Le costellazioni del mese di Gennaio 2025
Ora era onde ‘l salir non volea storpio chè il Sole avea il cerchio di merigge lasciato al Tauro e la notte a lo Scorpio…
Dante, Divina Commedia
Nel cuore dell’inverno boreale possiamo ammirare un cielo sfavillante di costellazioni luminose e ricche di oggetti e storie mitologiche. Due delle figure caratteristiche del cielo di gennaio sono quelle del Toro e dell’Auriga.
LA COSTELLAZIONE DEL TORO
Riconoscibile grazie alla sua stella Aldebaran, quella del Toro è una delle costellazioni della fascia dello Zodiaco, compresa tra Ariete e Gemelli; la figura si estende a Est/Sud-Est, dove la sua stella principale brilla con il suo inconfondibile colore rosso-arancio.
Aldebaran è una gigante arancione grande 40 volte il Sole e che con la sua magnitudine +0,95 rappresenta la, quattordicesima stella più luminosa del cielo notturno.
L’astro rappresenta l’occhio del Toro mentre le stelle Elnath e Alheka costituiscono le corna dell’animale; beta Tauri, ovvero Elnath, brilla al confine con l’Auriga e infatti ha la peculiarità di essere attribuita ora al Toro ora all’Auriga.
M45: UN AMMASSO APERTO NEL CUORE DELL’INVERNO
Oltre ai vari interessanti oggetti del profondo cielo presenti nel Toro, quello più noto e facilmente riconoscibile da tutti gli amanti del cielo, è senza ombra di dubbio M45, meglio conosciuto con il nome di Pleiadi.
Si tratta di un ammasso aperto situato nella spalla del Toro, distante 440 anni luce dalla Terra. Da un luogo buio sono visibili già sette delle stelle che lo compongono, per le quali l’ammasso viene anche comunemente denominato con l’appellativo di “le sette sorelle”; in realtà con un binocolo e soprattutto con un telescopio si scopre che l’ammasso è composto da centinaia di stelle, in prevalenza giganti blu e bianche, legate da un’origine comune e da reciproche forze gravitazionali. Attraverso l’oculare di un telescopio di apertura considerevole non sarà difficile osservare dei piccoli aloni che circondano le singole stelle: si tratta di nubi di polveri, ovvero nebulose a riflessione, illuminare dalle stelle. Le Pleiadi rappresentano uno degli oggetti più amati del cielo invernale, spesso protagoniste di suggestive congiunzioni con la Luna e pianeti.
L’ammasso trova numerosi riferimenti nella mitologia, in cui vengono identificate con le ninfe della montagna, figlie di Atlante e dell’oceanina Pleione: i loro nomi sono Alcione, Asterope, Celeno, Elettra, Maia, Merope e Taigeta.
Nella letteratura italiana troviamo un significativo riferimento alle Pleiadi nella poesia di Pascoli, il Gelsomino Notturno: “La Chioccetta per l’aia azzurra va col suo pigolìo di stelle”. Il poeta paragona le Pleiadi a una chioccia che trascinai suoi pulcini intenti a pigolare.
OGGETTI DEL PROFONDO CIELO NEL TORO
In direzione della Stella Alheka si trova uno degli oggetti più importanti in campo astronomico e nell’astronomia a raggi X, nonché il primo oggetto del Catalogo Messier ovvero la Nebulosa del Granchio, distante 6500 anni luce dal Sistema Solare.
Durante la fase finale della sua vita la Supernova 1054 ha espulso una quantità enorme di materiali ferroso e gas, generando un’esplosione in grado di proiettare tutti i propri frammenti a una grande distanza e che ancora oggi viaggiano a una velocità che sfiora i 1500 km/s.
Oggi il centro della nebulosa ospita ciò che resta della stella esplosa, una potente stella di neutroni che ruotando su sé stessa crea l’effetto pulsar.
L’esplosione della Supernova 1054 non rimase inosservata: il 4 luglio del 1054 gli astronomi cinesi furono i primi ad accorgersi di un nuovo astro che brillava sulla volta celeste: la sua luminosità fu tale da essere visibile anche in pieno giorno, la sua magnitudine era infatti compresa tra – 7 e –4,5.
Il Toro vanta anche altri variegati oggetti deepsky, molto amati dagli astrofili, come ad esempio la Nebulosa Falchetto (LBN 777) e la Nebulosa Spaghetti (SH2-240), quest’ultima situata al confine con l’Auriga.
IL TORO NELLA MITOLOGIA
La figura del Toro è una delle più antiche di cui si trovi traccia: ben 5.000 anni fa, nei pressi di Aldebaran, era collocato il punto Gamma, che indica l’equinozio di primavera.
Già in alcuni scritti dei Sumeri compaiono riferimenti al Toro, come protagonista di storie d’amore conflittuali.
Presso gli antichi Egizi invece tali animali erano figure mitologiche da venerare.
Nell’antica Grecia il mito del Toro era associato alla figura del Minotauro, frutto del tradimento consumato da Pasifa con il sacro Toro di Creta, alle spalle del marito Minosse.
Vi sono poi le solite vicende legate alle metamorfosi di Zeus che in questo caso, innamoratosi della principessa fenicia Europa, decise di ricorrere alla trasformazione in un toro per poterla rapire e sedurre.
E fu così che un giorno Europa, mentre si trovava in compagnia delle sue ancelle sulla spiaggia, fu attirata dalla presenza di un bellissimo toro bianco; completamente ammaliata da esso, vi salì in groppa lasciandosi condurre fino all’isola di Creta, dopo aver galoppato attraverso il mare.
Ma l’idillio durò poco, poiché una volta giunti a destinazione, l’ingenua principessa scoprì l’inganno: Zeus le rivelò la, sua identità, abusando di lei. Dall’infelice unione nacquero Minosse, Radamanto e Serpedonte.
Elenco delle Stelle Principali della Costellazione del Toro
HR Number(*) | Star designation | Proper name | Visual magnitude | Tipo |
HR1457 | α Tauri | Aldebaran | 0.85 | Variable; Multiple; |
HR1791 | β Tauri | Elnath | 1.65 | Double; |
HR1165 | η Tauri | Alcyone | 2.87 | Multiple; |
HR1910 | ζ Tauri | Tianguan | 3 | Variable; |
HR1412 | θ2 Tauri | Chamukuy | 3.4 | Variable; Multiple; |
HR1239 | λ Tauri | 3.47 | Variable; | |
HR1409 | ε Tauri | Ain | 3.53 | Double; |
HR1030 | ο Tauri | 3.6 | Variable; | |
HR1178 | 27 Tauri | Atlas | 3.63 | Variable; Multiple; |
HR1346 | γ Tauri | Prima Hyadum | 3.65 | Variable; |
HR1142 | 17 Tauri | Electra | 3.7 | |
HR1038 | ξ Tauri | 3.74 | ||
HR1373 | δ1 Tauri | Secunda Hyadum | 3.76 | Variable; Multiple; |
HR1411 | θ1 Tauri | 3.84 | Multiple; | |
HR1149 | 20 Tauri | Maia | 3.87 | Variable; |
HR1251 | ν Tauri | 3.91 | ||
HR1066 | 5 Tauri | 4.11 | ||
HR1156 | 23 Tauri | Merope | 4.18 | Variable; |
HR1387 | κ1 Tauri | 4.22 | Variable; Multiple; | |
HR1458 | 88 Tauri | 4.25 | Variable; Double; |
LA COSTELLAZIONE DELL’AURIGA
Nel mese di gennaio possiamo osservare la costellazione dell’Auriga, figura facile da individuare per via della sua forma a pentagono, che va ad unirsi alla schiera delle costellazioni che dominano l’inverno boreale.
La stella principale della costellazione (α Aurigae) è Capella, un sistema multiplo costituito da ben quattro stelle, distante 42,2 anni luce da noi; l’astro è situato nella parte settentrionale dell’Auriga ed è ben visibile nel cielo serale con il suo luccichio di colore giallo, e rappresenta la sesta stella più luminosa del cielo notturno.
Le altre stelle che compongono la costellazione dell’Auriga sono Menkalinan, Mahasim, Hassaleh eAlmaaz.
Elenco delle Stelle principali della Costellazione dell’Auriga
Star designation | Proper name | Visual magnitude | Color | Tipo |
HR1708 | α Aurigae | Capella | 0.08 | Variable; Multiple; |
HR2088 | β Aurigae | Menkalinan | 1.9 | Variable; Multiple; |
HR2095 | θ Aurigae | Mahasim | 2.62 | Variable; Multiple; |
HR1577 | ι Aurigae | Hassaleh | 2.69 | Variable; |
HR1605 | ε Aurigae | Almaaz | 2.99 | Variable; Multiple; |
HR1641 | η Aurigae | Haedus | 3.17 | Variable; |
HR2077 | δ Aurigae | 3.72 | Multiple; | |
HR1612 | ζ Aurigae | Saclateni | 3.75 | Variable; |
HR2012 | ν Aurigae | 3.97 | Double; | |
HR2091 | π Aurigae | 4.26 | Variable; | |
HR2219 | κ Aurigae | 4.35 | Variable; | |
HR1995 | τ Aurigae | 4.52 | Multiple; | |
HR1726 | 16 Aurigae | 4.54 | Variable; Double; | |
HR1729 | λ Aurigae | 4.71 | Multiple; | |
HR2011 | υ Aurigae | 4.74 | Variable; | |
HR1843 | χ Aurigae | 4.76 | ||
HR1551 | 2 Aurigae | 4.78 | ||
HR2427 | ψ2 Aurigae | 4.79 | Multiple; | |
HR1689 | μ Aurigae | 4.86 | ||
HR2696 | 63 Aurigae | 4.9 |
OGGETTI NON STELLARI NELL’AURIGA
La costellazione ospita diversi oggetti del catalogo Messier, come gli ammassi aperti M36, M37 ed M38.
IMMAGINE M37 CREDITI CRISTINA CELLINI
Altri oggetti del profondo cielo molto interessanti sono le nebulose IC405 e IC410.
LA COSTELLAZIONE DELL’AURIGA NELLA MITOLOGIA
L’Auriga trova diversi riferimenti nella mitologia: una delle storie più diffuse è quella che associa Capella alla capra Amaltea, animale che secondo la mitologia greca allattó Zeus quando, ancora in fasce, venne abbandonato sull’isola di Creta.
Per tale motivo, in segno di gratitudine, l’animale fu collocato sulla volta celeste, accompagnato dai suoi due capretti partoriti proprio mentre allattava Zeus, associati alle stelle Eta e Zeta dell’Auriga.
Per le rappresentazioni delle costellazioni e altri dettagli visitare https://theskylive.com/
Le costellazioni del mese di Dicembre 2024
Nel mese che introduce all’inverno boreale, il cielo si arricchisce di oggetti brillanti e inconfondibili, tra cui spiccano quelli che compongono la celebre costellazione di Orione.
La figura di Orione è così caratteristica da essere riconoscibile anche dai meno esperti di astronomia ed è facilmente individuabile ad occhio nudo, persino dai cieli delle aree urbane.
Questa costellazione fa il suo ingresso nel cielo già a fine estate, quando appare bassa a Sud-Est nelle ore più profonde della notte, fino alle prime luci dell’alba. Con l’arrivo dell’autunno, Orione si mostra in orario serale, per poi dominare le nostre serate invernali, emergendo subito dopo il tramonto e culminando al meridiano verso metà gennaio.
La stella più luminosa della costellazione è Rigel, una supergigante blu che brilla con una magnitudine di 0,2, indicando il ginocchio del mitico Cacciatore celeste. Tuttavia, la stella Alfa di Orione è Betelgeuse, celebre per il suo colore rosso-arancio. Betelgeuse è una supergigante rossa dalla magnitudine di 0,5, situata a circa 600 anni luce dalla Terra.
Questa stella occupa il vertice nord-orientale della costellazione di Orione ed è anche uno dei tre punti che formano il Triangolo Invernale, un asterismo che include anche Sirio (nel Cane Maggiore) e Procione (nel Cane Minore).
Betelgeuse è da sempre al centro dell’interesse astronomico. La sua natura instabile e la fase avanzata della sua evoluzione stellare fanno supporre che, al termine del suo ciclo vitale, potrebbe esplodere in una spettacolare supernova.
OGGETTI DEL PROFONDO CIELO IN ORIONE
La Cintura di Orione è circondata da un imponente anello di nebulosità noto come Anello di Barnard, situato a circa 1600 anni luce dalla Terra e con un diametro di 300 anni luce. Questo straordinario oggetto è ciò che resta di una supernova esplosa probabilmente circa 2 milioni di anni fa.
La costellazione di Orione, tuttavia, è un autentico scrigno di meraviglie del profondo cielo. Tra queste, la più celebre e fotografata dagli astrofili, esperti o alle prime armi, è senza dubbio la Nebulosa di Orione (M42). Questo spettacolare complesso nebuloso molecolare, situato tra la Cintura e la Spada di Orione, è una delle regioni di formazione stellare più attive della nostra galassia, una vera incubatrice di nuove stelle.
Un altro gioiello di Orione, accessibile anche con un semplice binocolo 10×50, è M78, conosciuta anche come Nebulosa Casper. Si tratta di una brillante nebulosa a riflessione situata sopra la Cintura di Orione, a una distanza di circa 1300 anni luce. Questo oggetto, visibile già da luoghi bui con strumenti di piccole dimensioni, fu scoperto da Pierre Méchain all’inizio del 1780 e successivamente catalogato da Charles Messier il 17 dicembre dello stesso anno.
Nella parte settentrionale della costellazione, troviamo un altro oggetto interessante: Sh2-261, noto come Nebulosa di Lower. Questa nebulosa a emissione, sebbene meno famosa, è visibile anche nelle riprese amatoriali a lunga posa, regalando ulteriori spunti di osservazione per chi si avventura alla scoperta delle meraviglie celesti di Orione.
ORIONE NELLA MITOLOGIA
Orione è una delle figure mitologiche più antiche, presente nelle leggende di numerose civiltà, a partire dai Sumeri.
Nel mito greco, Orione era figlio di Euriale e Poseidone e possedeva l’incredibile dono di camminare sull’acqua. Nell’Odissea, Omero lo descrive come un abilissimo cacciatore, sempre accompagnato dai suoi fedeli cani, tra cui il prediletto Sirio, oggi la stella più luminosa del cielo.
Le sue vicende mitologiche sono spesso legate a storie d’amore e di passione, che lo portarono a scontrarsi con rivali agguerriti e persino a perdere temporaneamente la vista durante una delle sue avventure.
Tra i numerosi racconti che lo riguardano, il più celebre è quello del suo amore per Artemide, la dea della caccia e sorella gemella di Apollo. Secondo la leggenda, Orione giunse sull’isola sacra di Delo in compagnia della sua amante Eos, ma fu lì che incontrò Artemide, con la quale condivideva la passione per il tiro con l’arco. I due si innamorarono perdutamente, un amore che però suscitò l’ira di Apollo, il quale considerava l’unione una profanazione della sua isola.
Apollo, deciso a liberarsi di Orione, chiese aiuto alla Madre Terra, che scatenò contro il cacciatore un gigantesco scorpione velenoso. Questo episodio è immortalato nel cielo: la figura dello Scorpione continua a inseguire Orione nella volta celeste. Nonostante la forza e l’abilità di Orione, il cacciatore si rifugiò in mare, ma lì trovò il suo destino segnato da Apollo.
Mentre Orione nuotava al largo in una notte senza luna, Apollo convinse Artemide a scagliare una freccia contro un bersaglio distante, visibile appena tra le onde. Ignara che il bersaglio fosse il suo amato, Artemide colpì Orione con precisione letale. Quando scoprì la verità, la dea, distrutta dal dolore, implorò Zeus di concedere al cacciatore l’immortalità.
Zeus, commosso, trasformò Orione in una brillante costellazione, affinché Artemide potesse contemplarlo ogni notte nel cielo, eternamente luminoso come simbolo del loro amore tragico.
LA COSTELLAZIONE DEL TRIANGOLO
A sud delle costellazioni di Andromeda e Perseo, troviamo il Triangolo, una piccola costellazione visibile nei cieli autunnali e invernali dell’emisfero boreale, che culmina al meridiano nel mese di dicembre.
Pur essendo una costellazione di dimensioni ridotte e poco luminosa, il Triangolo è facilmente riconoscibile grazie alla sua caratteristica forma geometrica.
La stella principale, Alfa Trianguli, nota anche con il nome arabo Mothallah, che significa “la testa del Triangolo,” è una gigante bianco-azzurra con una magnitudine di 3,42, situata a 124 anni luce dalla Terra. Si tratta di una stella binaria che, sebbene porti la designazione di stella alfa, è solo la seconda più luminosa della costellazione.
La stella più brillante del Triangolo è infatti Beta Trianguli, conosciuta anche come Deltotum, una subgigante gialla con una magnitudine di 3,00 e distante 64 anni luce.
Il terzo vertice che completa la figura è rappresentato da Gamma Trianguli, formando così il caratteristico disegno della costellazione.
LA GALASSIA M33 NEL TRIANGOLO
Nota come Galassia del Triangolo, questo oggetto si trova a una distanza stimata sui 2,59 milioni di anni luce, ed essendo membro del Gruppo Locale è una delle galassie più vicine alla Via Lattea. Da un luogo perfettamente buio e privo di qualsiasi tipo di inquinamento, si può tentare l’osservazione di M33 anche con un buon binocolo.
Ricordiamo anche le galassie barrata NGC 672 e NGC 925 presenti nella costellazione del Triangolo.
IL TRIANGOLO NELLA MITOLOGIA
Per i greci la costellazione del Triangolo rappresentava la lettera Delta, mentre gli Egizi la identificavano come il Delta del fiume Nilo; secondo lo scrittore latino Igino il Triangolo rappresentava la Trinacria, ovvero la Sicilia, isola sacra a Cerere, dove è avvenuto, secondo il mito, il ratto di Persefone e la sua discesa agli inferi.
La figura del Triangolo trova riferimenti nelle antiche tradizioni marinare e, sempre secondo Igino, viene associato ad una sorta di segnale collocato sulla volta celeste ed utile a Mercurio per individuare la costellazione dell’Ariete.
Le costellazioni del mese di Novembre 2024
Nel cielo di novembre incontriamo le costellazioni di Andromeda e Perseo, due figure mitologicamente legate, ricche di oggetti interessanti per l’osservazione e la fotografia astronomica.
LA COSTELLAZIONE DI ANDROMEDA
La costellazione di Andromeda è una delle figure tipiche del cielo autunnale e la si può osservare agevolmente guardando a Nord della volta celeste: pur essendo molto estesa è poco luminosa, e arriva a lambire la Via Lattea settentrionale.
La stella principale della costellazione è nota con i nomi di Alpheratz e Sirrah e insieme alle stelle α, β e λ Pegasi forma un noto asterismo chiamato Quadrato di Pegaso.
Un tempo questa stella faceva parte della costellazione di Pegaso, con la sigla δ Pegasi: essa si trova a 97 anni luce dalla Terra ed è in realtà un sistema binario, con una magnitudine apparente di +2,06.
