Lo scorso 7 giugno si è verificata un’esplosione solare seguita da una tempesta di radiazione che, iniziata subito dopo il verificarsi del brillamento, è proseguita anche nella giornata dell’8 giugno 2011: un interessante fenomeno che potrebbe aiutarci a svelare molti dei misteri che ancora circondano i meccanismi della nostra stella madre, come il perché, ad esempio, la corona del sole sia migliaia di volte più  calda della sua superficie.



Per capire meglio quanto osservato ci siamo rivolti a Mauro Messerotti, dell’Osservatorio Astronomico di Trieste dell’INAF e esperto di fisica solare.

“Dopo una prolungata ed inaspettata fase di quiescenza – ci spiega Mauro Messerotti- l’attività solare continua ad aumentare rapidamente verso il massimo, previsto intorno al 2013. Il giorno 7 Giugno 2011  una regione attiva caratterizzata da una configurazione magnetica complessa ha dato origine ad una serie di eventi non particolarmente intensi, ma che hanno interessato la Terra e lo faranno anche nei prossimi giorni. Le osservazioni dallo spazio hanno mostrato il verificarsi di un brillamento solare di classe M2.5 nel dominio X (la classe di intensità intermedia), accompagnato dalla eruzione di una protuberanza nella corona solare con una ricaduta del plasma verso la superficie del Sole su un’area che ha interessato circa la metà del diametro solare, come evidenziato dalle osservazioni dello strumento AIA a bordo della sonda Solar Dynamics Observatory della NASA.

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Per capire meglio, quale meccanismo fisico ha avuto atto?

Protoni di alta energia accelerati in questi processi hanno dato origine ad una tempesta di radiazione che, iniziata subito dopo il verificarsi del brillamento, in corso ancora nella giornata del 8 Giugno 2011, come rilevato dalle sonde spaziali nell’ambiente interplanetario e quindi in prossimità della Terra, dove si è verificata una tempesta geomagnetica nelle prime ore dell’8 Giugno 2011. Infine una Eiezione di Massa dalla Corona (CME, Coronal Mass Ejection) associata alla eruzione della protuberanza è stata osservata allontanarsi radialmente dal Sole come una enorme bolla di plasma (CME di alone) ad una velocità di 1155 km/s. Questa CME arriverà in prossimità della Terra intorno alle 14:00 del 9 Giugno 2011, dove comprimerà il campo magnetico terrestre trasferendogli energia ed eccitando una tempesta geomagnetica che potrà estendersi anche al 10 Giugno 2011, anche se con intensità moderata. Inoltre particelle elettricamente cariche accelerate dalla CME riusciranno a penetrare lo scudo rappresentato dal campo geomagnetico e provocheranno aurore polari.

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Quali i possibili effetti per la Terra?

Questa complessa fenomenologia può disturbare i sistemi tecnologici nello spazio ed a terra, ad esempio mettendo a rischio l’integrità dell’elettronica colpita dalla particelle di alta energia e disturbando la propagazione delle onde radio nella ionosfera con effetti sulle radiocomunicazione e sui sistemi di localizzazione GPS. È quindi imperativo per la mitigazione di questi effetti affinare il monitoraggio, la modellizzazione e la previsione dello stato fisico dello spazio e del geospazio con le metodiche offerte dalla Meteorologia dello Spazio (Space Weather). Esistono diverse iniziative scientifiche a livello europeo e mondiale in questo campo,
alle quali partecipano molti ricercatori dell’INAF anche con ruoli di coordinamento. Citiamo ad esempio il progetto europe di cooperazione COST Action ES0803 “Developing Space Weather Tools and Services in Europe”,  il progetto europeo “Space Situational Awareness (SSA)” promosso dalla European Space Agency (ESA), il progetto NATO SCI-229 “Space Environment Support to NATO SSA”, di cui l’Italia e l’INAF sono leader.

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Ecco i video ripresi da SDO a tre diverse lunghezze d’onda

304 Angstrom Video



171 Angstrom Video



211 Angstrom Video