Azzoppato nel maggio scorso dalla perdita d’una seconda ruota di reazione, Kepler, il più straordinario cacciatore di mondi che mai sia stato messo in orbita, potrebbe rientrare in attività grazie a un’idea ardita, tanto facile da descrivere quanto complessa d’attuare: usando come “stampella” la luce del sole.

Crediti: NASA Ames/W Stenzel

Se fosse un veicolo, Kepler sarebbe un triciclo. All’inizio della missione di “ruote” – ruote di reazione, necessarie a mantenere il telecopio correttamente puntato verso il bersaglio – ne aveva quattro. Quella di scorta se l’è giocata nell’estate del 2012, così quando lo scorso maggio ne è andata fuori uso una seconda il gioiello NASA s’è dovuto rassegnare a una sorta di pensionamento anticipato. Ma il bisogno aguzza l’ingegno, si sa. Ecco dunque che i ricercatori dell’agenzia spaziale hanno estratto dal cilindro un’idea in bilico fra genio e disperazione: tentare un gioco d’equilibrismo di quelli che ti tengono con il fiato sospeso, rimettendo in pista il telescopio con due ruote soltanto e affidandosi – per non farlo ruotare alla deriva – all’evanescente forza esercitata dal vento solare.

Per conseguire la stabilità necessaria, la sonda dovrà essere mantenuta orientata in modo quasi parallelo al suo percorso orbitale intorno al Sole: leggermente fuori asse, dunque, rispetto al piano dell’eclittica. Il tal modo K2 – com’è stata battezzata l’eventuale seconda parte della missione – dovrebbe poter mantenere nel suo campo di vista una specifica porzione di cielo per un tempo lungo fino a 83 giorni, trascorsi i quali si renderà necessario ripuntare la sonda per evitare che la luce del Sole finisca nel telescopio.

Il progetto, illustrato dalla spettacolare infografica che vedete qui sopra, è stato portato all’attenzione del quartier generale della NASA in questi giorni. Una decisione è attesa entro la fine dell’anno.