Come tutti sanno la Luna è ricoperta di crateri di struttura e dimensioni variabili, non tutti preservati allo stesso modo: l’analisi delle analogie e delle differenze è importante per i planetologi per capire l’età e l’evoluzione delle superficie dei pianeti.
Le immagini ad altissima risoluzione della Lunar Reconnaissance Orbiter Camera LROC (disponibili anche tramite una spettacolare mappa interattiva navigabile) consentono di studiare con maggior dettaglio oggetti anche molto conosciuti, scoprendo nuovi particolari importanti: è il caso del cratere Giordano Bruno, di 22 km di diametro, situato sulla faccia lontana, giusto oltre il lembo orientale. Battezzato in onore del filosofo delle “infinite Terre” finito sul rogo nel 1600, il cratere fu scoperto nelle immagini del Luna-3 sovietico riprese nel 1959, ed immediatamente riconosciuto per la sua importanza, in quanto la vasta raggiera di ejecta biancastri che lo circonda ne indicherebbe una formazione molto recente. Dati confermati in seguito dalle osservazioni di tutte le altre sonde automatiche, che lo hanno ripreso in tempi più recenti.
L’assenza di significativa microcraterizzazione sovrapposta ai raggi aveva spinto alcuni scienziati ad identificarlo addirittura con l’impatto osservato dai monaci nel 1178 e riportato dalle cronache medievali, con le caratteristiche di quello che definiremmo oggi un transiente lunare; altri ricercatori lo hanno datato di circa 1 milione di anni, età ancora molto giovane su scala lunare.
Le riprese della LROC, ottenute negli ultimi due anni con una risoluzione di un metro (!), stanno però rivelando un vero scrigno di segreti all’interno del cratere, dettagli che indicherebbero un’età molto meno recente di quanto si potesse pensare.
La spettacolare ed inaspettata struttura spiraliforme, al bordo occidentale del fondale del bacino, sembra infati indicare un mescolamento caotico del materiale fuso durante lo scorrimento sul fondo, con la fusione o il sovrascorrimento di materiali di densità diversa.
La “mescola” potrebbe aver impastato insieme i materiali fusi dall’impatto con frammenti di roccia franati al fondo, come riporta lo studio di un team ucraino guidato da Shkuratov.
Di interesse anche un vasto deposito di frammenti e detriti staccatisi dal bordo settentrionale del cratere: di solito questi depositi si staccano durante gli ultimi stadi di formazione dei crateri più grandi, ma in questo caso il materiale al fondo non mostra le tracce di microcraterizzazione rinvenibili sulle fiancate. Il distacco e lo scivolamento dovrebbero quindi essersi verificati più recentemente. Franamenti simili, tutti più chiari, con microcrateri più recenti, anche se più piccoli, si osservano lungo tutto il bordo del cratere, sovrapposti al materiale più scuro del fondo.
Questo dovrebbe avere, secondo dati rilevati anche dall’altro lander nipponico Kaguya, almeno un milione di anni di età.
Qualunque cosa abbiano osservato i monaci medievali nel 1178, dunque, non avrebbe alcuna relazione con Giordano Bruno o, almeno, con il corpo principale del cratere: Giordano Bruno sarebbe, quindi, una formazione lunare sì recente, ma antica di almeno un milione di anni, con segni di ulteriori eventi minori verificatisi in epoche più vicine.
L’articolo è stato tratto da: The lunar crater Giordano Bruno as seen with optical roughness imagery. Shkuratov et al., Icarus 218, 2012, 525-533, doi:10.1016/j.icarus/2011.12.023.