Le caratteristiche viste mi hanno convinto a comprare un TOA-130 per sostituire il mio vecchio Newton Vixen (vedi Nuovo Orione, n°198 di Novembre 2008). E’ logico a questo punto attendermi da questo strumento prestazioni ed una resa ottica ai limiti della perfezione. Dopo un anno di utilizzo vediamo se il telescopio ha onorato le aspettative.

Coelum Astronomia - Takahashi TOA-130 - Osservando il Cielo
Takahashi TOA-130 - Osservando il Cielo

Non avendo la possibilità di effettuare una analisi con un interferometro, mi sono accontentato della classica ispezione visiva del disco di Airy.
Dopo aver acclimatato l’ottica, ho effettuato lo star test sull’immagine di diffrazione di Arturo esaminandola con il focheggiatore nelle posizioni di intrafocale, fuoco ed extrafocale. L’ottica è risultata perfettamente collimata e, come previsto, le immagini intra/extra sono apparse identiche e perfettamente sferiche.
Ho percepito la regolarità e la simmetria degli anelli, indice della mancanza di errori zonali. Non ho rilevato nessuno di questi errori: aberrazione sferica, errori zonali, curvatura di campo, aberrazione cromatica, astigmatismo, tensioni, coma e rugosità. Il disco di Airy era perfettamente bianco e senza aloni. Anche il bordo luminoso della Luna era privo di falsi colori.

Durante il test c’era vento e la parte del tubo sopravvento era più fredda di quella sottovento, quindi mi aspettavo dei moti convettivi interni, ciò nonostante non ho notato la presenza della tipica “piuma di calore” che deforma il disco di Airy. Questo è indice di intubazione eccellente. Le foto a lunga esposizione con una reflex “full frame” hanno evidenziato la perdita di puntiformità ai bordi e la curvatura di campo. Per questa applicazione è necessario usare lo spianatore dedicato.

Coelum Astronomia - Takahashi TOA-130 - Nebulosa di Orione
Takahashi TOA-130 - Nebulosa di Orione

Nello scatto a destra si vede chiaramente il campo deformato nel bordo sinistro e la perdita di puntiformità. Per arginare il problema si deve usare uno spianatore di campo. Lo scatto è stato fatto con una Canon Eos 5D MKII a 500Iso con tempo d’esposizione di 30 secondi. Se avessi usato un sensore APS-C, il difetto non si sarebbe evidenziato (scarica la foto per vedere il difetto in modo migliore).

La visione degli ammassi stellari, che presentano stelle puntiformi fino ai bordi è incantevole e mozzafiato. La percezione dei colori è una esperienza unica. Il cielo nero sembra distaccato dalle stelle lucenti come capocchie di spillo.
La visione di M13 è avvincente: si riesce a risolvere l’alone ed il brulicare di stelle si estende fino ai bordi del campo quasi a voler avvolgere l’osservatore! Si percepisce a fatica una “V” scura nel nucleo. M3 con il Pentax XW10 (100x) è veramente un gioiello, non sono riuscito a risolvere tutto il nucleo, tuttavia colpisce da quanto è staccato e contrastato.
Il doppio ammasso di Perseo con il Pentax XW20 (50x) fa togliere il fiato; si vedono sacche di cielo nero come la pece legarsi con gomitoli di stelline colorate e finissime; vi sono stelle di ogni colore e la visione quasi tridimensionale surclassa una precedente osservazione con il Myauchi 20x100ED. Anche con un Erfle da 25mm, di marca sconosciuta, ho avuto una visione mozzafiato.
M51 a 100x appare molto luminosa e chiaramente attaccata a NGC5194; il campo è ricco di stelline.
M31 a 50x esce dal campo dell’oculare e l’enorme quantità di dettagli è spiazzante.
La sfavillante Epsilon Bootis “Pulcherrima” è stata sdoppiata facilmente con un Pentax XW5 (200X), nonostante il seeing non proprio favorevole. I colori delle componenti erano particolarmente vividi. Purtroppo non ho avuto modo di testare l’ottica su doppie più difficili, la cui separazione si avvicina al potere separatore (0.89”), come ADS1538 Cet (0.94”) e STF 1338 (0.92”) nella Lince. Albireo è stata emozionante, come pure Alcor e Mizar. In tutte le osservazioni le stelle sono apparse finissime, sino ai bordi del campo, grazie anche agli ottimi oculari, ed in alcuni casi sembrava di osservare attraverso l’oblò di una navicella spaziale.

Coelum Astronomia - Test Takahashi TOA-130 Astrografo
Test Takahashi TOA-130 Astrografo

Il TOA è un perfetto astrografo, nella figura qui sopra si vedono i diversi campi disponibili:

  1. Reflex “full frame” con riduttore di focale: 750mm, f/5.8
  2. Reflex “full frame” a fuoco diretto: 1000mm, f/7.7
  3. Reflex APS-C con riduttore di focale
  4. Reflex APS-C a fuoco diretto
  5. CCD Kaf 400 a fuoco diretto

Ho osservato Giove, con un Pentax XW5 +1.6X (320x) e un Vixen Or 4mm (250x): le bande apparivano ben visibili, si percepivano alcuni dettagli all’interno della Grande Macchia Rossa e nelle strutture limitrofe; ho scorto con facilità gli ovali chiari tra le bande STB(S) e SSTB, inoltre ho percepito alcuni ovalini nella SSTB. Con un Pentax XW10+1.6X il disco di Giove si mostrava di un colore bianco senza perdita di colore dovuta a lunghezze d’onda non a fuoco. Ho avuto l’impressione di osservare un globo tridimensionale e non solo bidimensionale sul fondo cielo.
Osservando Saturno, con Pentax XW5 e Extender-1.6x (320x), ho apprezzato la perfetta acromaticità dell’ottica, il disco del pianeta risultava scolpito su un fondo cielo nero come il velluto. Anche Saturno, come per Giove sembrava scostarsi dal fondo cielo!
Sul suolo lunare mi sono concentrato nello a scovare dettagli ostici. Mi sono soffermato ad osservare con soddisfazione i craterini A e B lungo la rima Hypatia. La visione del terminatore che scendeva vicino Arzachele e lungo Thebit A e Thebit L è stata entusiasmante. I particolari dentro il fondo fratturato di Posidnius sono apparsi ben contrastati e le ombre proiettate da Alpes Vallis e Mons Piton erano molto incise e sembravano proiettate da guglie gotiche. L’immagini erano molto secche; in passato ho avuto le stesse sensazioni osservando con il predecessore FS128 ed oculari Radian. Con un AP 130 EDFS f/6 (con Radian) ho visto la stessa quantità di dettagli del Toa-130; con l’EDFS le immagini sembravano più ovattate e calme, mentre con il Takahashi apparivano più contrastate. I due strumenti hanno fornito immagini molto simili ed allo stesso livello, ma con plasticità diverse.
Purtroppo non ho potuto sfruttare al massimo le potenzialità dell’ottica nell’alta risoluzione perché non ho avuto la possibilità di usare ortoscopici di elevata qualità.