L’asteroide 162173 Ryugu si sta avvicinando alla Terra, tanto che il 4 novembre è stato nuovamente avvistato per la prima volta in 4 anni, apparendo come una stellina di magnitudine 16,7. Il 29 Dicembre giungerà a una distanza minima di 9,055 milioni di km, una distanza decisamente ampia che scongiura il suo arrivo sul nostro pianeta… anzi no! Una parte di questo PHA, anche se minuscola, arriverà realmente sulla Terra; chiusa e protetta in una capsula di rientro atmosferico scenderà sull’Australia centrale, nella Woomera Prohibited Area, un’importante struttura aerospaziale militare e civile. L’operazione ricalcherà quanto già fatto dalla prima capsula rilasciata della sorella Hayabusa che, 10 anni fa, riportò campioni di polvere dall’asteroide Itokawa. Per riuscire nell’impresa, il team di navigazione ha programmato una serie di progressive correzioni di rotta, ben cinque dopo le quali la capsula verrà rilasciata e proseguirà per inerzia, mentre la sonda madre farà una ulteriore manovra diversiva onde evitare di bruciare in atmosfera e viaggiare verso il suo prossimo obiettivo.
Dopo una manovra preliminare denominata (TMC-0), la prima vera correzione di rotta TMC-1 è avvenuta la mattina del 22 ottobre, a 17 milioni di km di distanza; durante l’operazione, la sonda ha ruotato ed ha acceso i motori per cambiare la propria velocità di 15 cm/s, imboccando una traiettoria che passa a 330 km dalla Terra. A breve dovrebbe avvenire la TMC-2 e, a distanza di circa 10 giorni una dall’altra, le successive due manovre correttive serviranno ad aggiustare il tiro.
In base alle effemeridi basate JPL/Horizons, seguendo la rotta attuale la sonda dovrebbe penetrare nell’atmosfera terrestre poco dopo le 17:23 UT del 5 dicembre. Tuttavia, questa è una stima basata sulle osservazioni raccolte fino al 21 ottobre ed estrapolata utilizzando la successiva traiettoria nominale. Jaxa non ha ufficialmente comunicato il momento esatto, che dipenderà anche dall’effettiva sequenza di manovre effettuate nei prossimi giorni, ma l’ingresso reale dovrebbe avvenire 24/48 ore più tardi
La capsula, larga 40 cm, atterrerà con un paracadute dopo essere entrata nell’atmosfera a 43000 km/h ed aver rallentato tramite lo scudo termico. Il primo novembre, il primo gruppo di ricercatori giapponesi è partito per l’Australia dove, in collaborazione con le autorità locali, sta organizzando la campagna di raccolta del campione. Cinque giorni dopo, i loro colleghi in Giappone hanno effettuato una simulazione della manovra più critica, quella che prevede lo sgancio della capsula e la successiva “Earth departure manoeuvre” (TCM-5). Il “rehearsal” ha avuto successo, anche se durante la simulazione si sono registrate un paio di anomalie poi risolte.
Nell’attesa di questo cruciale momento, una pubblicazione della Kobe University firmata da A.Masahiko e altri membri della missione presenta i risultati dell’analisi delle immagini ad alta risoluzione attorno al cratere artificiale CRS, scavato dall’omonimo impattatore il 5 aprile dell’anno scorso. Hayabusa-2 ha peraltro raccolto i suoi campioni proprio in vicinanza a nord di questo cratere, che ha un diametro di 20 metri. Gli autori hanno identificato oltre 200 massi di dimensioni comprese tra 0,3 e 6 metri, apparsi o spostati dall’urto dello “Small Carry-on Impactor”; alcuni di essi si trovano anche a 40 metri dal luogo d’impatto, e ci sono segni di movimenti sismici propagatisi fino a 30 metri dall’epicentro.
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SOLE tra ordine e caos
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Coelum Astronomia di Novembre 2020
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