La prima osservazione delle cosiddette blue stragglers, come pure la scelta del loro nome, risale agli anni intorno al 1950. Osservando vecchi ammassi stellari ci si imbatteva in stelle che mostravano un aspetto decisamente più giovane delle altre, quasi avessero trovato la fontana della giovinezza. Nel corso degli anni sono state proposte alcune spiegazioni per giustificare questa stranezza e tutte quante chiamano in causa come elemento chiave di partenza una coppia di stelle in orbita reciproca.
In genere, gli scenari proposti suggeriscono che una delle due stelle finisca con l’essere inglobata dall’altra – una gigante rossa – che, grazie all’apporto di nuovo materiale, riaccenderebbe le reazioni nucleari tipiche di una stella giovane. Le difficoltà maggiori, però, stanno proprio nel giustificare questi scontri stellari, talvolta spiegati chiamando in causa il caos gravitazionale oppure l’azione di una stella esterna che, transitando in prossimità del sistema binario, ne sconvolgerebbe drammaticamente le orbite.
Proprio per cercare una risposta ai dubbi riguardanti le blue stragglers, Robert Mathieu e Aaron Geller, entrambi dell’Università del Wisconsin, hanno compiuto uno studio sul vecchio ammasso stellare NGC 188, un gruppo di stelle la cui età è stimata in circa 7 miliardi di anni posto a circa 5700 anni luce di distanza e osservabile nei pressi della stella Polare. I risultati ottenuti dai due astronomi, frutto di una decina d’anni di accurate osservazioni, sono stati pubblicati alla Vigilia di Natale su Nature.
Mathieu e Geller hanno scoperto che delle 21 blue stragglers individuate in NGC 188 ben 16, dunque il 76 per cento, appartengono tuttora a un sistema binario, una frequenza che è tre volte quella che solitamente si trova tra le normali stelle di tipo solare appartenenti alla sequenza principale. Studiando le dinamiche di questi sistemi, inoltre, i due ricercatori hanno notato sia una rotazione decisamente più elevata di quella tipicamente osservata nelle stelle con uguale temperatura superficiale, sia la particolarità delle orbite, quasi tutte con periodo di circa 1000 giorni e con una ben precisa distribuzione periodo-eccentricità.
Secondo i due astronomi tutte queste particolarità indicano che le blue stragglers provengono tutte da sistemi multipli giunti all’attuale situazione attraverso differenti meccanismi in grado anche di operare simultaneamente. In altre parole, i meccanismi dinamici invocati finora sono tutti ugualmente possibili dato che un ammasso stellare è un sistema dinamicamente molto vivace. “La presenza di un sistema binario composto da due blue stragglers – sottolinea Geller – è emblematica del complesso giro di danze e scambi di partner che hanno caratterizzato un ambiente così dinamicamente attivo come NGC 188.”
Insomma, guai a dire che la vita in un ammasso stellare scorre monotona e che le sue stelle vivono un’esistenza solitaria e senza emozioni.