Un'impressione artistica di WASP-76b, il pianeta dove nel lato caldo il ferro arriva a vaporizzare e in quello freddo si condensa in goccioline "piovendo". Sulla sinistra vediamo quello che succederebbe sul terminatore, dove dal lato sempre illuminato si passa a quello sempre in ombra e l'artista immagina il ferro fuso piovere e accumularsi in altipiani che fondono e evaporano incontrando la luce... Crediti: ESO/M. Kornmesser

«Si potrebbe dire che su questo pianeta piove tutte le sere, peccato che piova ferro», spiega David Ehrenreich, professore all’Università di Ginevra in Svizzera. Ha condotto uno studio, pubblicato oggi dalla rivista Nature, di questo esopianeta esotico. Conosciuto come WASP-76b, si trova a circa 640 anni luce di distanza nella costellazione dei Pesci.

Questo strano fenomeno si verifica perché il pianeta della “pioggia di ferro” mostra sempre e solo una faccia, il lato diurno, alla sua stella madre, mente il lato notturno più freddo rimane nell’oscurità perpetua. Come la Luna sulla sua orbita intorno alla Terra, WASP-76b è in rotazione sincrona: impiega tanto tempo a ruotare attorno al proprio asse quanto a girare attorno alla stella.

Nella zona diurna riceve migliaia di volte più radiazioni dalla sua stella madre rispetto alla Terra dal Sole. Fa così caldo che le molecole si separano in atomi e metalli come il ferro evaporano nell’atmosfera. L’estrema differenza di temperatura tra il lato diurno e quello notturno provoca venti vigorosi che portano il vapore di ferro dal lato-giorno ultra-caldo al lato-notte più freddo, dove le temperature diminuiscono a circa 1500 gradi Celsius.

Potrebbe essere la copertina di un libro di fantascienza questa interpretazione del fumettista svizzero Frederik Peeters. Crediti: Frederik Peeters (https://frederikpeeters.tumblr.com/)

WASP-76b non solo ha temperature diurne e notturne diverse, ma secondo il nuovo studio ha anche una chimica diurna e notturna distinta. Usando il nuovo strumento ESPRESSO sul VLT dell’ESO nel deserto cileno di Atacama, gli astronomi hanno identificato per la prima volta le variazioni chimiche su un pianeta gigante gassoso ultra-caldo. Hanno rilevato una forte evidenza di vapore di ferro al confine serale che separa il lato-giorno del pianeta dal lato-notte. «Sorprendentemente, tuttavia, non vediamo il vapore di ferro al mattino», afferma Ehrenreich. La ragione, dice, è che «sta piovendo ferro sul lato notturno di questo esopianeta estremo».

«Le osservazioni mostrano che il vapore di ferro è abbondante nell’atmosfera del lato caldo del WASP-76b», aggiunge María Rosa Zapatero Osorio, astrofisica del Center for Astrobiology di Madrid, in Spagna, e presidente del team scientifico ESPRESSO. «Una frazione di questo ferro viene iniettata nel lato notte a causa della rotazione del pianeta e dei venti atmosferici. Lì, il ferro incontra ambienti molto più freddi, condensa e piove».

Questo risultato è stato ottenuto dalle prime osservazioni scientifiche fatte con ESPRESSO, nel settembre 2018, dal consorzio scientifico che ha costruito lo strumento: un’equipe proveniente da Portogallo, Italia, Svizzera, Spagna ed ESO.

ESPRESSO – lo spettrografo Echelle per esopianeti rocciosi e osservazioni spettroscopiche stabili (Echelle SPectrograph for Rocky Exoplanets and Stable Spectroscopic Observations) – è stato originariamente progettato per cercare pianeti simili alla Terra intorno a stelle simili al Sole. Tuttavia, ha dimostrato di essere molto più versatile. «Ben presto ci siamo resi conto che il notevole potere di raccolta del VLT e l’estrema stabilità di ESPRESSO ne hanno fatto una macchina privilegiata per lo studio delle atmosfere di esopianeti», afferma Pedro Figueira, scienziato responsabile dello strumento ESPRESSO all’ESO in Cile.

«Quello che abbiamo ora è un modo completamente nuovo di tracciare il clima degli esopianeti più estremi», conclude Ehrenreich.

Note

  • Una versione precedente di questo comunicato stampa aveva erroneamente indicato la distanza di WASP-76b in 390 anni luce, basata su uno studio del 2016. Dati più recenti indicato che l’esopianeta si trova invece a 640 anni luce da noi.

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