È possibile deviare un asteroide che rischia di impattare il nostro pianeta?
È in programma il 24 novembre alle 7:20 (ora italiana) il lancio del Double Asteroid Redirection Test (DART), la prima missione per la difesa planetaria che vuole fornire una risposta a questa domanda.
La sonda, targata NASA, vede la collaborazione dei principali centri di ricerca dell’agenzia spaziale americana: il Johns Hopkins Applied Physics Laboratory (APL), il Jet Propulsion Laboratory (JPL), il Goddard Space Flight Center (GSFC), il Johnson Space Center (JSC), il Glenn Research Center (GRC) e il Langley Research Center (LaRC).
DART è un cosiddetto impattore cinetico, il cui scopo principale è quello di modificare l’orbita di un asteroide così da evitare che questo incontri il nostro pianeta lungo la sua traiettoria.
L’obiettivo della missione è l’asteroide lunare Dimorphos (160 m di diametro), che ruota attorno all’asteroide più grande Didymos (che ha un diametro di 780 m).
La sonda raggiungerà Dimorphos nell’autunno del 2022. DART avrà un impatto quasi frontale su Dimorphos, riducendo di diversi minuti il tempo necessario al piccolo asteroide per orbitare attorno a Didymos. L’impatto sarà monitorato dai telescopi di tutto il mondo, ma soprattutto da LICIACube, un cubesat tutto italiano, finanziato e coordinato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).
«LICIACube avrà il compito principale di acquisire tutte le immagini possibili che descrivano la scena di impatto di DART e l’evoluzione dei detriti che si solleveranno per via dell’impatto, e lo farà con le sue due camere, Leia e Luke» dice Angelo Zinzi, tecnologo ASI e responsabile dello Science Operations Center «Leia, grazie alla sua alta risoluzione, sarà in grado di mostrarci nel dettaglio il punto di impatto, mentre Luke, avendo un campo di vista più ampio, avrà modo di inquadrare la gran parte del materiale espulso e raccontarci la sua evoluzione».
Specifichiamo che l’asteroide bersaglio di DART non è una minaccia per la Terra. Questo sistema binario di asteroidi è però il banco di prova perfetto per verificare se lo schianto intenzionale di un veicolo spaziale contro un asteroide sia un modo efficace per cambiarne la rotta, nel caso in cui rischi di impattare il nostro pianeta.
La NASA sottolinea che per i prossimi 100 anni nessun asteroide noto di dimensioni superiori a 140 metri si trovi in rotta di collisione con la Terra. Ma – precisano – solo il 40% circa di questi asteroidi è stato finora identificato (dati aggiornati a ottobre 2021).
Monitorare i NEOs (Near-Earth objects) è fondamentale per tracciare e rilevare questi oggetti potenzialmente pericolosi, proprio per questo la NASA ha istituito il Planetary Defense Coordination Office (PDCO), in modo tale da coordinare i suoi sforzi di difesa planetaria. Inoltre, dal 2015 si celebra la Giornata Mondiale degli Asteroidi (International Asteroid Day), nata con lo scopo di aumentare la conoscenza degli asteroidi e di cosa si può fare per evitare eventi catastrofici che coinvolgano la Terra. La data scelta per la ricorrenza è il 30 giugno con riferimento all’evento di Tunguska (30 giugno 1908), il maggior evento di impatto accaduto sulla Terra e di cui sia accertata la data di accadimento.
Sappiamo bene quanto sia disastroso un evento simile a quello di Tunguska, oppure pensiamo all’impatto che 65 milioni di anni fa ha contribuito all’estinzione del 75 % delle specie viventi. Campagne di informazione e importanti progetti scientifici sono quindi senz’altro i primi importanti passi per la difesa della nostra Terra.
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