a cura di Marco Iozzi, con le testimonianze di Maura Tombelli, Luca Grazzini, Matteo Lombardo, Massimiliano Mannucci e Nico Montigiani, Andrea Mattei e Lorenzo Franco.

Ad un certo momento viene naturale chiedersi se le nostre attività di astrofili possano essere di una qualche utilità in ambito scientifico. La divulgazione, quella l’abbiamo nel sangue: vi ricordate quando avete rinunciato ad osservare la vostra lista di oggetti, pronta dal novilunio precedente, per illustrare le bellezze del cielo notturno all’inatteso ospite? Molti di noi sono impegnati  in questo senso nel contesto delle attività svolte dall’associazione di cui fanno parte, ma quale è il nostro rapporto con la ricerca scientifica? È possibile per noi astrofili fare scienza e se si, quali sono i mezzi necessari?

Yes, We Can!

(…)

“Il nostro gruppo (il GrAM) è nato perchè all’Osservatorio di San Marcello Pistoriese scoprimmo per caso il primo asteoroide NEA in Italia, (15817) Lucianotesi, e a seguito del clamore generato dalla notizia mi fu chiesto di organizzare un gruppo astrofili nella mia zona, per poter costruire e gestire un Osservatorio Astronomico pubblico. La cosa ha avuto successo visto che dai 7 soci fondatori, adesso si è passati a più di 100 iscritti, con soci 40 attivi! Forse il segreto è che da noi si cerca di rendere semplici anche le cose difficili…..” Prosegue Maura “Scoprire nuovi asteroidi adesso è estremamente difficile, ma ci sono tante cose da studiare in cielo che servono alla scienza e  che ci danno l’oportunità di lasciare una traccia del nostro passaggio nei libri di storia. Non dimentichiamoci che tutti siamo orgogliosi e ambiziosi (un pizzico di orgoglio e di ambizione ci vogliono sempre) e se sai una cosa ma la tieni per te, con te muore, mentre se la condividi la moltiplichi, e rimane. Il segreto è condividere! Se un giorno verrà deviato un asteroide e su quell’asteroide c’è una nostra misura, sarà come aver vinto alla lotteria. Divertirsi e fare nel contempo qualcosa di utile!”  Alla richiesta di un consiglio su come inziare, Maura sorride “Il segreto è quello di iniziare dalle cose facili, come riconoscere le costellazioni e sapere all’interno cosa trovarci, ma una volta sbuzzolati (dopo aver fatto esperienza ndt) occorre appoggiarsi a professionisti per sapere cosa osservare e come. Ricordiamoci che quando si vede il nostro nome su di una circolare internazionale, ci garba! (ci piace ndt)” e chiosa:  “Non comprate un telescopio finché non sapete cosa volete cercare perché si richia di rovinare un giovane!

Osservatorio Beppe Forti K83

L’osservatorio “Beppe Forti” si trova a Montelupo Fiorentino in provincia di Firenze ed è uno degli Osservatori Astronomici Italiani più attivi nell’ambito della divulgazione e della ricerca sui corpi minori del Sistema Solare. E’ gestito dal gruppo Astrofili Montelupo Forentino (GrAM), il cui team di ricerca (del quale chi scrive è membro) è  fortemente specializzato in astrometria ed in operazioni di Follow UP di asteroidi NEA (Near Earth Asteroid), con all’attivo osservazioni su oltre 700 asteroidi e 87 comete, ed è presente in 513 circolari MPEC (Minor Planet Electronic Circular), di cui 182 di scoperta.

La storia del GrAM è legata a doppio filo a quella di un’ altra associazione di astrofili, il Gruppo Astrofili della Montagna Pistoiese (GAMP) che gestisce l’osservatorio Astronomico della Montagna Pistoiese (MPC 104). Racconta Paolo Bacci del GAMP e coordinatore del Gruppo di Ricerca Asteroidi UAI:

“L’Osservatorio Astronomico della Montagna Pistoiese, struttura del Comune di San Marcello Piteglio, si occupa principalmente dell’attività amatoriale di ricerca sugli asteroidi. Con 309 asteroidi scoperti è il primo osservatorio amatoriale in questa attività in Italia. Tra questi, l’asteroide (15817) Lucianotesi è il primo NEA scoperto in Italia nel 1994, mentre il secondo NEA è stato scoperto nel 2006 e recentemente numerato (495102) 2011 UU106.

Dal 2010 la principale attività nello studio degli asteroidi è il follow-up dei NEA; in questo settore sono state ottenute oltre 3600 circolari MPEC del Minor Planet Center, portando l’osservatorio 104-San Marcello al 21° posto nel mondo tra gli osservatori che svolgono questa attività.

Nel corso degli anni gli astrofili del GAMP sono stati citati in oltre 60 pubblicazioni scientifiche, tra le quali The Astrophysical Journal, Astronomy and Astrophysic, Minor Planet Bulletin, European Physical Journal, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

Inoltre sono stati scoperti, in collaborazione con professionisti e astrofili, 6 asteroidi di natura binaria. Nell’ambito dell’attività fotometrica sono state ottenute oltre 100 curve di luce di cui 33 NEA; è di 10 di essi è stato calcolato il periodo di rotazione.

