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“A Paolo Campaner, quando era un bambino.”
L’11 marzo ci ha lasciato Paolo Campaner, l’amico carissimo, scopritore instancabile di Supernovae in epoca recente, recentissima.
In una epoca dominata da telescopi giganti e robotizzati lui, con il suo osservatorio da Ponte di Piave (altitudine 12 metri sul livello del mare, più i 3 m della sua terrazza, che fanno 15…) con un telescopio Marcon da 40cm mieteva scoperte di questi ultimi e maestosi momenti della vita delle stelle.
Conosciuto davvero bene grazie agli AstroVen e alle iniziative di un altro caro amico che ci ha lasciato anzitempo, colpiva per la sua gentilezza, modestia e al contempo competenza di astrofilo, anzi di astronomo amatore – quasi che la dizione di altri tempi gli sia più consona -.
Collaborava con professionisti di Padova e Asiago tra gli altri e sono numerosi i riferimenti di articoli su riviste professionali e non, sugli Astronomical Telegrams, nonché nelle discussioni tecniche su questa o quella soluzione per tenere il fuoco dello strumento nonostante temperatura e umidità non collaborassero.
Dai modi gentili che sei tentato di definire “d’altri tempi“, allo stupore con cui continuava a cavalcare lo sviluppo delle nuove tecnologie, sua una lezione memorabile sull’uso del cellulare come strumento astronomico.
Da quando ho saputo che ci ha lasciato, ho immaginato facesse tutta quella luce che le Supernovae, anzi, le “sue” Supernovae, facevano in quell’attimo estremo.
Cercando tra le fotografie ne ho trovate diverse con questo o quel telescopio, anche impegnato in momenti sbarazzini, ma alla fine ho scelto questa.
Eravamo nell’agosto del 2018 a San Vigilio di Marebbe per qualche conferenza e uno StarParty, tutti insieme in un gruppo meraviglioso che ora sta piangendo la scomparsa di un’altra delle sue anime. In un’escursione vicino ad una baita c’era un angolo con della sabbia e dei giocattoli di escavatori. Lui si è seduto ed ha cominciato ad esaminarli, magari pensando ai nipotini.
Ma ho colto con uno scatto il Paolo Campaner sempre fanciullo.
Curioso del mondo e che con l’età e l’esperienza aveva solo aumentato il raggio di azione del suo impulso di scoprire l’universo intorno a sé. Per lui, solo per lui, ho voluto scomodare niente di meno che la frase finale dell’introduzione del “Piccolo Principe”.
A Paolo Campaner, il Principe delle Supernovae, alla sua curiosità da fanciullo che ha resistito fino all’ultimo. Ciao Paolo…
Roberto Ragazzoni