Fra le altre stelle della costellazione, va segnalata υ Andromedae: la stella possiede un sistema planetario con tre pianeti, con masse di 0,71, 2,11 e 4,64 volte quella di Giove.
OGGETTI NON STELLARI NELLA COSTELLAZIONE DI ANDROMEDA
La costellazione è ricca di stelle doppie e di sistemi multipli, come ad esempio Pi Andromedae (π And / π Andromedae), un sistema distante 656 anni luce dal sistema solare.
Tuttavia, la fama di oggetto del profondo cielo più noto e interessante della costellazione di Andromeda è, indubbiamente, M31 ovvero la famigerata Galassia di Andromeda.
Si tratta dell’oggetto più lontano visibile ad occhio nudo e rappresenta una galassia a spirale barrata distante più di due milioni e mezzo di anni luce.
È di certo la galassia più amata dagli astrofili: per individuare M31 ad occhio nudo è sufficiente recarsi in luoghi idonei dall’osservazione celeste, partendo da β Andromeda e e proseguendo in direzione Nord-Ovest; immersa nello sfondo stellato, la Galassia di Andromeda apparirà come un batuffolino di luce, sufficiente a farci fermare a riflettere sull’ infinita grandezza dell’universo.
Chiaramente con l’ausilio di binocoli e telescopi potremo ottenere un’immagine più dettagliata, e con la fotografia a lunga esposizione riusciremo a dare forma a quel batuffolo celeste.
Ma la costellazione di Andromeda ospita anche un altro spettacolare oggetto del profondo cielo, molto scenografico: si tratta di Arp273, un coppia di galassie interagenti che sembra dar vita a una bellissima rosa cosmica, a 345 milioni di anni luce dalla Terra.
ANDROMEDA NELLA MITOLOGIA
Bellissima e giovane fanciulla, Andromeda viene identificata come la principessa di Etiopia, figlia dei sovrani Cefeo e Cassiopea: la leggenda è ben nota, e intreccia diverse figure mitologiche.
Andromeda stava per pagare con la propria vita le colpe di sua madre Cassiopea, presuntuosa e vanitosa come poche, la quale osò definire lei e sua figlia più belle persino delle Nereidi, ninfe marine alla corte di Poseidone.
Come è noto, per placare la furia del dio mare, l’unica soluzione pareva essere quella di dare in pasto Andromeda al mostro marino Ceto.
Ma la storia ebbe un lieto fine, perché a salvare la principessa ci pensò Perseo, in sella al cavallo alato Pegaso e successivamente ne fece la sua sposa.
Come la vide con le braccia legate a una rigida rupe,
Perseo di marmo l’avrebbe creduta se l’aria leggera non avesse
mosso le chiome e le lacrime dagli occhi stilate non fossero,
inconsapevole ne ardeva stupito. Rapito alla vista di
quella bellezza, quasi di battere l’ali si scordava.
Come fu sceso a terra, disse “non meriti codesti ceppi ma quelli che legano amanti tra loro;
dimmi il tuo nome e la patria e perché sei legata”.
Ovidio, Le Metamorfosi – Libro IV
Quando Andromeda morì, la dea Atena la trasformò in stelle, ponendola in cielo proprio accanto al suo amato sposo Perseo.
LA COSTELLAZIONE DI PERSEO
Nel cielo autunnale di novembre incontriamo anche la costellazione di Perseo: la celebre figura si estende tra Andromeda e l’Auriga, e diventa favorevole all’ osservazione proprio nei mesi autunnali e invernali.
Mirphak (α Persei) è la stella più luminosa della costellazione, ed è una supergigante gialla di tipo spettrale F5 Ib, posta a 510 anni luce: l’astro è circumpolare, facilmente osservabile all’emisfero boreale e con la sua magnitudine pari a +1,79 si può scorgere anche dalle aree urbane.
La stella più famosa della costellazione è Algol (la stella del Diavolo in arabo),che rappresenta l’occhio della gorgone Medusa; La sua luminosità apparente varia tra le magnitudini 2,12 e 3,39 in poco meno di tre giorni, e la stella rappresenta il prototipo di una classe di variabili, ovvero le variabili a eclisse.
OGGETTI NON STELLARI NELLA COSTELLAZIONE DI PERSEO
Uno degli eventi astronomici più noti, correlati a Perseo, è il famigerato sciame di meteore, le Persei di, che si manifesta in piena estate (fine luglio/metà agosto) e che ha come radiante proprio la costellazione da cui prende il nome.
In Perseo è presente un ricco numero di stelle doppie e variabili, sistemi spesso risolvibili anche con piccoli telescopi comeζ Persei .
Pur attraversando la costellazione di Perseo da NW a SE , la Via Lattea settentrionale appare poco evidente in questo tratto di cielo, ma ciononostante la costellazione contiene numerosi oggetti del profondo cielo.
Uno dei più noti oggetti deepsky, osservato e fotografato da principianti ed esperti, è certamente l’Ammasso Doppio, un coppia di ammassi aperti molto brillanti, NGC 869 (h); NGC 884 (χ), visibili anche ad occhio nudo, che insieme formano una sorta di “8” rovesciato.
Sono due ammassi molto giovani, distanti 800 anni luce tra loro e 7000 dal sistema solare.
Con un telescopio di 200 mm di apertura lo spettacolo che ne deriva è assicurato, poiché è possibile ammirare molti dettagli, come il contrasto dato dalle stelle di colore azzurro con le supergiganti rosse che costituiscono gli ammassi.
Un altro ammasso interessante in Perseo è l’ammasso di Alfa Persei, noto anche con il nome di Mel 20, un oggetto molto luminoso situato nella parte settentrionale della costellazione, dove spicca la stella Mirphak.
Degno di nota è anche l’ammasso di Perseo o Abell 426,un ammasso di galassie posto a circa 240 milioni di anni luce dalla Terra, la cui componente più brillante è NGC 1275, una radiogalassia che domina il centro dell’ammasso.
Interessante anche la Piccola Nebulosa Manubrio, M76: si tratta di un oggetto poco luminoso e difficile nelle riprese astrofotografiche, ma comunque sono molti gli astrofili che vi si cimentano, producendo ottime immagini.
PERSEO EROE MITOLOGICO
Il personaggio di Perseo è uno dei più celebri della mitologia: egli era il figlio mortale di Giove e Danae, a cui venne affidato l’arduo compito di uccidere il mostro Medusa, una Gorgone avente serpenti al posto dei capelli e il potere di pietrificare all’istante chiunque avesse fatalmente incrociato il suo sguardo.
«Volgiti ‘n dietro e tien lo viso chiuso;/ ché se ‘l Gorgon si mostra e tu ‘l vedessi,/ nulla sarebbe di tornar mai suso»
Dante, Inferno canto I (vv. 55-57).
Medusa viveva su di un’isola situata oltreoceano, insieme alle altre due Gorgoni, Stelo e Eurialo, entrambi mortali a differenza di Medusa.
Perseo giunse nel loro nascondiglio dopo aver ricevuto in sogno una spada da Minerva, con la quale decapitare il mostro e uno scudo riflettente, affinché Medusa non riuscisse a pietrificarlo.
Infine, l’eroe incontrò le tre ninfe del Nord, che gli consegnarono un elmo speciale per essere invisibile e una sacca in cui Perseo avrebbe dovuto riporre la testa della Gorgone.
Attraverso rocce sperdute e impervie, attraverso orride forre,
giunse alla casa della Gorgone, e qua e là per i campi e per le strade
vedeva figure di uomini e di animali
tramutati da esseri veri in statue per aver visto Medusa.
Ovidio, Metamorfosi, IV, 778-781
Alla fine, Perseo uccise Medusa, dal cui sangue nacque Pegaso, il cavallo alato attraverso cui l’aitante eroe riuscì a salvare Andromeda, incontrata proprio nel suo viaggio di ritorno.
Per la sua nobiltà e per il fatto di essere nato da un connubio eccezionale, si racconta, fu collocato tra le stelle.
Igino- PoeticonAstronomicon
Le costellazioni del mese di Ottobre 2024
Nel cielo autunnale di ottobre incontriamo due costellazioni che costituiscono una coppia mitologica, l’unica ad essere collocata sulla volta celeste: si tratta di Cassiopea e Cefeo.
LA COSTELLAZIONE DI CASSIOPEA
Asterismo tipico del cielo boreale, Cassiopea è una figura visibile tutto l’anno e raggiunge la massima altezza proprio nel periodo autunnale.
Poiché è molto vicina al polo nord celeste, Cassiopea rimane visibile per tutta la notte e per questo viene classificata come una costellazione circumpolare.
La sua peculiare forma a W o M, a seconda delle stagioni, la rende facilmente individuabile a Nord, nei pressi della Stella Polare.
Shedir (alfa Cassiopeiae) è l’astro principale della costellazione: si tratta di una gigante arancione di magnitudine apparente +2,25, situata a 229 anni luce dalla Terra.
Il suo nome deriva dall’arabo(صدر, şadr) e significa busto: essa infatti è collocata nel cuore della costellazione che, mitologicamente, rappresenta la regina di Etiopia.
Interessante γ Cassiopeiae, la stella binaria a raggi X più brillante del cielo e l’unica ad essere visibile ad occhio nudo.
SUPERNOVAE IN CASSIOPEA
Nel 1572 nella costellazione di Cassiopea apparve improvvisamente un stella tanto luminosa quanto ci appare il pianeta Venere: essa venne denominata “nova di Tycho Brahe” dal nome dell’astronomo danese che condusse per oltre un anno osservazioni di questo oggetto, ad occhio nudo, riportando dati dettagliati; in conclusione, ciò che aveva osservato era una supernova.
