Si è tenuta il 3 marzo l’attesa conferenza stampa dell’Agenzia spaziale europea sul ritorno di Samantha Cristoforetti sulla Stazione spaziale internazionale. Moderati dalla responsabile delle relazioni esterne dell’Esa Ninja Menning, erano presenti oltre all’astronauta italiana anche il nuovo direttore generale dell’Esa Josef Aschbacher, il direttore dell’Esplorazione umana e robotica dell’Esa David Parker e il presidente dell’Agenzia spaziale italiana Giorgio Saccoccia.
Probabilmente già dal prossimo anno Cristoforetti tornerà dunque a volare sulle nostre teste ogni novanta minuti. Il primo “passaggio” per la Iss l’aveva preso nel 2014 da un veicolo spaziale russo Soyuz – era la missione “Futura” – mentre la navicella spaziale su cui volerà per la sua seconda missione non è ancora confermata, ma sarà su un volo commerciale – probabilmente una SpaceX Crew Dragon o un Boeing Cst-100 Starliner.
Durante la missione Futura Cristoforetti aveva sostenuto, per 199 giorni e 16 ore, un ampio programma scientifico di esperimenti di biologia e fisiologia umana, nonché ricerche sulle radiazioni e varie dimostrazioni tecnologiche. Tra le altre cose aveva anche supervisionato lo sgancio del quinto e ultimo veicolo di trasferimento automatizzato (Atv) dell’Esa, firmando di fatto la fine di un programma di successo che ha aperto la strada ai moduli di servizio europei attualmente prodotti per la sonda spaziale Orion della Nasa, che viaggerà presto verso la luna.
Durante la conferenza stampa di oggi Cristoforetti ha parlato del suo recente passato terrestre, cominciato al rientro dalla Stazione spaziale, avvenuto nel 2015. «Sono grata delle numerose opportunità di crescita professionale che mi sono state offerte in questi anni, da quando sono tornata dalla mia prima missione. Per qualche anno», ricorda l’astronauta, «ho guidato “Spaceship Eac”, un team di studenti e giovani ricercatori che lavorano alle tecnologie per l’esplorazione lunare, e per due anni ho dato il mio contributo al programma iHab, offrendo il punto di vista di un’astronauta nella fase di sviluppo di questo modulo abitativo fornito da Esa per l’avamposto in orbita Lunar Gateway. Ho avuto anche l’opportunità di lavorare per 10 giorni sott’acqua, in veste di comandante dell’equipaggio Neemo23 della Nasa, in condizioni simili a quelle di una missione spaziale».
«Ma tornare sulla Iss, la mia “casa lontano da casa”, è sempre rimasto il mio desiderio più grande», aggiunge Cristoforetti. «Sono onorata di essere stata assegnata a una seconda missione spaziale e non vedo l’ora di tornare a rappresentare l’Italia e l’Europa in orbita, contribuendo alle attività di ricerca scientifica e sviluppo tecnologico in microgravità».
Una seconda volta sulla Stazione spaziale è già quasi una consuetudine per quella prima “classe” di sei astronauti Esa reclutati nel 2009, infatti il bis di Cristoforetti segue le seconde missioni dei suoi compagni Alexander Gerst e Luca Parmitano, effettuati rispettivamente nel 2018 e nel 2019, nonché quella di Thomas Pesquet, prevista per questa primavera 2021. La data prevista per Samantha Cristoforetti è ancora da confermare ma sarà con tutta probabilità nella primavera del 2022, per cui è quasi certo che vi sarà un passaggio di consegne diretto sulla stazione con il tedesco Matthias Maurer, la cui prima missione sulla Iss è prevista entro la fine di quest’anno.
L’addestramento per la seconda missione di Samantha è già in corso e ha incluso sessioni di aggiornamento della Stazione spaziale presso il centro astronauti dell’Esa a Colonia, in Germania, e il Johnson Space Center della Nasa a Houston, in Texas. Nei prossimi mesi il programma verrà intensificato con training specifici sui sistemi della Iss e con nuove procedure per gli esperimenti e le attività che svolgerà nello spazio.
Il legame della missione Esa con l’Italia non si limita al ritorno di Cristoforetti sulla Iss: c’è anche un impegno più specifico dell’Agenzia spaziale italiana legato a esperimenti il cui bando è ancora in corso. In attesa di potersi addestrare sui nuovi esperimenti, Cristoforetti seguirà dunque quelli come Lidal, Nutriss, Acoustic Diagnostics e Mini-Euso, già presenti a bordo della Iss, e sui quali Luca Parmitano ha già lavorato durante la missione Esa Beyond nel 2019.
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