scelta è caduta sui movimenti in teflon… fondamentalmente perchè è più semplice da realizzare, è la più fluida per il movimento e inoltre permette un facile montaggio-smontaggio con relativa ispezionabilità.
Avendo acquistato un solido 3piedi per teodolite nel mercato dell’usato, mi sono cimentato nella realizzazione della forcella cercando soluzioni più semplici possibili così da evitare sia le immancabili complicazioni da realizzazione-assemblaggio, sia eccessivi acquisti di utensileria (essendo un elettronico non dispongo di troppi utensili meccanici): infatti mi sono arrangiato con trapano a colonna, lima, sega e piccoli utensili presi all’ingrosso di ferramenta più vicino (purtroppo gli ingrossi ti forniscono a basso prezzo materiale di bassa… qualità). Ho innalzato il 3 piedi (amo osservare in piedi e “purtroppo” sono alto 1,81 m) utilizzando un ciocco in castagno massello cilindrico di 12cm di diametro e altezza 25cm circa opportunamente trattato con stucco-cementite-smalto impermeabile.
Ho realizzato il movimento orizzontare inserendo e incollando sul ciocco un perno filettato “M10” come asse di rotazione (e come perno su cui montare un eventuale bullone che stringendolo renda più duro il movimento rotativo), successivamente ho realizzato un sandwich di dischi “alluminio- teflon- alluminio”. Il primo è stato fissato al ciocco con 3 bulloni a 120 gradi, il disco in teflon (2mm di spessore) l’ho poggiato sopra, mentre il secondo disco di alluminio (è un dodecagono realizzato a mano con trapano-sega-lima per mancanza di reperibilità di un disco identico al primo).
Ho poggiato quindi il disco-dodecagono su quello in teflon in modo che possa sia ruotare liberamente, sia costituisca la base su cui montare il movimento azimutale (verticale) e su cui far gravare il peso dell’intera forcella.
Il concetto dietro ogni movimento e’: ottenere la fluidità facendo in modo che le parti in movimento tra loro siano in alluminio separato dal teflon ( realizzato ritagliando un foglio in teflon, materiale purtroppo non di facilissimo reperimento, ci sono però materiali plastici simili in giro) e agire poi sulla fluidità serrando gli assi di rotazione (dei perni filettati “M10”) con rondella di teflon-rondella in metallo-dado AUTOBLOCCANTE (e’ importante che sia autobloccante per evitare che si sviti durante i movimenti).
A questo punto ho seguito lo stesso concetto per il movimento azimutale: utilizzando un piccolo trave di alluminio, l’ho incollato sul secondo disco (quello a dodecagono), l’ho forato in modo che possa passare il perno filettato-asse e sulle 2 facce laterali ho incollato (usando sempre colla “metallo liquido” molto buona per i metalli) 2 perni filettati che andranno ad infilarsi nella forcella.
La forcella quindi l’ho tagliata su misura in modo che potesse essere montata con la miglior tolleranza possibile: peril materiale ho optato per legno di rovere (tra i più duri che si trovano in giro) dello spessore di 3 cm. A molti può sembrare esagerato ma ho scoperto che per le autocostruzioni è meglio SOVRADIMENSIONARE in modo da non avere sgraditi inconvenienti; inoltre ho intenzione di montarci almeno un rifrattore da 150/1200 che pesa una decina di kg, quindi voglio stare tranquillo con la solidità della struttura. Anche il rovere l’ho trattato con cementite-smalto impermeabile in modo da non aver problemi nelle mie umide fredde uscite notturne in montagna.
Realizzata la forcella ho assemblato il tutto, con degli opportuni fori in basso ho messo dei contrappesi (che sono poi i classici pesi per manubri da body building) e al momento ho fissato sulla barra orizzontare della forcella una testa fluida GITZO che avevo, in modo da testare il tutto… E finora funziona!!!!!
Attualmente sto facendo un elenco delle migliorie da apportare, ma se penso che con meno di 50 euro ho realizzato una cosa che (fatta meglio e in alluminio) costa diverse centinaia di euro, sono felice!!!
Ecco la versione della telescope service
Un saluto “fai da te” dai castelli romani
Giovanni Paoluzzi alias Fabulador
Giovanni Paoluzzi, 34 anni, è un tecnico elettronico dell’Istituto di Fisica Nucleare presso la seconda università di Roma “Tor Vergata”, laboratorio prof. Carboni.
Conseguito il diploma in elettronica sperimentale presso l’istituto E. Fermi di Frascati, lavora con la qualifica di tecnico dopo un esperienza universitaria come studente presso la facoltà di ingegneria che gli ha fruttato 14 esami prima di interrompere gli studi.
Prima di arrivare alla sezione universitaria di Tor Vergata ha lavorato per 7 anni ai laboratori nazionali di Frascati dell’INFN dove ha prestato servizio negli esperimenti Kloe, OPERA e nelle iniziative didattiche.
Appassionato di scienza applicata, laboratorio, prototipi e nuove idee, è un astrofilo che osserva con binocoli giganti nella continua ricerca degli ormai pochi cieli scuri del centro Italia. Portando avanti la sua passione per l’astronomia, si interessa di storia delle tecniche e dei personaggi della scienza; tra i suoi punti di riferimento ci sono le opere scientifiche dell’astronomo inglese Edmond Halley, del tecnico estone Bernhard Schmidt e del genio croato Nikola Tesla.
Nel tempo libero si dedica al jazz e al blues come chitarrista o bassista in qualche band romana.