Ma non è l’unico episodio di questo tipo quello che riguarda la costellazione di Cassiopea: nel 1680 è stata osservata una forte radiosorgente situata a 11 mila anni luce da noi, Cassiopea A.
Nel 2004 il telescopio spaziale Chandra ha scoperto anche una sorgente molto compatta di raggi X proprio al centro di Cassiopea A, le cui caratteristiche confermano che si tratta di una stella di neutroni che, con ogni probabilità, rappresenta il resto della Stella esplosa più di 300 anni fa.
OGGETTI NON STELLARI NELLA COSTELLAZIONE DI CASSIOPEA
Nel tratto di Via Lattea boreale in cui è situata Cassiopea vi è un gran numero di nebulose e ammassi: due oggetti molto amati e ripresi dagli astrofili sono certamente la Nebulosa Cuore ( IC1805), distante7500 anni luce, e la nebulosa a emissione e riflessione nota come Fantasma di Cassiopea (Sh2-185).
Seppur meno appariscenti e scenografici delle suddette nebulose, in Cassiopea sono apprezzabili diversi ammassi: nell’immagine possiamo ammirare NGC 654 e NGC 663.
Si tratta di due ammassi aperti: il primo contiene circa 60 stelle e si trova a una distanza di 7800 anni luce dal sistema solare, nel Braccio di Perseo, ed è stato scoperto nel 1787 da William Herschel; sempre all’astronomo tedesco è attribuita la scoperta di NGC 663, l’altro ammasso aperto che contiene un centinaio di stelle ed è distante 7900 anni luce.
Un altro ammasso aperto presente nella costellazione di Cassiopea è M52, o NGC 7654. L’oggetto si trova nella parte occidentale della costellazione, al confine con quella di Cefeo: è un ammasso piuttosto ricco e compatto, uno dei più osservati durante il periodo autunnale. Si può tentare di individuali con un binocolo 10×50, anche se vi si potranno scorgere poche delle sue stelle,mentre con un telescopio da 150mm di apertura sarà possibile scorgere una cinquantina di stelle che diventano 150 con un’apertura di 250 mm.
CASSIOPEA NELLA MITOLOGIA
Nella mitologia greca Cassiopea rappresenta la regina di Etiopia, moglie di Cefeo e madre di Andromeda: vanitosa e presuntuosa come poche, la sovrana era dedita principalmente a vantarsi e a spazzolare i suoi capelli; un giorno però commise un errore che portò all’intreccio di una serie di vicende ampiamente narrate nella mitologia.
Cassiopea si vantava di essere la più bella de reame e sosteneva che, insieme a sua figlia Andromeda, fosse persino più bella delle ninfe marine al seguito di Poseidone, le Nereidi.
Il dio del mare, venuto a conoscenza di tali affermazioni, non mandò giù tale oltraggio, e decise di vendicarsi di Cassiopea, di Cefeo e del regno intero.
Poseidone decise di scatenare la sua ira verso il punto debole dei sovrani, ovvero la loro splendida e giovane figlia, Andromeda.
Il mito è piuttosto celebre e narra della giovane principessa che, per colpa di sua madre, fu rapita e legata su di una rupe infernale, preda del mostro marino Ceto; a salvarla dalle sue grinfie giunse l’eroe Perseo, in sella al cavallo alato Pegaso.
A Cassiopea toccò la sorte di essere collocata sul suo trono celeste ma a testa in giù, nell’atto di specchiarsi o accarezzarsi i capelli e condannata a roteare per sempre attorno al polo celeste.
LA COSTELLAZIONE DI CEFEO
Nella porzione di cielo tra l’Orsa Minore e Cassiopea, incontriamo Cefeo: si tratta di una costellazione circumpolare, composta da stelle non molto luminose che conferiscono a Cefeo la figura di una casetta con il tetto verso il Nord e la base che poggia sulla Via Lattea settentrionale.
La stella principale della costellazione è Alderamin (alfa Cephei), una stella bianca di magnitudine 2,45, che dista solo 49 anni luce.
Cefeo possiede un oggetto molto interessante, Mu Cephei, noto anche come Granatum Sidus ovvero Stella Granata: si tratta di una supergigante rossa multipla di quarta magnitudine, inserita all’astronomo e matematico Giuseppe Piazzi nel suo “Catalogo di Palermo”.
Il nome deriva da un’affermazione di William Herschel riportata nel suo “Philosophical Transaction”, riguardo ad alcune stelle non registrate nel British Catalogue di John Flamsteed.
Herschel, riferendosi a Mu Cephei, disse che «Ha un bellissimo e profondo colore granata, simile a quello della stella periodica Omicron Ceti>>.
L’astro appare di questo colore per via della sua bassa temperatura superficiale, che corrisponde a circa 3000 K.
Osservando da un punto privo di qualsiasi tipo di disturbo, la Stella Granata può anche essere individuata ad occhio nudo poco più a Sud di Alderamin, con il suo caratteristico colore rosso/arancio.
Ma Cefeo ospita anche un’altra stella, di certo più importante per l’astronomia, ovvero Delta Cephei: si tratta di una supergigante gialla posta a 890 anni luce, che rappresenta il prototipo di una classe delle cefeidi, una classe di stelle variabili molto importanti, oltre ad essere una delle cefeidi più vicine al Sole.
Delta Cephei contribuisce significativamente alla misurazione delle distanze cosmiche.
OGGETTI NON STELLARI NELLA COSTELLAZIONE DI CEFEO
Poiché giace sul piano della Via Lattea settentrionale, la costellazione di Cefeo vanta numerosi oggetti del profondo cielo: una di questi è la Nebulosa oscura IC1396, meglio nota come Nebulosa Proboscide d’Elefante; molto appariscente anche la Galassia Fuochi d’Artificio (NGC 6946), una galassia a spirale che vanta un gran numero di supernovae osservate al suo interno.
In Cefeo troviamo anche un’estesa nebulosa a emissione, che si trova a 10.400 anni luce, ed è nominata come Sh2-132: l’oggetto deepsky è visibile nella parte meridionale di Cefeo, e si colloca all’interno del Braccio di Perseo.
Nell’immagine a largo campo possiamo ammirare due oggetti del profondo cielo che formano una “coppia” molto suggestiva e molto amata dagli astrofili: si tratta della nebulosa a riflessione NGC 7129 e dell’ammasso aperto NGC 7142, distanti rispettivamente 3000 e 6000 anni luce.
CEFEO NELLA MITOLOGIA
Come già citato sopra, nella mitologia Cefeo, figlio di Belo, rappresenta il sovrano di Etiopia, marito di Cassiopea e padre di Andromeda, che rischiò di perdere l’amata figlia per colpa della presunzione di sua moglie.
In seguito all’ira e alle minacce di Poseidone, Cefeo si rivolse a un oracolo per chiedergli come salvare la sua famiglia e il suo regno.
Ma egli non si aspettava come risposta quella di dover immolare la sua adorata principessa Andromeda; un padre disperato, che nonostante il suo dolore decise di sacrificare sua figlia. Ma il fato volle che Perseo, passando dalla rupe su cui era legata Andromeda, minacciata dal mostro marino Ceto, la salvasse, portando il lieto fine a questa brutta vicenda.
Per piangere potrete avere tutto il tempo che vorrete;
per portare soccorso, ci sono pochi attimi.
Se io chiedessi la sua mano, io, Perseo, figlio di Giove
e di colei che quand’era imprigionata fu ingravidata da Giove con oro fecondo,
Perseo vincitore della Gorgone dalla chioma di serpi, che oso andarmene
per l’aria del cielo battendo le ali, non sarei forse preferito come genero a chiunque altro?
A così grandi doti, solo che mi assistano gli dèi,
cercherò comunque di aggiungere un merito.
Facciamo un patto: che sia mia se la salvo col mio valore!
(Ovidio, Metamorfosi, IV, 695-703)
Cefeo si è guadagnato un posto sulla volta celeste e brilla insieme alla sua regina e alla sua adorata e unica figlia.
Le costellazioni del mese di Settembre 2024
Settembre: l’estate che sfuma nell’autunno, il giorno che indietreggia a favor della notte e il cielo che palpita di astri, miti e leggende.
Dopo le grandi costellazioni protagoniste dell’estate boreale, il cielo di settembre ci offre una rosa di asterismi interessanti, anche se meno appariscenti: il punto sulle costellazioni di Acquario, Pesce Australe e Delfino.
LA COSTELLAZIONE DELL’ACQUARIO
Posta tra le costellazioni del Capricorno e dei Pesci, quella dell’Acquario è una figura estesa ma poco luminosa: la parte più settentrionale giace sull’equatore celeste, mentre la figura si estende per la maggior parte nell’emisfero australe.
Dai cieli urbani le stelle che compongono la costellazione non risultano visibili, mentre sono apprezzabili dai luoghi bui, dove sarà possibile individuarne la loro disposizione nel cielo, che sembra comporre una sorta di brocca da cui viene rovesciata dell’acqua.
La stella più brillante della costellazione è Sadalsuud (Beta Aquarii – β Aqr), dall’arabo “fortuna delle fortune” : si tratta di una stella gialla avente una magnitudine 2,90 e una distanza di 612 anni luce.
Vi è poi α Aquarii, Sadalmelik“ il fortunato del re”, una stella gialla di magnitudine 2,95, mentre ad Est a di Delta Aquarii c’è un interessante sistema stellare triplo, Ez Aquarii, composto da tre nane rosse.
La costellazione dell’Acquario vanta un gran numero di stelle doppie e anche triple: con l’ausilio di un piccolo telescopio è possibile risolvere β Aquarii , un sistema a tre astri in cui la componente primaria è una gigante arancione di magnitudine 2,91, mentre le altre due componenti sono di decima e undicesima grandezza.
