È uno sguardo implacabile, quello della sonda NASA Dawn. In orbita attorno a Vesta dal 15 luglio scorso, i suoi strumenti continuano a inviare a Terra immagini con un livello di dettagli impressionante del volto butterato dell’asteroide. E dall’estetica alla scienza, alle fotografie della “pelle” martoriata dai crateri si aggiungono ora le prime “analisi dermatologiche”: composizione, temperatura, porosità… Informazioni cruciali che non è possibile estrarre dalle sole immagini ottiche, per quanto nitide. Occorre uno strumento in grado di vedere anche là dove l’occhio non arriva, dall’infrarosso all’ultravioletto.
Questo strumento c’è, a bordo di Dawn: si chiama VIR-MS (Visible and InfraRed Mapping Spectrometer), ed è tutto made in Italy. Promosso e finanziato dall’ASI, l’Agenzia Spaziale Italiana, VIR-MS è infatti stato realizzato da Selex Galileo sotto la guida scientifica dell’INAF. È uno spettrometro in grado di fornire immagini in ben 864 bande spettrali, coprendo un intervallo di lunghezze d’onda che si estende da 250 nanometri (radiazione ultravioletta) fino a 5 micrometri (infrarossi). Il tutto a risoluzione elevatissima: per riprese effettuate da un’altitudine di 100 km, appena 25 metri per pixel.
«Le immagini e i dati che abbiamo ricevuto ci stanno facendo scoprire un nuovo mondo. Vesta infatti non sembra proprio essere una grande roccia come gli altri asteroidi finora osservati, ma è un corpo complesso, con unità geologiche differenziate ed alcune strutture superficiali mai viste prima su altri satelliti del nostro Sistema solare. Il nostro strumento», sottolinea Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana, a proposito di VIR-MS, «così come gli altri a bordo di Dawn, sta funzionando perfettamente. E nelle prossime settimane, man mano che l’orbita si abbassa, avremo sicuramente altre sorprese».
Per avere un assaggio di quanto VIR-MS sia effettivamente in perfetta forma, basta dare un’occhiata alle tre immagini qui in alto. La prima, quella in bianco e nero, mostra una regione che si estende dalla latitudine 7 nord alla 40 nord, ottenuta da una distanza di 5213.4 km. La risoluzione alla superficie è di circa 1.3 km, e il cratere più grande (in basso a sinistra) ha un diametro di circa 50 km. Subito sotto, nella seconda foto, una rappresentazione a falsi colori – ottenuta basandosi sulle informazioni spettrali, e in particolare i rapporti di bande – dell’immagine precedente. I colori sono stati scelti per enfatizzare le variazioni locali delle proprietà della superficie: variazioni associate, per esempio, a differenti composizioni mineralogiche della superficie o ai suoi vari gradi di invecchiamento. Infine, nella terza foto, un’immagine monocromatica a infrarossi (5 micron) che mostra la temperatura della superficie dell’asteroide: in media, fra i 250 e 270 gradi kelvin (dunque, fra -23 e -3 gradi Celsius), con le aree più fredde in corrispondenza delle zone in ombra all’interno dei crateri, mentre le zone direttamente illuminate dai raggi solari sono le più calde. Insomma, come ha dichiarato Maria Cristina de Sanctis, ricercatrice all’INAF-IASF Roma e deputy team leader di VIR-MS, «già oggi i dati acquisiti dallo spettrometro VIR durante la fase di approccio hanno un grande rilievo scientifico».
Per saperne di più:
- Visita il sito ufficiale della missione Dawn
- Visita il sito dello spettrometro VIR curato dall’INAF-IFSI di Roma
In questa animazione della NASA, ecco come Dawn sta analizzando la superficie di Vesta: