Prende il via con il numero 258 di Coelum Astronomia una collaborazione importante fra la Redazione e l’astrofotografo Cristian Fattinnanzi che in passato ha già più volte contribuito alla rivista. Fattinnanzi con il suo ricco bagaglio di esperienze maturato sapientemente in tanti anni di paziente preparazione e pratica, metterà a disposizione dei tanti lettori, suggerimenti e trucchi per alimentare le tecniche per l’osservazione e l’astrofotografia, partendo dalle basi acquisite ancora giovane e inesperto fino a giungere alle sofisticate tecniche e soluzioni implementate oggi, dopo oltre trent’anni di operatività per una passione che non sembra mostrare segni di cedimento. Grazie Cristian, lasciamo a te la parola!

Il progresso ci fornisce mezzi tecnologici eccezionali e sempre più evoluti: smartphone, tablet, computer, strumenti che abbinati ad apps o software in numero sempre crescente permettono di soddisfare qualsiasi genere di esigenza.

Anche chi si avvicina all’astronomia, con pochi click, può avvantaggiarsi di questa tecnologia ed entrare velocemente nel fantastico mondo dell’osservazione del cielo grazie ai numerosissimi simulatori della volta celeste.

Apparentemente tutto sembra più facile e veloce, ed in parte lo è, ma forse stiamo dimenticando  qualcosa.

Ho iniziato ad osservare il cielo da bambino: a scuola sentir parlare del Sistema Solare aveva generato in me un’insaziabile curiosità di conoscere e vedere coi miei occhi cose che fino a quel momento avevo completamente ignorato.

Era la fine degli anni ’80, informazioni sull’astronomia si potevano trovare solo su libri, sulle poche riviste di settore reperibili su ordinazione in edicola o su depliant pubblicitari di telescopi scovati in qualche negozio di ottica.

In questo modo un po’ approssimativocontinuai a documentarmi per anni, fino a quando acquistai il mio primo “telescopio. Dove? Alla “Standa”! Un supermarketmolto famoso inquel periodo!

Si trattava di uno strumento giocattolo, probabilmente dalle prestazioni simili al primo rudimentale cannocchiale di Galileo, l’obiettivo era infatti costituito da una singola lente da 5 cm di diametro (diaframmata a 20mm per ridurre il cromatismo!) con focale di 50 cm, mentre l’oculare, che forniva circa 25x, era formato da 4 lenti di cui 2 preposte al raddrizzamento dell’immagine.

Ebbene, con questo ridicolo strumento, sostenuto da un (inqualificabile!) treppiede da tavolo, iniziai ad ammirare i crateri della Luna e qualche altro oggetto luminoso.

La mia curiosità, unita alla limitatezza della strumentazione, mi spinsero ben presto a studiare più nel dettaglio questo strumento, “vivisezionandolo” alla ricerca di improbabili modifiche per migliorarne la resa.

Nel frattempo mi ero procurato una mappa del cielo, che avevo ridisegnato manualmente ingrandita (le fotocopiatrici erano ancora rarissime…) per potermi orientare meglio nelle notti passate alla ricerca delle costellazioni.

Mappa Stella Cristian Fattinnanzi
La prima mappa stellare ancora conservata

🖋🖋🖋🖋L’articolo completo è disponibile in Coelum Astronomia n°258 di ottobre/novembre 2022 🖋🖋🖋🖋

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