In direzione della stella η Aquarii si trova il radiante dello sciame di meteore originato dalla Cometa di Halley e che prende proprio il nome di Eta Aquaridi, visibile da metà aprile a fine maggio, con un picco di attività generalmente intorno al 6 maggio.
OGGETTI DEL PROFONDO CIELO NELL’ACQUARIO
Uno degli oggetti del profondo cielo più noti che l’Acquario ospita è la Nebulosa Elica, NGC 7293.
Questo magnifico oggetto si trova a 650 anni luce dalla Terra, ed è l’esempio di nebulosa planetaria formatasi alla fine della vita di una stella di tipo solare. L’oggetto, molto amato dagli astrofili, è anche noto con il nome di Occhio di Dio.
L’Acquario ospita anche altri oggetti deepsky come la Nebulosa Saturno e gli ammassi globulari M2 ed M72, oltre all’ammasso aperto M73.
La Nebulosa Saturno, nota anche come NGC 7009 e C55, è una nebulosa planetaria scoperta da William Herschel nel 1782: la stella nel cuore della nebulosa è una nana bianca di magnitudine 11,5, molto brillante.
Tra gli ammassi nell’Acquario va sottolineato che M2 è il primo ammasso globulare ad aver preso posto nel celebre Catalogo Messier.
LA COSTELLAZIONE DELL’ACQUARIO NELLA MITOLOGIA
Il mito dell’Acquario attraversa vari popoli e leggende: rappresentato come un giovane nell’atto di versare dell’acqua da una brocca, questa figura trova riferimenti dai Babilonesi agli Egizi, che lo identificano rispettivamente come il dio dell’acqua e del Nilo.
Alcune varianti del mito greco collegano la figura dell’Acquario a un giovane che versa l’acqua nella bocca di un pesce (Australe), mentre secondo un altro dei miti greci, il più diffuso, l’Acquario rappresenterebbe Ganimede, giovane e bellissimo ragazzo troiano, per il quale Zeus perse la testa: un giorno infatti, mentre Ganimede si trovava a pascolare le pecore del padre, il dio pensò bene di inviare un’aquila a rapire il giovane e portarlo sull’Olimpo, dove divenne il coppiere degli dei.
Che fosse vino o fosse acqua ciò che il giovane è raffigurato a versare non ci è dato sapere, ma di certo gli è valso un posto tra le stelle.
LA COSTELLAZIONE DEL PESCE AUSTRALE
Tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno è possibile scorgere sulla volta celeste la costellazione del Pesce Australe: l’asterismo è individuabile esclusivamente grazie alla sua stella principale, la luminosa Fomalhaut.
Si tratta di una stella bianca di magnitudine 1,16, che rappresenta la diciottesima stella più brillante della volta celeste.
La luminosità di Fomalhaut nel cielo è accentuata dal fatto che l’astro si trovi un una regione povera di stelle.
Il nome della stella alfa del Pesce Australe viene dall’arabo “fom – al – hut” e significa “la bocca del pesce”.
La si può scorgere già in estate, bassa sull’orizzonte in direzione Sud-Est.
La costellazione del Pesce Australe non contiene oggetti del profondo cielo, tuttavia a 25 anni luce da essa è situato uno degli oggetti più interessanti di cui si è parlato negli ultimi tempi.
Il James Webb Telescope, grazie al Mid-Infrared Instrument (Miri), ha rivelato che Fomalhaut è circondata da un disco di detriti, fotografando tre fasce concentriche che si estendono fino a 23 miliardi di chilometri dalla stella.
Link di approfondimento https://www.coelum.com/news/cintura-di-asteroidi-di-fomalhaut
IL PESCE AUSTRALE NELLA MITOLOGIA
Come si accennava nella parte mitologica dedicata alla costellazione dell’Acquario, il Pesce Australe è raffigurato nel tentativo (inusuale) di bere l’acqua che sgorga dalla brocca del suddetto; il mito e la leggenda lo collocano in varie vicende: una su tutte, la più ricorrente, narra di Derceto, sorella di Afrodite, che per la vergogna di aver concepito una bambina con un mortale, in seguito al parto decise di uccidersi lasciandosi annegare nelle acque di un lago nei pressi dell’Eufrate.
Il destino di Derceto fu però cambiato dall’intervento di un grosso pesce che, nuotando nelle acque del lago, si apprestò a salvare la dea che, come gesto di eterna gratitudine, lo trasformò in stelle e lo pose sulla volta celeste.
LA COSTELLAZIONE DEL DELFINO
Una costellazione che transita al meridiano nel cielo di settembre è quella del Delfino: la figura è individuabile10° a Nord-Est della brillante Altair e, nonostante la costellazione sia molto piccola, le stelle che la compongono (circa una ventina) appaiono ravvicinate e ben visibili ad occhio nudo.
Due sono sostanzialmente le stelle più luminose della costellazione: si tratta del sistema binario B Delphini (Rotane), una stella subgigante gialla di magnitudine 3,6, distante 97 anni luce e il sistema binario a Delphini (Sualocin), una stella azzurra di magnitudine 3,77, distante 241 anni luce.
IL CURIOSO CASO DEI NOMI DELLE STELLE DEL DELFINO
Sualocin e Rotanev apparvero per la prima volta nel catalogo stellare del Reale Osservatorio di Palermo nel 1814: in quel periodo il Direttore era padre Giuseppe Piazzi, grande astronomo e matematico, fondatore dell’Osservatorio e fautore della scoperta di Cerere proprio dal cielo di Palermo, il 1 gennaio 1801.
Nel 1800 Piazzi fece l’incontro di Niccolò Cacciatore, astronomo che condusse i suoi studi proprio all’Osservatorio di Palermo, assumendone la direzione nel 1817.
Nella stesura dei cataloghi stellari del 1814, che tra l’altro vinsero il premio dell’Académie des Sciences di Parigi, comparvero i nomi di due stelle, Sualocin e Rotanev, gli astri principali della costellazione del Delfino.
Queste diciture suonarono bizzarre alle orecchie dell’astronomo britannico Thomas Webb che, dopo un’accurata analisi, arrivò a comprendere che i due nomi letti al contrario altro non erano che il nome e cognome latinizzato dell’astronomo siciliano Niccolò Cacciatore: Nicolaus Venator. Sulla base dell’amicizia e della collaborazione che li legava, Giuseppe Piazzi volle dedicare il nome delle due stelle al suo assistente Niccolò Cacciatore.
Un approfondimento sul Reale Osservatorio Astronomico di Palermo a cura di Teresa Molinaro e Walter Leonardi è disponibile qui.
OGGETTI NON STELLARI NEL DELFINO
Fra i pochi oggetti del profondo cielo nel Delfino ci sono gli ammassi globulari NGC7006, NGC 6934 e la nebulosa planetaria NGC 6891.
NGC 6891 è una nebulosa planetaria luminosa e asimmetrica che grazie alle immagini di Hubble è stato possibile studiare “più da vicino”: l’immagine rilasciata nel 2021rivela filamenti e nodi all’interno della nebulosa, che circondano la stella nana bianca; dai loro movimenti, gli astronomi stimano che uno dei gusci abbia 4.800 anni mentre l’alone esterno ne ha circa 28.000, ciò indica una serie di esplosioni dalla stella morente in momenti diversi.
Nel cielo serale di settembre è possibile osservare la stella 18 Delphini (o Musica), una gigante gialla situata appunto nella costellazione del Delfino, la cui peculiarità è quella di avere un pianeta che ruota intorno ad essa.
Si tratta di Arion, un gigante gassoso scoperto nel 2018,che completa un’orbita quasi circolare in circa 993 giorni terrestri, aduna distanza media dalla stella di 2,6 UA.
Il nome è stato scelto dai partecipanti al concorso Name Exo Worlds.
IL DELFINO NELLA MITOLOGIA
Incontrare un delfino in mare aperto era una consuetudine per gli antichi marinai greci e le leggende ci raccontano diverse versioni di cui queste creature sono protagoniste.
Secondo Eratostene il delfino era il messaggero d’amore del dio del mare, Poseidone, che invaghitosi di una delle ninfe marine Nereidi, decise che doveva averla a tutti i costi, nonostante il suo rifiuto.
Un giorno Poseidone inviò un delfino a prelevare la fanciulla dal suo nascondiglio e a portarla nel suo castello sottomarino, dove ne fece la sua sposa.
Pieno di gratitudine il dio del mare pose la figura del delfino tra le stelle.
Un’altra leggenda si ricollega al nome dell’esopianeta Arion che prende il nome dal cantore greco Arione il quale, di ritorno in Grecia dalla Sicilia, dove si era esibito con la sua cetra, fu minacciato da un gruppo di marinai che volevo sottrargli il denaro; preso dalla paura di morire chiese come ultimo desiderio di poter suonare ancora una volta la sua amata cetra, il cui suono armonioso attirò un delfino che lo prese sul groppone e lo trasse in salvo.
Arrivati in Grecia, il dio della musica Apollo collocò il delfino tra le stelle.
Le costellazioni del mese di Agosto 2024
La Grande Orsa si distende quasi ad accucciarsi sulle chiome degli alberi a nord-ovest; Arturo cala a picco sul profilo della collina trascinando tutto l’aquilone di Boote; esattamente a ovest è Vega, alta e solitaria; se Vega è quella, questa sopra il mare è Altair e quella è Deneb che manda un freddo raggio allo zenit.
