«La nostra Cassini è ora un tutt’uno con il pianeta che ha studiato così a lungo. Il resto è scienza».
Così è stata salutata la sonda dal JPL della NASA, subito dopo l’arrivo, anzi… il “non arrivo” del segnale.
Our @CassiniSaturn spacecraft is now one with the planet it studied for so long. The rest is science. #GoodbyeCassini#GrandFinale pic.twitter.com/abVTba8tNm
— NASA JPL (@NASAJPL) 15 settembre 2017
L’ultimo segnale è infatti scomparso alle 13:55:46 (ora italiana), 30 secondi dopo il momento previsto, niente male: «prevedere la fine di Cassini in una atmosfera sconosciuta lontana un miliardo di miglia con uno scarto di 30 secondi, è abbastanza straordinario» ha infatti sottolineato Earl Maize, program manager della missione. E quei trenta secondi portano anche preziosi dati per il team missione.
Il silenzio che ha seguito questi ultimi dati è stato il “non-segnale” che la sonda si era “nominalmente” disintegrata nell’atmosfera. Emily Lakdawalla, da twitter, ha fatto notare come fosse inevitabile che la sonda si disintegrasse nell’atmosfera, non c’era modo che questa ultima fase “andasse storta”, al massimo la sonda poteva disintegrarsi prima del previsto, ma ormai era lanciata verso l’atmosfera del pianeta, le cose non sarebbero potute andare altrimenti, ma gli ingegneri di missione, fino all’ultimo, hanno ripetuto seguendo le operazioni passo passo, il rituale mantra di quando in una missione “tutto va a meraviglia”: «everything is nominal».
«Questo è il capitolo di chiusura di una missione straordinaria, ma è anche un nuovo inzio», le parole sono di Thomas Zurbuchen, a capo della direzione delle missioni scientifiche della Nasa. «La scoperta di Cassini di mondi ricoperti da oceani sotterranei, come Titano e Encelado, cambia tutto, stravolgendo quella che pensavamo sarebbe stata la ricerca di luoghi potenzialmente adatti a ospitare la vita al di fuori dalla Terra».
E tutto è andato come doveva andare, i dati sono stati inviati fino all’ultimo byte, la telemetria è arrivata precisa e puntuale, con quell’ora e mezza di ritardo dovuto alle distanze, ma puntuale. La sonda si è immersa nell’atmosfera di Saturno lasciandoci anche delle straordinarie immagini all’infrarosso delle nubi in cui poi si è tuffata. Otto gli strumenti accesi che hanno inviato dati a Terra durante l’immersione, che vediamo nella grafica che segue e di cui non vediamo l’ora di conoscere il raccolto, che verrà analizzato nelle prossime settimane e che porterà nuovi indizi sulla formazione e sull’evoluzione del pianeta e sulle dinamiche della sua atmosfera.
Per questo non è un vero addio… è solo un passaggio necessario. La missione continua perché, come detto da Thomas Zurbuchen: «anche questa è Cassini!» riferendosi a tutte le persone di 27 nazioni, riunite in 3 grandi agenzie spaziali, che hanno lavorato alla missione, e che continueranno a lavorare sui 625 GB di dati e le oltre 400mila immagini che la sonda Cassini ha inviato a Terra.
Qui sopra e di seguito le ultime immagini di Saturno inviate dalla sonda, prima di tuffarsi nell’atmosfera del pianeta. Nelle versioni in bianco e nero e a colori, queste immagini sono state riprese dalla wide-angle camera della Cassini quando la zona di immersione si trovava nel lato buio del pianeta, illuminato solo dalla luce riflessa dagli anelli, nello stesso momento in cui sono state riprese le immagini a infrarosso. Cassini si è immersa però solo qualche ora dopo, quando il giorno su quella zona di Saturno è sorto, (e quindi quel lato di Saturno era rivolto verso il Sole, e verso di noi) o non avremmo potuto seguire “in diretta” i suoi ultimi segnali. L’immagine è delle 1:59 (ora italiana) del 15 settembre, quando la sonda si trovava a 634 mila chilometri da Saturno.
E chiudiamo con il gioco di parole di Linda Spilker, project scientist della missione al JPL , che riprendendo la promessa (che sappiamo essere ben più di una promessa) di Thomas Zurbuchen, chiude il suo intervento con: «Goodbye Cassini, thanks for the ringside at Saturn and, as Thomas said… we will back!» («Addio Cassini, grazie per il posto in prima fila su Saturno — ringside significa “lato degli anelli”, ma indica anche la “prima fila” attorno alla pedana negli incontri di box – e, come ha detto Thomas, torneremo!») .
Per sapere tutto sulla missione, non perdete l’ultimo numero di Coelum astronomia, con uno speciale dedicato alla missione, dal lancio a oggi, con tutte le più straordinarie immagini che la sonda ci ha inviato in questi anni.
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