Nel riquadro il primo piano della coma della cometa Neowise ripresa dal telescopio spaziale Hubble. È la prima volta che Hubble fotografa una cometa di questa luminosità e a tale risoluzione dopo il suo perielio. L'immagine di fondo è stata ripresa invece da Terra, il 16 luglio scorso, da Zoltan G. Levay, dall'emisfero nord. Credits: NASA, ESA, STScI, Q. Zhang (Caltech); immagine da terra copyright © 2020 by Zoltan G. Levay, used with permission

Eccola nel riquadro, la bellissima chioma della cometa Neowise. Inutile dire che nel prossimo numero di Coelum Astronomia (in uscita tra un paio di giorni, il 26 agosto) troverete un corposo report e una selezione delle tantissime magnifiche immagini che ci avete inviato e caricato nella piattaforma PhotoCoelum. Erano davvero tante… non ce ne vogliano gli esclusi, questo mese è stata una difficile scelta (erano DAVVERO tante). Ma sono tutte lì, sulla piattaforma a disposizione di tutti!

Credits: NASA, ESA, A. Pagan (STScI), and Q. Zhang (Caltech)

Dicevamo… eccola, spogliata della lunga coda che attira l’attenzione, la coma, la chioma della cometa, l’involucro nebuloso fatto di polveri e gas che circonda il nucleo roccioso e ghiacciato di questi affascinanti oggetti.

L’immagine è la prima ripresa fatta dal telescopio spaziale a una cometa così brillante e così da vicino, dopo il suo passaggio al perielio, raggiunto il 3 luglio a una distanza di 43 milioni di chilometri dal Sole, nel pieno della sua attività. La chioma della Neowise è stata stimata essere attorno a 18 mila chilometri di ampiezza (mediamente), e i ricercatori utilizzeranno queste immagini per determinare la natura e la composizione delle polveri, anche per capire come il calore del Sole, nel suo recente passaggio (il prossimo tra 7 mila anni!), può averne cambiato le proprietà.

«Hubble ha una risoluzione di gran lunga migliore di quella che possiamo ottenere con qualsiasi altro telescopio di questa cometa», spiega il ricercatore capo Qicheng Zhang della Caltech di Pasadena, California. «Questa risoluzione è la chiave per vedere dettagli molto vicini al nucleo. Ci permette di vedere i cambiamenti nella polvere subito dopo che è stata strappata da quel nucleo a causa del calore solare, permettendoci di campionare la polvere il più vicino possibile alle proprietà originali della cometa».

Avere la possibilità di studiare una polvere di cometa così vicina alle sue proprietà originali aiuta anche gli astronomi a comprendere meglio le condizioni del Sistema Solare in cui si è formata.

Anche se in questa immagine non è possibile vederlo, il nucleo sembra aver superato l’avvicinamento al calore del Sole – che spesso invece a causa di sollecitazioni termiche e gravitazionali in incontri così ravvicinati, arrivando a spezzare o dissolvere i nuclei ghiacciati delle comete (basta pensare alle altre due promesse di quest’anno, la ATLAS e la SWAN) – e i ricercatori hanno stimato che le sue dimensioni dovrebbero essere attorno ai 4,8 chilometri di raggio.

Quelli che invece si vedono chiaramente sono due coni d’ombra, che sembrano disperdere la grande chioma. Si tratta in effetti di due getti di polvere e gas, espulsi in direzioni opposte, dovute alla sublimazione del ghiaccio in superficie che ha “liberato” delle sacche di gas, lanciandole ad alta velocità nello spazio. La rotazione del nucleo poi gli ha datto la forma a ventaglio che vediamo. Gas e polveri che poi andranno a formare la lunga coda. Nel video qui sotto la rotazione mette in evidenza queste due strutture.

La cometa, considerata la cometa visibile più luminosa dell’emisfero settentrionale dopo la Hale Bopp, del 1997, ora si sta allontanando a una velocità di 230 mila chilometri all’ora, e tornerà solo tra 7000 anni. Puntate le sveglie…