Palomar, Calvino
Le sere di agosto sono pervase da storie di stelle e miti da scorgere sulla volta celeste, attraversata dalla bellezza della Via Lattea estiva. Proprio in questa regione di cielo possiamo contemplare le costellazioni più interessati dell’estate boreale, tra cui la Lira e il Cigno.
LA COSTELLAZIONE DELLA LIRA
Seppur di piccole dimensioni, la costellazione della Lira è una figura facilmente riconoscibile grazie alla luminosità della sua stella principale, Vega: alfa Lyrae è una stella colorbianco-azzurro multipla, costituita d 5 componenti e situata a una distanza di 25,3 anni luce.
La sua magnitudine apparente di 0,03 la rende la seconda stella più luminosa dell’emisfero settentrionale e la quinta di tutto ilfirmamento.
Circa 14.000 anni fa il Polo Nord celeste si trovava proprio nei pressi della Lira, e Vegain quell’epoca era la Stella Polaree tornerà ad esserlo fra 13.000 anni quando, l’asse di rotazione terrestre, tornerà nuovamente in direzione della Lira.
VEGA NELLA STORIA DELL’ASTROFOTOGRAFIA
Vega è stata la prima stella del cielo notturno ad essere fotografata: l’astro infatti è stato immortalato la notte tra il 16 e il 17 luglio del 1850, dall’astronomo statunitense William Cranch Bond, e da uno dei pionieri del dagherrotipo John Adams Whipple: Vega venne ripresa dall’Harvard College Observatory, in Massachusetts, utilizzando un telescopio rifrattore da 38 cm di apertura.
Più tardi, nel 1872, Henry Draper ne fotografò lo spettro, utilizzando un prisma collegato a un telescopio riflettore da 70 cm.
OGGETTI NON STELLARI NELLA LIRA
La costellazione contiene diverse stelle doppie risolvibili già con l’ausilio di un binocolo, come nel caso di ε Lyrae, la doppiaper eccellenza, distante 162 anni luce dalla Terra.
Entrambe le stelle che compongonoil sistema possono essere separate in due sistemi binari distinti; il sistema binario contiene dunque due stelle binarie che orbitano una sull’altra.
Tra gli oggetti del profondo cielo presenti nella costellazioneestiva di certo il più noto è M 57, ovvero la Nebulosa Anello, molto amata dagli astrofili.Si tratta di una nebulosa planetaria posta a circa2000 anni luce dalla Terra, individuabile a Sud della luminosa Vega.
Il periodo migliore per osservarla è proprio quello che abbraccia l’estate, tramite l’utilizzo di telescopi di apertura considerevole.
Altri oggetti deepsky da menzionare sono l’ammasso globulare M56 e l’ammasso NGC 6791, composto da diverse centinaia di stelle.
Alla costellazione della Lira fa riferimento anche un noto sciame di meteoriti, ovvero le Liridi, visibile nel periodo di aprile e così chiamato per via del radiante situato appunto nei pressi della costellazione.
LA LIRA NELLA MITOLOGIA
Questa costellazione è piena di significato mitologico, che si tramanda attraverso le culture di varie antiche popolazioni.
Una delle leggende più romantiche proviene dall’oriente e narra la storia di due giovani innamorati, Vega e Altair, separati da un fiume di stelle ( la Via Lattea); pare che i due riuscissero a ricongiungersi grazie ad un volo di gazze che solo per un giorno all’anno riusciva a dar vita ad un ponte stellato, consentendo agli innamorati di potersi ritrovare.
Il mito greco invece identifica la Lira come lo strumento musicale del dio Ermes, che ne fece dono a suo fratello Apollo per poi passare nelle mani di Orfeo, eccellente musicista del suo tempo.
Qui la trama si fa più profonda e rappresenta una delle più belle storie d’amore del mito greco.
Dopo l’uccisione della sua sposa, Euridice, Orfeo scese negli Inferi nel tentativo di riprendersi la sua amata.
Arrivato nel regno dei morti iniziò a intonare struggenti melodie attraverso la sua lira, suscitando la commozione di Ade, dio dell’oltretomba, il quale decise di consentire a Orfeo di riprendersi sua moglie, a patto però di camminare davanti ad Euridice senza mai voltarsi indietro.
Orfeo però non riuscì a rispettare il patto e si voltò poco prima di uscire dall’oltretomba, condannando la sua amata (e sé stesso) al buio eterno.
“E ormai non erano lontani dalla superficie della terra,
quando, nel timore che lei non lo seguisse, ansioso di guardarla,
l’innamorato Orfeo si volse: sùbito lei svanì nell’Averno;
cercò, sì, tendendo le braccia, d’afferrarlo ed essere afferrata,
ma null’altro strinse, ahimè, che l’aria sfuggente.
Morendo di nuovo non ebbe per Orfeo parole di rimprovero
(di cosa avrebbe dovuto lamentarsi, se non d’essere amata?);
per l’ultima volta gli disse ‘addio’, un addio che alle sue orecchie
giunse appena, e ripiombò nell’abisso dal quale saliva.”
(Metamorfosi, X libro, vv. 55-63)
Da quel momento Orfeo prese ad errare per il mondo aggrappato al suo dolore e alla sua inseparabile lira, e fino alla fine dei suoi giorni il ricordo di Euridice rimase vivo in lui, tanto da non concedere più il suo cuore a nessun’altra donna. Accadde però che proprio una delle sue contendenti, vedendosi rifiutata da Orfeo, decise di vendicarsi uccidendolo, colpendolo alle spalle a colpi di pietre, mentre suonava ignaro in un bosco.
Orfeo poté finalmente ricongiungersi con la sua amata Euridice.
La leggenda narra che le Muse, impietosite, raccolsero la lira e la adagiarono sulla volta celeste in un eterno scintillío di stelle.
Anche la Lira attraverso il cielo si scorge con i bracci
divaricati tra le stelle, con la quale una volta Orfeo catturava
tutto quello che con la sua musica raggiungesse, e volse il passo
perfino tra le anime dei trapassati e ruppe col canto le leggi d’abisso.
Donde la dignità del cielo e un potere simile a quel dell’origine:
allora alberi e rupi trascinava, ora di astri è guida
e attira dietro sé il cielo infinito dell’orbitante cosmo.
(Manilio, PoeticonAstronomicon, I, 324-330)
LA COSTELLAZIONE DEL CIGNO
Rappresentata come un l’uccello in volo verso il Sud della volta celeste, quella del Cigno è una delle costellazioni più interessanti dell’estate boreale.
È individuabile grazie alla stella alfa Deneb, una supergigante bianca che con la sua magnitudine apparente +1,25 rappresenta la diciannovesima stella più brillante del cielo notturno.
Insieme a Vega ed Altair, Deneb costituisce uno dei vertici del Triangolo estivo.
Nelle sere d’estate possiamo dedicarci dall’osservazione di Albireo (il becco del Cigno) un interessante sistema stellare, noto anche ai semplici appassionati di astronomia: il sistema è composto da due astri di colore diverso, la componente principale è di colore arancio mentre la secondaria è di colore bianco-azzurro. Le due possono essere risolte già con un piccolo telescopio.
Albireo, insieme a Deneb,dà vita all’asterismo della Croce del Nord, il cui asse maggiore è attraversato dalla Via Lattea.
OGGETTI NON STELLARI NELLA COSTELLAZIONE DEL CIGNO
La costellazione ospita un gran numero di stelle variabili, ammassi aperti e nebulose: uno dei più noti oggetti deepsky è la Fenditura del Cigno, un vastissimo complesso di nebulose oscure e polveri interstellari a Sud di Deneb, che taglia in due la Via Lattea e include oggetti come la Nebulosa Nord America (NGC 7000) e la Nebulosa Pellicano, soggetti molto amati dagli astrofili.
Nella parte sudorientale del Cigno è presente la Nebulosa Velo, un antico resto di supernova: la stella che ha originato l’oggetto è esplosa diversi millenni fa e ora ciòne che resta sono dei sottili filamenti ancora in espansione.
La parte più orientale del complesso nebulare della Velo è nota come Nebulosa Velo Est o NGC 6992/6995 mentre la parte più occidentale, NGC 6960, è nota appunto come Nebulosa Velo Ovest.
IL CIGNO NELLA MITOLOGIA
Osservando la costellazione del Cigno vengono in mente le innumerevoli storie legate alla mitologia, molte di queste identificano la figura del Cigno con quella di Zeus.
Tra le tante, prevale la vicenda della trasformazione di Zeus in un bellissimo e innocente cigno con lo scopo di sedurre Leda, nipote di Ares e regina di Sparta: mentre Leda passeggiava sulle rive del fiume Eurota, Zeus la possedette sotto le sembianze di un cigno.
Dall’uovo concepito (o forse erano due) vennero alla luce quattro bambini, ma poiché quella stessa notte la regina di Sparta giacque con suo marito, il re Tindaro, non fu certa la reale paternità dei bambini, anche se le uova da cui nacquero Elena di Troia e Polluce, vennero attribuite a Zeus.
Il Cigno brilla dunque tra le stelle come omaggio ad una delle tante metamorfosi di Zeus.
Le costellazioni del mese di luglio 2024
Nel cielo di luglio ci troviamo tra le costellazioni tipiche dell’estate: lo Scorpione, protagonista assoluto, incanta la volta celeste con la sua stella rosso-arancio Antares, e poi l’Ofiuco e ancora l’Aquila con la sua luminosa Altair.
Scopriamo dunque stelle e miti delle figure dominanti del cielo estivo!
COSTELLAZIONE DELLO SCORPIONE
Costellazione tipica del cielo australe, lo Scorpione è facilmente osservabile durante l’estate boreale, grazie alla sua tipica sagoma e alla stella Antares (Alfa Scorpii), che è l’emblema della costellazione: anti-Ares, “rivale di Marte” per via del suo colore inconfondibile, essa è una supergigante rossa di magnitudine apparente 1,06, situata a 600 anni luce dal sistema solare.