Il Gruppo Astrofili della Montagna Pistoiese è stato protagonista della scoperta del primo famoso oggetto interstellare 1I/’Oumuamua poiché sono stati i primi a misurarlo dopo gli scopritori. Tra le osservazioni più peculiari, vi è sicuramente l’asteroide 2022 EB5 che è stato osservato fino a 4 minuti prima dell’impatto sulla Terra e le cui misure sono state vagliate da astronomi professionisti quali Davide Farnocchia del JPL, Marco Micheli dell’ESA, Bill Gray del Project Pluto, Albino Carbognani dell’INAF e Peter Veres del Minor Planet Center.

Ma indubbiamente il risultato più significativo è stata la scoperta dell’anello intorno al pianeta nano Haumea, avvenuta a seguito di una occultazione stellare il 21 gennaio 2017, che ha permesso di essere citati come co-autori dell’articolo “The size, shape, density and ring of the dwarf planet Haumea from a stellar occultation” pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature il 12 Ottobre del 2017″.

Dopo questa carrellata di successi però al lettore un dubbio potrebbe sorgere: “Tutto molto bello, ma state parlando di cosa sono in grado di fare osservatori astronomici veri e propri, che dispongono di strumenti che costano un patrimonio. Io non ho certamente questi mezzi!”

L’autore, Marco Iozzi, con il suo Dobson

Questa riflessione, assolutamente lecita peraltro, è sensata? oppure no?
E’ vero, abbiamo portato ad esempio due gruppi  di astrofili che nel panorama della ricerca  rappresentano un’eccellenza e che dispongono di infrastrutture importanti e di strumentazioni di livello e qualità, sicuramente fuori della portata dell’astrofilo medio, ciò non di meno  la strada della ricerca è accessibile anche agli astrofili che dispongono di strumentazioni, passatemi il ternime, più “umane”. Il mio personale viaggio ha inizio da ragazzino di 14 investendo le poche lire (sic) della paghetta nell’acquisto di un piccolo telescopio, di quelli che ogni tanto si trovano ancora oggi in edicola, in fascicoli dalle uscite settimanali. Era un piccolo rifrattore con le lenti in plastica, corredato da un minuscolo treppiedi che si sciancò irrimediabilmente all’atto del montaggio, lasciando il tubo traballante come non mai. Con quello “strumento” riuscii con mille difficoltà ad osservare Saturno dal terrazzo di casa, puntando quella che all’apparenza sembrava una piccola stella solitaria, incorniciata nella finestra della piccola cucina di allora. Sono fondamentalmente un astrofilo visualista, niente mi connette con il “tutto” come lo stare in silenzio, in ascolto del respiro del cielo: sono momenti di una profondità che è difficile esprimere compiutamente con le parole. Tutt’oggi mi potreste trovare ad osservare in compagnia di “Belfagor”, Dobson da 30cm, fido compagno di scorribande nelle notti di novilunio. Ad un certo momento ho però sentito crescere in me l’esigenza di entrare nel merito di quello che osservavo: iniziai così a cimentarmi nello studio delle stelle variabili, stimandone la luminosità visuale e inviando le stime di magnitudine all’AAVSO. L’incontro con il GRaM e con Maura Tombelli è stato l’inizio della mia avventura nell’ambito della ricerca dei corpi minori del Sistema Solare, e una delle due pietre miliari della mia esperienza di astrofilo ricercatore. L’altra, la partecipazione ad un corso di “Fotometria Asteroidale” tenuto da Lorenzo Franco presso l’Osservatorio della Montagna Pistoiese, dal quale sono uscito entusiasta e fermamente deciso a intraprendere seriamente lo studio della fotometria.

La strumentazione di cui dispongo non è nulla di eccezionale: il telescopio è uno Schmidt Cassegrain (MEADE LX90) da 20 cm ridotto a F6 e la camera è una ATIK 383L+. L’originale montatura a forcella è stata sostituita da una montatura equatoriale monobraccio realizzata appositamente per me dalla RM Engineering, mentre per l’elettronica ho scelto di utilizzare un controller Arduino con a bordo il firmware Onstep. Nel 2020 ho ottenuto dal Minor Planet Center il codice internazionale (L63) che identifica il mio osservatorio, l’HOB Astronomical Observatory: è “l’osservatorio sul terrazzo”, di fatto anche stavolta il balcone di casa, dove ho installato in postazione fissa il mio telescopio.

Postazione di Controllo L63 – Marco Iozzi

(….)

L’articolo, un racconto piacevole e avventuroso alla scoperta di asteroidi, continua con le testimonianze degli astrofili Luca Grazzini, Matteo Lombardo, Massimiliano Mannucci e Nico Montigiani, Andrea Mattei e Lorenzo Franc,o dalle loro rispettive postazioni.

Per chi volesse leggere l’articolo completo esso è pubblicato in Coelum Astronomia n°259 di dicembre2022/gennaio2023 oppure è consultabile (a partire dalla fine del mese di novembre) nella sezione riservata della Community.

 

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