Sono oltre 14 mesi che la piccola sonda giace sotto una coltre di ghiaccio secco a temperature proibitive e per diversi mesi non ha neanche visto un solo raggio di Sole.
Se Phoenix sopravvive a queste condizioni estreme, riceverà ora sufficiente energia dal Sole per riattivare le sue funzioni di base e chiamare “casa”. Se succederà, la sonda orbitale Odyssey è pronta ad ascoltare il suo segnale e inviarcelo immediatamente.
“Durante queste campagne d’ascolto, attiveremo la radio di bordo di Odyssey nel momento in cui sorvolerà Phoenix, in modo da essere in grado di ricevere qualsiasi segnale dovesse giungere dalla superficie” ha detto Chad Edwards, capo ingegnere al Jet Propulsion Laboratory per le telecomunicazioni dei programmi marziani.
“Se Phoenix fosse vivo e trasmettesse, avremmo una rilevazione diretta basata sulla telemetria dell’orbiter che potrà rilevare il segnale UHF inviato dal lander”.
Odyssey inizierà ad ascoltare il 18 gennaio per 3 giorni, sorvolando la zona per ben 30 volte. Sono previste inoltre altre due campagne d’ascolto, una a metà febbraio ed un’altra a fine marzo.
“Resta molto improbabile che Phoenix possa essere sopravvissuto ai rigori dell’inverno polare marziano”, ha aggiunto Edwards, “ma se per caso lo fosse, saremo là ad ascoltare quello che avrà da dirci.
Attualmente la zona in cui si trova la sonda riceve circa 17 ore di Sole per Sol e quindi ci troviamo nelle condizioni presenti quando perdemmo i contatti con Phoenix. È per questo motivo che inizia ad avere senso sperare in un risveglio.
Le istruzioni del lander in caso di un risveglio sono di rimettersi in forze (caricare le batterie) e chiamare Terra per due ore al giorno. Odyssey passerà ed ascolterà per dieci minuti proprio ogni due ore assicurandosi così di captare un eventuale segnale.
In caso di risveglio, il primo compito per il lander sarà verificare quali componenti sono ancora in funzione, dopodiché verrà studiata una strategia per raccogliere, nuovamente, la maggior quantità di dati possibile.
Per aprile Phoenix sarà costantemente illuminato dal Sole, quindi, se è ancora “vivo”, avrà energia sufficiente per riavviarsi.
Nell’immagine in alto una vista dall’orbita della zona in cui si trova Phoenix.
Ripresa dalla High Resolution Imaging Science Experiment (HiRISE) del Mars Reconnaissance Orbiter il 6 gennaio.