Con un raggio di circa 850 volte quello del Sole, Antares è classificata come una delle stelle più grandi conosciute.
Tra le altre stelle che compongono la costellazione dello Scorpione merita una certa considerazione anche Shaula (Lambda Scorpii), una stella azzurra di magnitudine 1,62: si tratta dell’astro più luminoso del gruppo di stelle che insieme a U Scorpii compone la coda e quindi il pungiglione dello scorpione stesso.
OGGETTI NON STELLARI NELLO SCORPIONE: ANTARES E LA NUBE DI RHO OPHIUCHI
La costellazione ospita un gran numero di stelle variabili oltre che diversi interessanti oggetti del cielo profondo.
Insieme alle stelle di colore azzurro β Scorpii, δ Scorpiie π Scorpii, Antares è una componente dell’asterismo del Grande Uncino ma non solo: la stella principale dello Scorpione è pervasa dalla nube molecolare gigante nota come Nube di Rho Ophiuchi, che prende il nome da ρ Ophiuchi, stella situata nella costellazione dell’Ofiuco e che domina la regione composta da idrogeno ionizzato luminoso e polveri oscure; Rho Ophiuchi è forse uno dei soggetti del profondo cielo più fotografati e ammirati, che può essere individuato con le apposite strumentazioni nella regione di stelle che compongono la testa dello Scorpione.
Parte dei gas della nube viene illuminata proprio da Antares, che le conferisce la tipica colorazione rosso-arancio.
Proseguendo tra gli oggetti del profondo cielo troviamo anche diversi ammassi globulari come M 4, poco concentrato ma molto luminoso e distinguibile già con un buon binocolo, ad Ovest di Antares.
Vi è poi l’ammasso aperto M 7 o Ammasso di Tolomeo che, se osservato da un luogo appropriato, risulta essere ben visibile anche ad occhio nudo, mentre sarà risolvibile in dettagli maggiori con l’ausilio di un binocolo.
Altri oggetti interessanti per gli astrofili sono la Nebulosa Zampa di Gatto, NGC 6334, appartenente al Braccio del Sagittario della Via Lattea e la Nebulosa Guerra e Pace, NGC 6357, che si trova nella parte meridionale della costellazione dello Scorpione, a declinazioni australi.
LO SCORPIONE NELLA MITOLOGIA
Come ogni oggetto celeste anche la figura dello Scorpione trova posto tra i miti e le leggende: esso è strettamente legato ad Orione, in diverse storie che li vedono protagonisti.
Secondo una delle vicende più note pare che lo Scorpione avesse punto fatalmente il cacciatore Orione dopo che quest’ultimo si era vantato con Artemide di essere in grado di poter uccidere qualsiasi animale gli fosse capitato a tiro; questa sua spavalderia non fu gradita a Gea, la madre Terra, che scagliò contro Orione il velenoso scorpione, uccidendolo.
Zeus, vedendo a terra Orione con accanto lo scorpione, decise di trasformarli entrambi in stelle e di porli sulla volta celeste, destinati a non incontrarsi mai perché quando lo Scorpione sorge Orione tramonta, in un ciclico scorrere del tempo e delle stagioni.
LA COSTELLAZIONE DI OFIUCO
In una regione di cielo molto ricca di oggetti interessanti, a Nord-Ovest del centro della Via Lattea, è posta la costellazione dell’Ofiuco, una figura che interseca la fascia dello Zodiaco: essa si trova a cavallo dell’equatore celeste e la usa posizione lo rende osservabile da quasi tutte le aree del pianeta, tranne le regioni polari.
Le stelle più luminose dell’Ofiuco sono alfa Ophiuchi, nota anche come Ras Alhague, che rappresenta la testa dell’uomo che “tiene il serpente” e poi la stella η Ophiuchi, nota con il nome di Sabik, che si trova nella parte meridionale dell’asterismo.
Alfa Ophiuchi è una stella di magnitudine 2,08: si tratta di una delle stelle più brillanti vicine a noi, posta a 47 anni luce, mentre η Ophiuchi è una stella bianca di magnitudine 2, 43 posta a 84 anni luce.
OGGETTI NON STELLARI NELLA COSTELLAZIONE DELL’OFIUCO
La costellazione contiene di verse stelle variabili oltre ad ammassi e nebulose: con un binocolo è già possibile individuare ad esempio il brillante ammasso globulare M5, ma vi sono anche gli ammassi M9, M10, M12, che si prestano all’osservazione e alle riprese con telescopi di discreta apertura.
In direzione del centro galattico, al confine con il Sagittario, troviamo la Nebulosa Pipa, una nebulosa oscura che appare legata a Nord con un altro sistema di nubi oscure.
OFIUCO NELLA MITOLOGIA
L’Ofiuco è rappresentato come un uomo che tiene con le mani con un enorme serpente, attorcigliato a sua volta intorno alla vita e che trova collocazione nella costellazione del Serpente.
Tra i miti che aleggiano intorno alla costellazione dell’Ofiuco di certo il più noto è il mito greco che si rifà al dio greco della medicina Asclepio, figlio di Apollo e Coronide, anche se sull’identità della madre non vi è certezza.
Secondo la leggenda Coronide, con in grembo il figlio di Apollo, tradì quest’ultimo con un mortale: a rendere il dio a conoscenza del misfatto ci pensò un corvo che, anziché ricevere da Apollo la giusta gratitudine per averlo informato dei fatti, venne trasformato da candido uccello qual era in un corvo nero.
Apollo dunque, accecato dall’ira, scagliò la sua freccia mortale contro Coronide, portando a compimento il suo folle gesto con un’azione ancor più malvagia: egli infatti strappò dal grembo materno il bambino, consegnandolo al centauro Chirone, che lo allevò come figlio suo e lo indottrinò alla conoscenza e all’applicazione delle tecniche di guarigione.
Asclepio acquisì tutto il sapere possibile, divenendo abile nel salvare le vite umane e anche nel resuscitare i morti: ciò però mosse la preoccupazione di Ade, il dio dell’oltretomba, che si rivolse a Zeus il quale punì Asclepio, fulminandolo.
Nonostante tutto, Apollo non fu in grado di mandare giù un simile oltraggio, era pur sempre suo figlio e, anche al fine di placare le ire di Zeus, rese Asclepio immortale, trasformandolo in una costellazione e collocandolo sulla volta celeste per l’eternità.
Nel tempo il simbolo dei medici chirurghi è diventato proprio dal bastone di Asclepio, un semplice bastone con avvolto un serpente, logo che ritroviamo anche nella bandiera dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
LA COSTELLAZIONE DELL’AQUILA
Alla corte celeste dei mesi estivi spicca l’astro luminoso Altair, stella principale dell’Aquila, una costellazione tipica dell’estate boreale che si trova a cavallo dell’equatore celeste e che viene attraversata dalla Via Lattea.
Altair è una stella bianca con magnitudine apparente di 0,77 e ciò la classifica come dodicesima stella più brillante del cielo, posta a una distanza di soli 17 anni luce da noi.
Insieme a Vega della Lira e Deneb del Cigno, Altair costituisce uno dei vertici del Triangolo estivo, un brillante asterismo da ammirare nel mese di luglio e per tutta l’estate.
OGGETTI NON STELLARI NELL’AQUILA
La costellazione dell’Aquila non contiene oggetti del catalogo Messier, ma ospita al suo interno due ammassi aperti come NGC6709 e NGC 6755, l’ammasso globulare NGC 6760, la nebulosa Phantom Streak, la Galassia a spirale NGC6814.
Ma c’è un oggetto poco noto, che possiamo ammirare in un’immagine davvero rara, realizzata da Cristina Cellini, che rappresenta una nebulosa planetaria denominata SH2-78 o nota anche come CTSS3.
Ricordiamo anche che nell’Aquila è presente la Nebulosa oscura E, composta da due sistemi nebulosi separati tra loro e visibili con un telescopio anche amatoriale: B142 e B143.
L’AQUILA NELLA MITOLOGIA
Rappresentata come l’uccello mitologico caro a Zeus, nella mitologia greca e romana l’Aquila è protagonista di molte leggende.
Una delle storie più diffuse narra che il rapace fosse utilizzato da Zeus per riportare indietro i fulmini una volta scagliati contro chi osasse disobbedirgli.
In un’altra vicenda scopriamo che Zeus si trasformò in un’aquila, ricorrendo alle sue consuete metamorfosi in animali e uccelli di ogni genere e questa volta lo fece per rapire Ganimede e portarlo nell’Olimpo affinchè svolgesse il ruolo di coppiere degli dei; secondo un’altra conturbante storia, l’inguaribile seduttore Zeus s’incapricciò della bellissima dea Nemesi e per riuscire a possederla messe a punto un piano con l’aiuto di Afrodite, la quale venne trasformata lei stessa in un’aquila per simulare una caccia al bellissimo cigno in cui si era a sua volta trasformato il padre degli dei.
Zeus finse di essere braccato dal rapace e cercò rifugio tra le braccia della dolce e ingenua Nemesi, riuscendo nell’intento di sedurla con l’inganno.
A memoria del buon esito del folle piano, Zeus pose il Cigno e l’Aquila a brillare tra le stelle in eterno.
Le costellazioni del mese di giugno 2024
Quando c’è una bella notte stellata, il signor Palomar dice: – Devo andare a guardare le stelle -. Dice proprio: – Devo, – perchè odia gli sprechi e pensa che non sia giusto sprecare tutta quella quantità di stelle che gli viene messa a disposizione.
