Dione, in primo piano, sembra ospitare un oceano sotto la sua crosta ghiacciata, proprio come la sua compagna Encelado, nell'immagine sullo sfondo, solo molto più in profondità rispetto a quest'ultima.

È uno dei satelliti naturali della grande famiglia del gigante ad anelli, il quarto per dimensioni, ed è salito agli onori della cronaca per un nuovo studio condotto da un team di ricercatori dell’Osservatorio Reale del Belgio. Si tratta di Dione, luna che, battezzata con il nome di una ninfa secondo la mitologia greca, nasconderebbe un oceano sotto il suo volto ghiacciato.

La ricerca, basata sui dati raccolti dalla sonda NASAESA-ASI Cassini durante recenti fly-by, è illustrata nell’articolo “Enceladus’ and Dione’s floating ice shells supported by minimum stress isostasy”, pubblicato una settimana fa sulla rivista “Geophysical Research Letters”.

Gli autori dello studio hanno analizzato le informazioni trasmesse dalla sonda, con particolare riferimento alla gravità di Dione, e ritengono che la situazione prospettata da questi dati potrebbe essere spiegata ipotizzando una fluttuazione della crosta del corpo celeste su un oceano. Questo “mare cosmico”, profondo decine di chilometri, dovrebbe trovarsi a una distanza di 100 chilometri dalla superficie di Dione ed estendersi intorno al suo nucleo roccioso.

Una rappresentazione dell'interno di Encelad0 con una crosta ghiacciata, un oceano e un nucleo roccioso. I ricercatori del ROB pensano che Dione possa avere anche lui un oceano simile sotto la superficie. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute

La struttura di questa luna, quindi, ricorderebbe quella di un’altra “collega” del vasto entourage di SaturnoEncelado. Questo satellite naturale, di minori dimensioni rispetto a Dione, è stato spesso al centro dell’attenzione per i getti di vapore acqueo che caratterizzano la sua regione polare meridionale. Dione, nonostante la superficie accidentata, appare al momento in una condizione di quiete.

L’attività di ricerca è stata condotta tramite modelli delle superfici ghiacciate di Dione ed Encelado, considerate come una sorta di iceberg immersi nell’acqua e sottoposte a condizioni di tensione. Dalle simulazioni, coerentemente con studi precedenti, è emerso che l’oceano di Encelado sarebbe più vicino alla superficie, soprattutto nell’area in cui si verifica il fenomeno dei ‘pennacchi’.

L’oceano di Dione, invece, si troverebbe a una maggiore profondità e, secondo gli esperti, è sopravvissuto in questa condizione remota per l’intera durata della storia del satellite.

Quindi, questa realtà avrebbe potuto creare condizioni favorevoli per lo sviluppo della vita microbica soprattutto per le interazioni tra l’acqua e la roccia: da questi scambi, infatti, sarebbero potuti derivare elementi fondamentali per la vita, quali sostanze nutrienti e fonti di energia. Le simulazioni e la modellistica utilizzate per questo studio, secondo il team di ricerca, potrebbero essere applicate proficuamente in altre indagini simili.

Dione, luna scoperta dall’astronomo italiano Giovanni Domenico Cassini nel 1684, farebbe quindi salire a quota tre il numero di “mondi oceanici” nel sistema di Saturno; i suoi colleghi ‘acquatici’ sono il già citato Encelado e Titano.

Cassini, missione nata dalla collaborazione tra NASA, ESA ed ASI, ha come obiettivo lo studio di Saturno e del suo sistema di anelli e lune, con particolare attenzione a Titano. Partita nell’ottobre 1997, la sonda ha superato egregiamente la ‘maggiore età’ e sarà operativa sino al ‘Gran Finale’ del 15 settembre 2017.

Per sapere tutto sulla missione Cassini, leggi il report di Pietro Capuozzo su Coelum 201


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