…e dopo averla destrutturata l’hanno ricomposta in questa meravigliosa immagine ricchissima di dettagli della Crab Nebula, la Nebulosa Granchio (per le immagini ad alta risoluzione vedi http://hubblesite.org/images/news/release/2017-21 ). I dati per ottenere questa immagine vengono da cinque diversi telescopi, che osservano il cielo coprendo quasi l’intera ampiezza dello spettro elettromagnetico: dalle onde radio del Karl G. Jansky Very Large Array, all’infrarosso dello Spitzer Space Telescope, dalla luce visibile di Hubble, all’ultravioletto del XMM-Newton Observatory, ai raggi X di Chandra. Crediti: NASA, ESA, NRAO/AUI/NSF and G. Dubner (University of Buenos Aires)

Come novelli chef con la più classica delle ricette,  i team di cinque diversi Osservatori, che con le loro lunghezze d’onda osservate ricoprono la quasi totalità dello spettro elettromagnetico, hanno destrutturato in tutti i suoi aspetti uno dei più famosi resti di supernova del nostro cielo: la Nebulosa Granchio. Successivamente hanno poi ricomposto i singoli elementi per dare vita a una nuova splendida immagine ricchissima di dettagli.

Nell’estate del 1054 d.C., gli astronomi cinesi hanno avuto il privilegio di osservare una nuova “stella”, che è apparsa nel cielo sei volte più luminosa di Venere. Così brillante, si potè vedere durante il giorno per diversi mesi. Mezzo mondo più in là, i nativi americani ce ne hanno fatto avere testimonianza attraverso pittogrammi di una mezzaluna con una stella luminosa vicina, che alcuni pensano possa essere proprio la supernova.

La posizione della Nebulosa Granchio (M1 del Catalogo Messier) nella costellazione del Toro. cliccare per ingrandire. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

Questa “guest star” è stata dimenticata fino a 700 anni dopo, quando, con l’avvento dei telescopi, gli astronomi poterono vedere questa nebulosa tentacolata proprio al posto della stella svanita e la chiamarono la Nebulosa Granchio. La nebulosa, oltretutto, è anche il resto di supernova più cospicuo conosciuto e fu proprio la presenza di questo oggetto a dare il via alla compilazione del Catalogo Messier, in cui viene riportata proprio con la sigla M1.

Oggi ormai sappiamo che si tratta del residuo gassoso in espansione da una stella che è esplosa come una supernova, a 6500 anni luce da noi, e che si è illuminata della luce di 400 milioni di soli! Alla fine degli anni Sessanta, gli astronomi hanno poi rivelato il cuore schiacciato della stella condannata: una stella di neutroni ultra densa che come una dinamo alimenta l’intenso campo magnetico e le radiazioni che illuminano la nebulosa. Emettendo forti emissioni praticamente nell’intero spettro, abbiamo quindi la possibilità di studiare la Nebulosa Granchio attraverso una vasta gamma di radiazioni elettromagnetiche: dai raggi X alle onde radio.

Le immagini della nebulosa nelle cinque diverse bande dello spettro elettromagnetico, da sinistra: radio, infrarosso, luce visibile, ultravioletto, raggi X (cliccare sull

L’immagine composita in apertura mostra proprio la complessità dell’aspetto torturato di questo residuo di supernova, combinando i dati di cinque differenti telescopi che lavorano in cinque differenti bande dello spettro elettromagnetico.

Qui sopra e nel video sotto vediamo anche le singole immagini nelle differenti lunghezze d’onda, che rivelano diversi aspetti della Nebulosa.

Il Karl G. Jansky Very Large Array (VLA), nelle onde radio in rosso, mostra come un feroce “vento” di particelle caricate dalla stella di neutroni ha alimentato la nebulosa, causando l’emissione di onde radio.

Suggestiva l’immagine a raggi X ottenuta da Chandra che mostra la struttura delle emissioni ad alta energia della pulsar al centro della nebulosa, conosciuta anche con le sigle PSR B0531+21 o PSR J0534+2200. Crediti: CXC.

Il Telescopio spaziale Spitzer nell’infrarosso ci mostra un’immagine color giallo dovuta al bagliore delle particelle di polvere, che assorbono la luce ultravioletta e visibile. Luce visibile che, grazie al Telescopio spaziale Hubble (in verde) offre una visione molto nitida delle calde strutture filamentose che permeano questa nebulosa.

Infine l’immagine ultravioletta in colore azzurro del XMM-Newton e l’immagine a raggi X in color violaceo del Chandra X-ray Observatory, mostrano l’effetto di una nube di elettroni ad alta energia diffusa dalla rapida rotazione della stella di neutroni al centro della nebulosa.

Le nuove osservazioni di VLA, Hubble e Chandra sono state fatte quasi contemporaneamente nel novembre del 2012. Un team di scienziati guidati da Gloria Dubner dell’Istituto di Astronomia e Fisica (IAFE), il Consiglio Nazionale di Ricerca Scientifica (CONICET) e l’Università di Buenos Aires in Argentina, hanno poi fatto un’analisi dei nuovi dettagli ottenuti per approfondire le conoscenze della complessa fisica dell’oggetto. I risultati saranno pubblicati nel Journal Astrophysical.

In conclusione, dalle parole di Gloria Dubner: «Confrontando queste nuove immagini, fatte a diverse lunghezze d’onda, possiamo ottenere una ricchezza incredibile di nuovi dettagli sulla Nebulosa Granchio, che nonostante sia stata studiata a fondo per molti anni, ha ancora molto da insegnarci».

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