Il telescopio spaziale in raggi X Chandra, della NASA, ha permesso a un gruppo di ricercatori (tra cui molti italiani) di comporre uno straordinario ritratto di un’enorme nube di gas caldo che avvolge due grandi galassie in collisione. Questo grande serbatoio di gas contiene materiale pari a circa 10 miliardi di masse solari, si estende per circa 300.000 anni luce, ed emette radiazioni ad una temperatura di oltre 7 milioni di gradi Kelvin.
Questa gigantesca nube di gas, che gli scienziati chiamano “halo”, alone, si trova nel sistema NGC 6240, già ben noto alle cronache astronomiche. Si sa da tempo che in quel punto si stanno fondendo due grandi galassie a spirale di dimensioni simili alla nostra Via Lattea. Ognuna delle due galassie contiene un buco nero supermassiccio al suo centro. I due buchi neri potrebbero finire per fondersi per formare un buco nero più grande.
Nell’immagine composita di NGC 6240, le rilevazioni in raggi X di Chandra, che rivelano la nube di gas caldo, sono di colore porpora. Questi dati sono stati combinati con i dati ottici del telescopio spaziale Hubble, che mostrano le lunghe “code” delle galassie si fondono, che si estendono nella parte inferiore destra e in quella inferiore dell’immagine.
Oltre al disfacimento della forma a spirale, un’altra conseguenza della collisione tra le due galassie è che il gas contenuto in esse è stato violentemente rimescolato, causando un “boom” di nascita di nuove stelle che dura da almeno 200 milioni di anni. Durante questa esplosione di nascita stellare, alcune delle stelle più massicce hanno avuto un’evoluzione accelerata, esplodendo in tempi relativamente brevi come supernove. Secondo i ricercatori, queste esplosioni hanno disperso grandi quantità di elementi come ossigeno, neon, magnesio, silicio nel gas caldo delle galassie, e questo gas arricchito si è lentamente espanso mescolandosi con il gas più freddo che già esisteva. Durante il baby boom prolungato, si sono verificate anche esplosioni più brevi di formazione stellare. Per esempio, la più recente esplosione di formazione stellare è durata per circa cinque milioni di anni, e si è verificata circa 20 milioni di anni fa. Ma gli autori non pensano che il gas caldo sia stato prodotto tutto in questa raffica più breve.
Primo autore dello studio (pubblicato su The Astrophysical Journal) è Emanuele Nardini, al momento alla Keele University in Gran Bretagna ma laureatosi a Firenze. Tra gli autori anche Guido Risaliti dell’Osservatorio Astronomico di Arcetri dell’INAF, che spiega a Media Inaf: “la sorgente attorno a cui abbiamo trovato questo alone non è un oggetto qualsiasi. E’ un sistema di due galassie interagenti in cui si distinguono ancora molto bene i due nuclei, in entrambi i quali c’è un AGN attivo. E’ stato il primo caso in cui, nel 2003, si è osservato questo doppio AGN. Ora abbiamo visto anche questo enorme alone X, e viene naturale associarlo alla collisione in corso. La cosa che ci interessa di più è che quello che vediamo in questo oggetto dovrebbe essere il processo di formazione tipico delle galassie ellittiche. A lungo andare, la morfologia caotica che vediamo in questo momento dovrebbe rilassarsi e nascere una galassia ellittica. E siccome si stima che il tempo di raffreddamento dell’alone sia di miliardi di anni, esso dovrebbe esserci ancora quando la trasformazione nella galassia ellittica sarà completata.
Di certo, la collisione offre l’opportunità di assistere a una versione di un evento che era comune nell’Universo primordiale, quando le galassie erano molto più vicini e uniti più spesso relativamente vicino.