Il telescopio spaziale Kepler è nuovamente operativo, secondo quanto comunicato dalla NASA.

Quattro giorni fa, il cacciatore di pianeti era autonomamente entrato in modalità di emergenza, una particolare configurazione di volo che prevede il minimo consumo di energia, ma che in compenso comporta l’utilizzo di grandi quantità di carburante. Ieri mattina, i controllori di volo sono riusciti a mantenere un contatto radio stabile con il telescopio. Durante la finestra di comunicazione, gli ingegneri hanno scaricato una grande quantità di dati di telemetria che useranno per ricostruire le dinamiche del malfunzionamento che ha colpito il telescopio e per accertarsi della salute dei vari sistemi di bordo. Gli ingegneri hanno inoltre attivato una modalità di riduzione del consumo di propellente. Essendo uscito dalla configurazione di emergenza, il telescopio ha perso la priorità di comunicazione che aveva acquisito.

Secondo gli ingegneri, ci vorrà almeno una settimana affinché Kepler possa incominciare la tanto attesa campagna scientifica che lo vedrà puntare il suo telescopio in direzione del cuore della Via Lattea. Kepler tenterà di sfruttare il fenomeno di microlente gravitazionale per rivelare pianeti orfani o interstellari. La campagna si chiuderà il 1° luglio, quando il centro galattico non sarà più in una posizione favorevole alle osservazioni di Kepler.

Secondo le analisi preliminari dei dati scaricati finora, Kepler sarebbe stato colpito da un’anomalia circa 14 ore prima di eseguire la manovra che lo avrebbe portato a osservare il centro galattico. Questo dettaglio ha permesso agli ingegneri di escludere il sistema di propulsione e le ruote di reazione dalle possibili cause del guasto, la cui natura rimane ignota.

Le ruote di reazione, in particolare, erano la principale fonte di preoccupazione. Kepler infatti ha già perso due delle sue quattro ruote di reazione. In teoria, il telescopio necessita di almeno tre giroscopi per poter puntare verso un determinato campo di cielo con un’accuratezza e una stabilità sufficienti alla raccolta di dati utili. Tuttavia, in seguito al fallimento della seconda ruota di reazione, gli ingegneri erano riusciti a ideare una tecnica per bilanciare l’assetto del telescopio usando la pressione delle radiazioni solari. Il fallimento di una terza ruota di reazione, come si era ipotizzato in questi giorni, avrebbe però reso del tutto impossibile il proseguimento della missione.

Nei suoi sette anni di missione, il telescopio non era mai entrato in modalità di emergenza. Il recupero del satellite in un tempo così breve è stato consentito dalla rapida risposta e dal duro lavoro degli ingegneri della NASA.


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