Il telescopio spaziale Hubble ci ha abituati alle sue meravigliose immagini del cielo profondo, oltre alla sua missione scientifica ha sempre avuto anche una “missione pubblica”, per suscitare meraviglia e avvicinare il grande pubblico all’astronomia. E non c’è dubbio che la cosa abbia funzionato e che sia forse l’osservatorio (da terra o dallo spazio) più popolare della NASA, ma da qualche giorno è entrato in “safe mode” allertando sia la comunità di esperti che dei tanti amatori e “ammiratori”.
Giovedì scorso infatti (il 5 ottobre alle 6:00 EDT, mezzogiorno per l’Italia) uno dei tre giroscopi utilizzati per controllare i movimenti del telescopio spaziale non ha funzionato, innescando quindi la modalità “safe mode”, una modalità che riduce al minimo le operazioni vitali dello strumento per evitare maggiori danni in una situazione problematica, in attesa che il controllo a terra individui e risolva il problema.
Ma la NASA è più che ottimista, e sta lavorando per riportare alla normalità il tutto, assicurando che il telescopio potrà lavorare ancora a pieno regime per gli anni a venire.
Hubble è infatti dotato di strumentazione “ridondante”, proprio per superare momenti di crisi come questo. Nel caso specifico è dotato di ben 6 giroscopi, nonostante ne usi solo tre e sia in grado di portare avanti le operazioni fondamentali anche con uno soltanto.
Inoltre, questo giroscopio in particolare, aveva già da tempo dato segni di “vecchiaia”, era almeno un anno che mostrava di essere verso la fine della sua operatività, esattamente come successo ad altri due dei sei iniziali.
Nonostante i tre giroscopi rimasti siano potenziati, nel momento in cui si è cercato di attivare l’ultimo a sostituzione di quello dismesso, il nuovo giroscopio ha dato un segnale di non sufficiente potenza, e quindi Hubble è rimasto in safemode.
Nel caso in cui non si riesca a risolvere, la NASA potrebbe attivare quella che viene chiamata modalità a “giroscopi ridotti” (“reduced-gyro”), ovvero utilizzerà uno solo dei tre giroscopi rimasti, garantendo comunque l’operatività, anche se con un minor campo di cielo disponibile a ogni osservazione, ma con una maggiore sostenibilità per l’intero sistema e le operazioni future.
Per il momento però ancora non è detto, la NASA si prende tempo per svolgere test e controlli per capire se il giroscopio in questione può ancora essere recuperato e rimesso in funzione in qualche modo, garantendo una modalità a tre giroscopi come fin’ora.
In attesa di nuove e stupefacenti immagini, godiamoci qui in alto a destra l’immagine che ha concluso, il 4 maggio del 2017, uno dei grandi progetti che Hubble ha reso possibile, il Frontier Fields, ufficialmente noto come Hubble Deep Fields Initiative 2012, un progetto che lo ha portato a riprendere e studiare la formazione delle prime e più deboli galassie, grazie anche all’uso di lenti gravitazionali, studiando in profondità campi relativamente “vuoti” di cielo (per ridurre interferenze di oggetti vicini) cercando galassie fortemente spostate verso il rosso e lontane da ammassi. La campagna osservativa ora si è conclusa, ma come sempre le indagini sui dati raccolti garantiranno lavoro per i ricercatori ancora per parecchio tempo.
Per maggiori informazioni: www.nasa.gov/hubble
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