Modelli di elevazione digitale del terreno (dem) della zona del touchdown previsto l'11 luglio. Crediti: JAXA - Processing: M. Di Lorenzo

Antefatto

Come i lettori ricorderanno, dopo un rinvio di 4 mesi, lo scorso 22 febbraio il “falco” giapponese effettuò il primo touchdown con raccolta di materiale nei pressi dell’equatore dell’asteroide Ryugu. Il 5 aprile, poi, Hayabusa ha rilasciato l’ordigno SCI che, esplodendo, ha scagliato un proiettile di rame sull’asteroide e scavato un cratere di 10 metri.
Nei mesi successivi, la sonda ha effettuato molteplici manovre di approccio a questo cratere, in vista di una eventuale discesa, per prelevare un secondo campione di materiale dal suo interno; qui, potete vedere un grafico che riporta la distanza dalla superficie dell’asteroide durante le tre manovre in questione, il cui nome è riportato in alto nei rettangoli rossi.

Image credit: JAXA, Chiba Institute of Technology, University of Tokyo, Kochi University, Rikkyo University, Nagoya University, Meiji University, University of Aizu, AIST - Processing: Marco Di Lorenzo

Durante la prima manovra di metà maggio, è stato rilasciato un “Target Marker” (una sorta di piccolo riferimento catarifrangente) nei pressi del cratere artificiale. Nell’ultima manovra a giugno (una ripetizione della precedente, che non era perfettamente riuscita) Hayabusa si è avvicinata a soli 9 metri dal suolo, a nord del cratere, in prossimità della regione denominata CO1. In quella occasione, è stato ripreso il mosaico qui a destra di immagini a risoluzione crescente.

Durante la fase di risalita della manovra intermedia, invece, è stata scattata la seguente immagine del Target Marker con una risoluzione migliore di 1 centimetro, utilizzando camera telescopica ONC-T:

Image credit: JAXA, Chiba Institute of Technology, University of Tokyo, Kochi University, Rikkyo University, Nagoya University, Meiji University, University of Aizu, AIST - Processing: Marco Di Lorenzo

Il secondo touchdown (PPTD)

Un secondo prelievo era previsto fin dall’inizio della missione ma, ultimamente, ci sono stati molti dubbi sull’opportunità di effettuare una manovra così delicata; se qualcosa fosse andato storto, infatti, si sarebbe compromesso anche il ritorno a Terra del primo campione prelevato con successo. Finalmente, dopo una approfondita analisi delle immagini, delle misure e delle performances della sonda durante le ultime manovre, si è giunti all’annuncio del 25 giugno, in cui si è stabilito che, a metà della prossima settimana, la manovra verrà effettivamente eseguita.

Alla decisione si è giunti sulla base delle seguenti considerazioni:

  • • Elevato valore scientifico del prelievo;
  • • conferma della fattibilità del touchdown nella posizione prescelta;
  • • conferma che non ci saranno ulteriori ostacoli anche nel corso delle operazioni successive, nonostante un irraggiamento solare inferiore a quello del primo touchdown.

La data prescelta per il touchdown è giovedì 11 luglio, nel tardo pomeriggio, ma le operazioni inizieranno due giorni prima. Come finestra di riserva, ci sarebbe la settimana intorno al 22 luglio ma sarebbe l’ultima data utile perchè, dalla fine del mese, la distanza dal sole scenderà sotto 1 unità astronomica e le condizioni termiche renderebbero proibitiva l’operazione.

Qui in alto, le fasi dell’intera manovra con gli orari puramente indicativi; sotto, il dettaglio della fase più critica. Come si vede, giunta a 8,5 metri dalla superficie, Hayabusa-2 cambierà il suo assetto in maniera da toccare terra perpendicolarmente al terreno, nei pressi del Target Marker.

La zona prescelta per l’atterraggio è denominata CC01-Cb e ha un diametro di soli 7 metri; essa presenta alcuni massi non più alti di 65 cm, come mostrato nelle immagini sottostanti e in quella d’apertura; questo dovrebbe garantire il contatto della proboscide di campionamento senza che la sonda e i pannelli vengano danneggiati.

La zona del touchdown: a sinistra, una visione del contesto, con il cratere artificiale in basso; a destra, ingrandimento con indicazione della massima altezza stimata di alcuni rilievi - Image credit: JAXA

Come si vede, il luogo d’atterraggio è una decina di metri dal bordo del cratere artificiale e include, di fatto, il Target Marker; questo fa si che, contrariamente al primo touchdown, in cui la sonda si è dovuta muovere in diagonale rispetto alla superficie, qui la discesa sarà praticamente verticale e quindi dovrebbe risultare più precisa. Una volta raccolti i campioni, questi verranno sigillati in un contenitore che, all’interno di una capsula, dovrebbero atterrare nel deserto australiano a fine 2020.

Cercheremo di seguire in diretta le operazioni, sul nosto sito Aliveuniverse.today

Incrociamo le dita e state sintonizzati!

Riferimenti:

http://www.hayabusa2.jaxa.jp/en/topics/20190619e_PPTD_approach1/

http://www.hayabusa2.jaxa.jp/en/enjoy/material/press/Hayabusa2_Press20190625_ver5_en2.pdf


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