Il razzo Antares di Orbital Sciences Corporation, che portava la capsula Cygnus CRS-3 per una missione di rifornimento della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), è esploso pochi secondi dopo il lancio dal Mid-Atlantic Regional Spaceport di Wallops Island in Virginia.
Il lancio è avvenuto alle 18:22 ora locale (22:22 GMT – 23:22 ora italiana) di martedì 28 ottobre 2014 con l’accensione dei due motori AJ26-58 a propellenti liquidi (ossigeno liquido e cherosene – LOx/RP1) del primo stadio del vettore Antares e con il corretto rilascio dalla rampa di lancio.
Pochi secondi dopo il decollo, è cambiata repentinamente la forma della scia di fuoco lasciata dai due motori del primo stadio e, dopo una prima esplosione che ha interessato la parte inferiore del razzo Antares, il veicolo spaziale ha arrestato la propria ascesa a qualche decina di metri dal suolo per ricadere sulla rampa di lancio sottostante.
A contatto con il suolo, i propellenti liquidi contenuti nei sernbatoi del primo stadio e il propellente solido contenuto nel secondo stadio sono esplosi in una enorme sfera di fuoco che ha avvolto le strutture della base di lancio.
Le fiamme hanno continuato ad avvolgere le strutture della base di lancio ancora per diversi minuti dopo l’incidente, probabilmente alimentate dal combustibile solido del secondo stadio, e sono state spente per mezzo dell’intervento dei pompieri.
Per quanto i danni sulle strutture di terra siano ingenti, secondo quanto dichiarato dai responsabili di Orbital Sciences Corporation, non vi sono stati danni a esseri umani.
Non sono stati ancora rilasciati comunicati ufficiali da parte di Orbital sulle cause dell’incidente, anche sa da fonti non confermate sembra che pochi secondi dopo il decollo sia stato attivato il sistema automatico di auto distruzione, di cui è dotato il razzo Antares, a causa di anomalie su uno o entrambi i motori del primo stadio.
I motori AJ26-59 di cui il primo stadio del vettore Antares è dotato, sono forniti a Orbital Sciences Corporation dalla compagnia americana Aerojet Rocketdyne e sono dei propulsori di origine russa, sviluppati con il nome NK-33 per il razzo vettore N-1 che sarebbe servito per portare cosmonauti russi sulla superficie della Luna negli anni settanta e il cui progetto era fallito per la difficoltà di messa a punto.
Prima dell’incidente occorso ieri sera, il razzo vettore Antares era stato lanciato con successo da Orbital altre quattro volte, la prima volta con un lancio di prova e le successive volte portando in cima la capsula Cygnus, sviluppata da Orbital in collaborazione con Thales Alenia Space, per le missioni di rifornimento della Stazione Spaziale Internazionale all’interno del programma Commercial Resupply Services (CRS) della NASA.
Nella missione CRS-3 fallita ieri, terza missione di rifornimento della ISS a carico di Orbital, la capsula Cygnus era stata riempita con circa 2.200 kg di materiali destinati della Stazione Spaziale Internazionale, comprendenti circa 600 kg di rifornimenti alimentari destinati all’equipaggio della Expedition 41 attualmente in corso.
La perdita del carico di Cygnus CRS-3, ovviamente distruttosi nell’esplosione, non viene considerato critico dai responsabili della NASA per la gestione della Stazione Spaziale Internazionale e verrà reintegrato a partire dalle prossime missioni di rifornimento.
Nel video seguente, uno stralcio della diretta di trasmessa ieri da NASATV in occasione del lancio della missione CRS-3, con le immagini dell’incidente a partire dagli istanti che precedono il lancio di Antares.
Fonte: Spaceflightnow.com.
Image and video credit: NASATV.
“Le fiamme hanno continuato ad avvolgere le strutture della base di lancio ancora per diversi minuti dopo l’incidente, probabilmente alimentate dal combustibile solido del secondo stadio, e sono state spente per mezzo dell’intervento dei pompieri.”
In realtà col propellente solido non c’è pompiere che tenga, brucia fino ad esaurimento 😉
Che ne sarà ora della ISS?…..senza rifornimenti, per quanto tempo?
E’ già partito un razzo russo con rifornimenti in abbondanza. Ma sulla ISS sono più che coperti, non basta una missione fallita per metterli in pericolo.