La squadra azzurra 2012. Da sinistra: Nicola Plutino, Shi Chenfu, Lisa Da Vinchie, Carlo Antonio Rositani e Francescopaolo Lopez

Quanti atomi ha il Sole? È una delle domande poste ai venti partecipanti per la categoria junior (14-15 anni) alla finale italiana delle Olimpiadi dell’astronomia. Già vi vengono i brividi? Ebbene, era uno fra i quesiti più abbordabili. E non si trattava d’un quiz a risposte multiple, occorreva proprio fare i conti. Risultato: grosso modo, un 6 seguito da 56 zeri. Quando si dice cifre astronomiche… Ai venti colleghi senior (16-17 anni), invece, è toccato affrontare situazioni che metterebbero in difficoltà pure i tecnici della NASA, dal calcolo dell’orbita della Stazione spaziale al salvataggio in extremis d’un rover marziano lì lì per finire in un precipizio.

La gara si è svolta dal 14 al 16 aprile a Macerata, presso il liceo scientifico Galileo Galilei, e a detta di tutti le prove sono state impegnative come non mai. D’altronde, i 40 partecipanti – reduci da una preselezione altrettanto dura, svolta nei mesi scorsi in varie città italiane – erano davvero preparatissimi. E il premio in palio per i primi cinque arrivati è di quelli che meritano uno sforzo particolare: un biglietto per la finale internazionale, in programma dal 16 al 24 ottobre in Corea del Sud.

A metterselo in tasca, per la categoria senior, Nicola Plutino (17 anni, liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Reggio Calabria) e Chenfu Shi (16 anni, ITIS “S. Cannizzaro” di Colleferro). I tre junior, invece, sono Francescopaolo Lopez (quasi 15 anni, liceo scientifico “A. Scacchi” di Bari), Carlo Antonio Rositani (14 anni, liceo classico “T. Campanella” di Reggio Calabria) e Lisa Da Vinchie (14 anni, liceo scientifico “E. Fermi” di Pieve di Cadore), unica rappresentante femminile della squadra azzurra.

Come per gli anni passati, l’INAF e la SAIt stanno già organizzando per loro degli stage estivi di preparazione alla sfida internazionale. «Ovviamente, non sono rivolti solo ai cinque che andranno in Corea», sottolinea il presidente del Comitato olimpico Stefano Sandrelli, dell’INAF di Brera, «ma al maggior numero possibile fra coloro che hanno preso parte alla finale nazionale. Perché vogliamo che si conoscano, che facciano amicizia e che imparino a scambiarsi ciò che sanno e ciò che non sanno».

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