Palomar, I.Calvino
Nel mese che conduce all’estate incontriamo sulla volta celeste le costellazioni di Ercole e la costellazione del Drago.
LA COSTELLAZIONE DI ERCOLE
Posta tra il Boote e la Lira, fra le costellazioni del mese troviamo quella di Ercole che è una costellazione tipica dell’estate boreale, che culmina a mezzanotte verso metà giugno; per via della sua ampia estensione (1225 gradi quadrati) è classificata come la quinta più grande del firmamento.
Nonostante le sue vaste dimensioni, Ercole non vanta stelle particolarmente brillanti: la più luminosa è Beta Herculis, nota anche come Kornephoros, stella di magnitudine 2,78; vi è poi Zeta Herculis, conosciuta anche come Ruticulus, una stella gialla di magnitudine 2.81 distante 35 anni luce da noi.
OGGETTI NON STELLARI IN ERCOLE
La costellazione contiene in compenso un gran numero di stelle doppie e stelle variabili, alcune osservabili già con piccoli strumenti e telescopi, come Alpha Herculis, detta anche Ras Algethi: si tratta di una stella doppia situata nella parte meridionale della costellazione di Ercole, la cui componente principale è una gigante rossa variabile di magnitudine 3.51.
Ercole giace lontano dalla porzione di cielo attraversata dalla Via Lattea, in una regione priva di galassie luminose; tuttavia l’asterismo ospita uno dei più conosciuti ammassi globulari: M13 o Ammasso Globulare di Ercole.
Si tratta dell’ammasso più luminoso dell’emisfero boreale, visibile già ad occhio nudo da luoghi bui, e in maniera ancor più nitida e ben dettagliata se si osserva il cielo attraverso un binocolo o telescopio.
Con la sua magnitudine apparente pari a 5,8 l’ammasso contiene migliaia di stelle ed è uno degli oggetti più fotografati da dilettanti e professionisti.
L’Ammasso Globulare di Ercole rimane altresì famoso per il “messaggio Arecibo”: un messaggio radio trasmesso nello spazio dal radiotelescopio di Arecibo, a Porto Rico, (purtroppo ormai smantellato dopo gravi danneggiamenti ambientali) il 16 novembre 1974 e indirizzato verso M13, a 25 000 anni luce di distanza.
Nella costellazione è presente anche l’ammasso globulare M 92, uno degliammassi più settentrionali della volta celeste, che risulta essere meno facile da individuare rispetto ad M13, ma non impossibile: si può tentare l’osservazione con un binocolo 10×50, attraverso il quale l’ammasso appare come una macchia biancastra diffusamentre, con un telescopio da almeno 200mm di apertura, sarà possibile risolverlo in stelle.
Nella costellazione di Ercole è situata una delle nebulose planetarie più grandi della nostra Via Lattea, Abell 39, che possiede un diametro di ben 5 anni luce e la cui forma, circolare e trasparente, ricorda una bolla di sapone.
IL MITO DI ERCOLE fra le costellazioni del mese
Quella di Ercole è certamente una delle figure più note della mitologia: la sua fama è legata alle 12 fatiche che l’eroe dovette affrontare e chi gli valsero la sua eterna gloria, di seguito citate:
Uccidere l’invulnerabile leone di Nemea e portare la sua pelle come trofeo;
Uccidere l’immortale idra di Lerna;
Catturare la cerva di Cerinea;
Catturare il cinghiale di Erimanto;
Ripulire in un giorno le stalle di Augia;
Disperdere gli uccelli del lago Stinfalo;
Catturare il toro di Creta;
Rubare le cavalle di Diomede;
Impossessarsi della cintura di Ippolita, regina delle Amazzoni;
Rubare i buoi di Gerione;
Rubare i pomi d’oro del giardino delle Esperidi;
Portare vivo Cerbero, il cane a tre teste guardiano degli Inferi, a Micene.
In origine i greci associavano alla figura di Ercole quella dell’Inginocchiato senza però attribuirgli un significato specifico; solo successivamente, in seguito alle 12 fatiche attribuite all’eroe, la figura venne ribattezzata con il nome che oggi conosciamo, e l’atto di inginocchiarsi è da ricondurre al riposo di Ercole dopo le sue gesta.
Ercole era venerato come simbolo di forza e abilità, ma anche come eroe generoso, che per il suo altruismo divenne esempio anche di grandezza morale oltre che fisica e proprio per queste sue virtù gli fu donato un posto sulla volta celeste.
Grazie alla mano di Ercole,
regna la Pace fra l’Aurora e il Vespero,
e nel luogo in cui il sole a mezzogiorno
nega le ombre ai corpi;
tutta la terra bagnata dal lungo circuito di Teti
è stata sottomessa dalla fatica di Alcide.
(Seneca, La follia di Ercole, 883-888)
Ma ad Ercole è legato anche un altro affascinante mito dove la protagonista è la nostra galassia, la Via Lattea: Ercole era figlio di Zeus e di Alcmena, una fanciulla, ennesima vittima degli inganni del padre degli dei: narra la mitologia che Zeus si trasformò nel marito della giovane per poterla possedere e proprio da questa unione nacque l’eroe mitologico, che però fu abbandonato dalla sua mamma.
Zeus teneva molto a quel figlio, per metà dio, e fece in modo che sua moglie Era lo trovasse e lo allattasse: accadde che Ercole fu preso in braccio da Era nel tentativo di attaccarlo al suo seno, ma il piccolo si mosse bruscamente (o fu Era stessa ad allontanarlo, secondo altre versioni) e lo schizzo di latte arrivò fino in cielo creando così il fiume di stelle che scorre sulla volta celeste e che dà vita alla Via Lattea.
LA COSTELLAZIONE DEL DRAGO fra le costellazioni del mese
Proseguendo il nostro percorso attraverso i sentieri celesti dell’estate, ci imbattiamo nella costellazione del Drago: si tratta di una figura situata tra l’Orsa Maggiore, l’Orsa Minore e Cefeo e risulta essere una delle più estese della volta celeste.
La parte immediatamente visibile della costellazione è il quadrato dato dalle stelle che ne formano la testa, le cui due più brillanti sono Eltanin e Rastaban, rispettivamente Gamma Draconis e β Draconis; quest’ultima deriva dall’arabo (Al Rās al Thuʽbān) e significa “la testa del serpente”.
OGGETTI NON STELLARI NELLA COSTELLAZIONE DEL DRAGO
Il Drago non spicca certo per grande luminosità, ma in compenso vanta un buon numero di stelle doppie come ν Draconis e ο Draconis, risolvibili già con un discreto telescopio.
Per quanto riguarda gli oggetti del profondo cielo c’è da dire che il Drago offre numerosi e interessanti spunti di osservazione, poiché ospita nebulose e galassie dalle caratteristiche decisamente scenografiche.
Partiamo dalla nebulosa planetaria NGC 6543, comunemente nota come Nebulosa Occhio di Gatto: questo oggetto, posto a 4.000 anni luce da noi, risultaessere davvero molto ambito tra gli astrofili. Si tratta di una nebulosa scoperta da William Herschel nel 1786 che è diventata oggetto di interesse e di studio dettagliato grazie al Telescopio Spaziale Hubble, il quale ha rivelato informazioni di grande rilevanza riguardo la sua struttura.
Un altro degli oggetti del profondo cielo, ospite nella costellazione del Drago, è la Galassia Fuso, NGC 5866, una galassia lenticolare vista di taglio, con un diametro di 60.000 anni luce, posta a una distanza di 40 milioni di anni luce.
Le immagini rilasciate dal Telescopio Spaziale HUBBLE rivelano una striscia di polveri che divide la galassia in due metà, e un sottile rigonfiamento rossastro che circonda un nucleo luminoso, un disco blu di stelle che corre parallelo alla fascia di polvere, oltre ad un alone esterno trasparente.
Infine va citata la Galassia Girino, UGC 10214, una spettacolare galassia a spirale barrata, che si trova a 400 milioni di anni luce dalla Terra.
Il suo tratto distintivo è una coda di stelle lunga circa 280.000 anni luce,arricchita da luminosi ammassi stellari blu, la cui forma distorta derivadallo scontro con una piccola ecompatta galassia blu: durante l’impatto le forze di marea galattiche hanno espulso una grande quantità di gas,stelle e detriti, generando la coda.Dopo aver causato questo imponente (e suggestivo) incidente, pare che la piccola galassia compatta (e colpevole) si stia allontanando dal luogo dell’impatto.
ILDRAGO NELLA MITOLOGIA
Il Drago trova riferimenti sia negli antichi popoli Sumeri e Babilonesi che nella mitologia greca, dove veniva configurato con Ladone, il guardiano delle mele d’oro.
Tutto ebbe inizio con il matrimonio di Giove e Giunone, i quali ricevettero come regalo di nozze dalla dea Gea (la Terra) un albero speciale, in grado di produrre mele d’oro.
Giunone lo fece piantare in giardino, ma l’albero era così prezioso che serviva qualcuno che lo sorvegliasse: così Giunone incaricò un terribile mostro, Ladone, con sembianze metà di donna e metà di serpente.
E qui entra in scena Ercole che venne convocato dal re di Micene, Euriseo, il quale gli affidò il compito di uccidere il mostro e trafugare l’albero dal giardino di Giunone; l’eroe prese alla lettera l’incarico e, giunto nel giardino e individuato il temibile mostro, scagliò una delle sue fatali frecce contro Ladone, che stramazzò a terra esanime.
Il Drago venne posto in cielo in ricordo di quell’impresa e fu sistemato attorno all’albero dai frutti d’oro, rappresentato dall’asse terrestre.
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