Soltanto ora cominciano a venire alla luce dettagli sulla pioggia di meteoriti verificatasi in Kenya lo scorso 16 luglio, quando almeno quattro villaggi di una delle zone più povere dell’Africa centro-occidentale sono stati interessati da cadute al suolo di frammenti meteoritici, associati ai bolidi celesti avvistati quel giorno, alle 10.30 locali, nel cielo del continente africano.
Da allora almeno 14 kg di rocce spaziali del genere condrite – la specie di meteoriti più conosciuta e diffusa – sono stati recuperati nel corso di varie missioni allestite allo scopo di studiare campioni di detriti interplanetari “freschi” ed appena arrivati dallo spazio, quindi praticamente ancora incontaminati da erosioni atmosferiche.
Se è vero che ogni anno almeno 1400 meteoriti precipitano sul nostro pianeta, soltanto il 3% di essi sopravvive all’ablazione in atmosfera, e ancora di meno sono gli eventi testimoniabili da osservatori locali.
In questo caso parecchi, poverissimi, braccianti o lavoratori dei campi di caffè della zona attorno a Kihum Wiri – località che probabilmente sarà scelta per designare in futuro questa pioggia di meteoriti – hanno assistito in diretta alla caduta delle meteore, raccogliendone in alcuni casi sostanziosi campioni, come nel caso di Rose Kamande, che ha raccolto un sasso da 3,4 kg nel villaggio di Thika, dopo aver udito il rumore di un bolide simile ad un tuono. Oppure l’anonimo abitante di Muguga, dove un frammento di 70 g gli ha sfondato il tetto di casa.
Un paio di spedizioni scientifiche occidentali, già arrivate sui luoghi per raccogliere e classificare i campioni, si sono unite agli improvvisati collezionisti locali: una buona occasione per questi ultimi di racimolare qualche dollaro – una piccola fortuna, dato il reddito medio dell’Africa più povera, spesso equivalente a mesi o anni di lavoro per i locali – e per i ricercatori l’opportunità di archiviare testimonianze oculari utili per ricostruire le caratteristiche scientifiche della pioggia di Kihum Wiri del 16 luglio 2011.